Dieta e danza: tra salute e malattia
"Lo sport fa bene"… quasi sempre!
I benefici della pratica motoria sono ormai dimostrati e consolidati, a tutte le età, e per entrambi i sessi. Muoversi con ragionevolezza favorisce la salute fisica e mentale; ma, anche con le migliori intenzioni, c'è un limite da non valicare.
Un eccesso di esercizio fisico e/o un approccio ossessivo possono ribaltare le circostanze e portare a complicazioni anche gravi.
Banalmente, pensiamo all'incidenza degli infortuni ortopedici che, in modo quasi proporzionale, aumenta all'aumentare dell'impegno sportivo. La distorsione del calciatore, il gomito del tennista, le tendinopatie della spalla nel nuotatore, la fascite plantare del corridore, le protrusioni discali dei sollevatori di pesi, il trauma cerebrale da accelerazione del pugile, i disagi al ginocchio dei ciclisti, la contrattura del saltatore ecc. sono solo alcuni esempi di come lo sport può peggiorare lo stato di salute anziché migliorarlo.
In alcuni casi, peraltro, l'attività sportiva può arrecare danno anche alla psiche. Nella danza classica, così come in tutti gli sport e le attività fitness nei quali si richiede una bassa percentuale di grasso corporeo (ginnastica artistica e ritmica, bodybuilding ecc.), l'incidenza dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) è incredibilmente più alta del normale.
Questo disagio, che, come abbiamo detto, ha radici puramente psicologiche, sfocia poi in una lunga serie di complicazioni fisiche.
In questo breve articolo parleremo della corretta alimentazione nell'ambito della danza classica, della dieta restrittiva che l'attività impone e, infine, cercheremo di fare maggiore chiarezza su un argomento che, per moltissimi anni, è stato caratterizzato da una spessa coltre di omertà. Stiamo parlando del legame tra la pratica di danza classica e l'insorgenza dei disturbi alimentari.
Perché chi danza è sempre a dieta?
La dieta dei ballerini è un argomento molto spinoso. Questo perché bisogna prestare molta attenzione a ciò che si riporta, per non cadere nel banale, per esporre nozioni corrette e per non allarmare inutilmente i lettori.
Non ci sono aspetti particolari che possono differenziare la dieta di chi danza da quella di qualsiasi altro sportivo; valgono tutti i principi essenziali che interessano l'apporto nutrizionale complessivo e la ripartizione dei pasti a ridosso dell'allenamento.
Proteine a 1,6 g per chilogrammo di peso corporeo o poco più, grassi non inferiori a 0,5-0,8 g/kg circa e carboidrati per il resto delle calorie necessarie. Questa è la ripartizione dei macronutrienti che la maggior parte dei ballerini potrebbe tenere rimanendo prestante e in forma. Per minerali e vitamine, potrebbe essere necessario integrare, soprattutto in condizioni di dieta restrittiva e grossi carichi di allenamento.
Ad ogni modo, la dieta dello sportivo è "pulita" per definizione, anche se recenti approfondimenti dimostrano che un "minimo di sgarro" sarebbe tutto sommato benefico. Circa il 20% di ciò che mangia un atleta potrebbe anche essere costituito da cibi "confortevoli".
La quantità di calorie, invece, dipende fortemente dalle necessità correnti. Se il soggetto deve perdere peso seguirà una dieta leggermente ipocalorica (-10% circa), se deve mantenere il peso una dieta normocalorica e se, invece, deve guadagnare muscolatura, una dieta blandamente ipercalorica (+100-500 kcal, a seconda del caso).
Tuttavia, poiché la danza si basa sul miglior rapporto peso-potenza, indispensabile per una maggior resistenza ed efficacia dei movimenti, il ballerino è costretto a tendere sotto stretto controllo il proprio peso corporeo.
Diversamente da molti altri sport, nei quali ciò che conta è il rapporto tra massa magra e grassa, nella danza il parametro più importante è la massa totale – anche se, recentemente, alcuni ballerini professionisti stanno dimostrando che buone masse muscolari sono comune utili.
In queste circostanze, l'atleta non può permettersi, mai, di guadagnare peso, perché questo pregiudica direttamente la performance. Ecco la ragione per la quale i danzatori classici sono costantemente a dieta controllata, forse con qualche eccezione riguardante i soggetti geneticamente molto fortunati.
Ma i problemi non finiscono qui. Sappiamo che la percentuale di grasso "ottimale" è quella più bassa, e che la maggior parte di questi atleti mira ad una body-fat del 5% (uomini) o dell'8% (donne).
Purtroppo, però, non tutti gli organismi tollerano livelli simili di adiposità e, alcuni, possono reagire alterando l'asse ormonale steroideo, con un aumento del cortisolo, una diminuzione del testosterone negli uomini e provocando amenorrea nelle donne.
