Cardiopatie e Disturbi Metabolici: Trattamento in Palestra

Cardiopatie e Disturbi Metabolici: Trattamento in Palestra
Ultima modifica 27.06.2022
INDICE
  1. Introduzione
  2. Trattamento Comportamentale
  3. Esempio Pratico
  4. Conclusioni
  5. Bibliografia
  6. Altri Articoli

Introduzione

Il crescente tasso di sovrappeso od obesità, sia tra gli adulti che tra i bambini, e il conseguente aumento dei disturbi metaboloco - a loro volta correlati alle cardiopatie - richiede un maggior livello di educazione su alimentazione ed attività fisica - quali importanti fattori di rischio modificabili.

cardiopatie e dismetabolismi Shutterstock

Non si parla altrettanto frequentemente però di come effettuare una corretta diagnosi e, soprattutto, di cosa fare nel caso i risultati fossero positivi ad un aumento del rischio per morte o invalidità.

Quel chè certo tuttavia è che, al di là della terapia farmacologica o dell'intervento chirurgico, le linee guida sono completamente insufficienti e superficiali.

Trattamento Comportamentale

Come si cura la sindrome metabolica? Come si prevengono le cardiopatie?

La prescrizione di terapia dietetica e di terapia motoria sono le uniche armi a disposizione della persona per contrastare i disturbi acuti e cronici.

Si legga: Esempio dieta per la sindrome metabolica.

Tuttavia, ad oggi - anche se, fortunatamente, non d'appertutto - permane un'arretratezza cultuarale spesso limitante sul piano preventivo e terapeutico. In alcuni paesi la situazione sembra migliore, ma in tanti altri l'opposto.

Ciò che sembra mancare è un piano di investimento centrale che garantisca con maggior efficacia e continuità la corretta divulgazione e l'applicazione dei principi necessari alla lotta di queste malattie.

Le linee guida mondiali per la diagnosi e il trattamento degli eventi cardiovascolari (CVD) e dell'obesità, vengono coniate e diffuse da enti americani, quali la AACVPR (American Association of Cardiovascular and Pulmonary Rehabilitation), la AHA (American Heart Association) e l'ACSM (American College of Sports Medicine).

Secondo questi organismi, l'approccio iniziale col paziente è un momento di fondamentale importanza.

L'anamnesi deve essere completa, la stratificazione dei fattori di rischio legati ad una patologia cardiaca o metabolica deve essere esauriente, gli esami di laboratorio devono essere consultati tutti e, solo successivamente, si può passare alla valutazione ed alla interpretazione dei tests clinici diagnostici.

Cosa non può mangiare un cardiopatico?

Quali attività sportive può o deve evitare un cardiopatico?

Dipende soprattutto dal caso specifico, ovvero dall'indice di rischio ed altri aspetti legati alla soggettività.

Come vedremo sotto, la valutazione iniziale è determinante a comprendere come allenare un cardiopatico, avendo chiaro fin da subito quali metodi e mezzi impiegare.

In linea generale, questi soggetti possono "toccare" le medio-alte intensità solo in presenza di personale sanitario; questo, ovviamente, per ragioni di sicurezza.

Non si pensi, tuttavia, che "a questo punto valga la pena evitare le medio-alte intensità"; sono proprio queste soglie di allenamento che permettono di migliorare la funzionalità cardio-vascolare e di aumentare sia la qualità che l'aspettativa di vita.

Quanto vive in media un cardiopatico?

La domanda è volutamente provocatoria, nel senso che ciò dipende ovviamente sia dalla condizione soggettiva, sia dagli accorgimenti adottati ma anche, purtroppo, dalla casualità.

9 pazienti su 10 che nascono con una cardiopatia raggiungono la maggiore età.

Se invece parliamo di cardiopatie acquisite, ad esempio a posteriori di un evento ischemico, l'aspettativa di vita è influenzata soprattutto dai fattori di rischio che hanno portato all'evento.

Se la persona fosse obesa, colpita da sindrome metabolica e sedentaria, l'aspettativa di vita sarebbe compromessa in maniera rilevante.

Se invece il soggetto rientrarre con la maggior parte dei parametri in 6, 12 o 18 mesi, compensando quanto rimarrebbe grazie ai farmaci, l'aspettativa di vita sarebbe più vicina a quella di un soggetto sano.

Esempio Pratico

Esempio pratico di anamnesi, test e valutazione

Dati Paziente
Sesso Femminile
Età 48 anni
Etnia caucasica
Storia familiare menopausa prematura - morte improvvisa del padre all'età di 52 anni
Tabagismo ex fumatrice - da 5 mesi
Colesterolo TOT 195 mg/dl
Colesterolo  HDL 33 mg/dl
Colesterolo  LDL 125 mg/dl
Glicemia a digiuno 116 mg/dl
Trigliceridemia a digiuno 280 mg/dl
SGOT 20 u/L
SGPT 12 u/L
Azoto ureico 15mg/dl
Ematocrito (%) 41
Creatinina 1.0 mg/dl
Ferro totale 100 ug/dl
Indice di massa corporea 26,0
Circonferenza vita 86,0 cm
Livello di attività fisica non svolge attività fisica da circa 3 anni
Disturbi ortopnea e dispnea notturna parossistica - edema alle caviglie
Trascorso patologico nessuna malattia metabolica o di altro tipo
Valutazione Preliminare Test da Sforzo
Controindicazioni relative o assolute al test da sforzo Nessuna
Test submassimale diagnostico condotto su tappeto mobile con protocollo
Aåstrand-Ryhming a stadio singolo adattato  
Incompetenze inotrope/cronotrope assenti
Slivellamenti del tratto ST assenti
Aritmie assenti
Angina assenti
Ipo/ipertensione da sforzo assenti
Atassia o sincope assenti
Cianosi o pallore assenti
Crampi, dispnea, claudicatio assenti
Dolori assenti
VO2 max calcolato 6.7 MET

Descrizione e Considerazioni

Ad un primo colpo d'occhio, la paziente appare relativamente in salute: dagli esami ematochimici, dall'anamnesi, dai disturbi recenti e dal test diagnostico sottomassimale non vi sono riscontri di un possibile evento sfavorevole, ma osservando con più attenzione i dati ci accorgiamo che così non è.

Secondo le indicazioni degli organismi di cui sopra infatti, la paziente si presenta con ben 6 fattori di rischio per lo sviluppo di una malattia aterocoronarica e/o metabolica, i disturbi lamentati rappresentano un sintomo di possibile CVD, e il suo VO2 max è veramente troppo basso, il che dimostra una mediocre capacità funzionale.

La paziente rientra in una classe di livello B con stratificazione di: rischio moderato.

Il trattamento prevede il