Nono solo. Riducendo il peso al di sotto del proprio set-poit, l'organismo reagisce "malamente", diminuendo la secrezione di ormoni tiroidei e il consumo calorico basale. Questo significa che, se il taglio calorico iniziale era tale da consentire di dimagrire, dopo esso sarà appena sufficiente per mantenere il peso.
È quindi logico che, fuori dal palco scenico, la vita del danzatore non sia tutta "rose e fiori"; al contrario, molti ex sportivi la ricordano non troppo serenamente.
Ma cosa succede quando una vita di privazioni non è più sufficiente? Quando la psiche non regge più? Quando si ha bisogno di una pausa ma non è possibile averla? Scopriamolo.
Danza classica e DCA: cosa dice la scienza
Non è certo una novità che, nell'ambiente della danza classica, si osservi un aumento vertiginoso dei disturbi del comportamento alimentare. Più alto è il livello atletico, più forte diventa questa correlazione.
Certe attitudini e comportamenti disfunzionali sono talmente diffusi e radicati da essere quasi "accettati come normalità". Ma tutto dipende, com'è deducibile, dall'impostazione degli insegnanti. La "vecchia scuola" è, di solito, un fattore di rischio aggiuntivo per questo problema, così come le alte aspettative nei confronti delle/dei giovani ballerine/ballerini.
Anche l'età adolescenziale è considerata un fattore di rischio. Purtroppo, essendo il momento più "proficuo" per costruire le basi di un buon danzatore, è inevitabile che i giovani sportivi si sottopongano a un rischio maggiore di DCA.
Sia chiaro: non è l'attività in sé il problema, bensì l'atteggiamento. Riteniamo comunque importante approfondire l'argomento, riportando la traduzione (in abstract) di uno studio scientifico intitolato "Body Composition, Eating Habits, and Disordered Eating Behaviors among Adolescent Classical Ballet Dancers and Controls" (Panagiota Chaikali, Ioanna Kontele, Maria G. Grammatikopoulou, Eleftheria Oikonomou, Theodoros N. Sergentanis, Tonia Vassilakou), publicato su "Children", di MDPI.
<<I ballerini adolescenti di danza classica sono più vulnerabili dal punto di vista nutrizionale degli adulti, poiché devono mantenere la magrezza durante tutto l'accrescimento, un periodo di vita che ha invece elevate esigenze nutrizionali.
Studi condotti sui ballerini adulti hanno indicato un alto rischio per lo sviluppo di disturbi alimentari, ma la ricerca sugli adolescenti rimane scarsa.
Lo scopo del presente studio è di confrontare la composizione corporea, le abitudini alimentari e i disturbi del comportamento alimentare in adolescenti ballerini di danza classica di sesso femminile e in coetanei dello stesso sesso non ballerini.
Per la valutazione della dieta e dei disturbi del comportamento alimentare sono stati usati i questionari Eating Attitudes Test-26 (EAT-26) e Food Frequency Questionnaire (FFQ). La valutazione della composizione corporea ha incluso le misurazioni del peso, della statura, delle circonferenze corporea, delle pliche cutanee e della bioimpedenziometria (BIA).
I risultati indicano che i ballerini sono più magri rispetto ai non ballerini, con un peso inferiore, circonferenze di fianchi e braccia inferiori, pliche cutanee più sottili e, quindi, meno massa grassa.
Non si sono osservate differenze tra i due gruppi per quanto riguarda le abitudini alimentari e i punteggi EAT-26, ma quasi 1 su 4 (23,3%) tra i partecipanti ha ottenuto un punteggio indicativo di DCA.
Gli adolescenti devono essere educati sull'alimentazione e sui metodi sani per controllare il peso corporeo, attraverso canali istituzionali e, ove opportuno, anche attraverso consulenza individuale da parte degli operatori sanitari competenti.>>
Conclusioni
La danza è una disciplina meravigliosa, che migliora il portamento e le caratteristiche atletiche di chi la pratica.
Purtroppo, richiede una massa corporea piuttosto ridotta, il che impone spesso di ridurre più possibile il grasso corporeo.
Tale necessità, oltre a costituire un forte stress psicologico, è motivo di alterazioni organiche e compromissioni dello stato di salute.
È dimostrato che, tra gli adulti, questa richiesta predisponga all'insorgenza di disturbi alimentari. Tuttavia, la popolazione più a rischio, cioè quella degli adolescenti, è molto meno studiata sotto questo punto di vista.
I pochi approfondimenti disponibili mettono in evidenza un rischio potenziale per la salute dei giovani ballerini classici, e suggeriscono di sensibilizzare le istituzioni alla corretta informazione sulla gestione alimentare e del peso in questa fascia di età, oltre che, dove necessario, di ricercare un supporto professionale personalizzato.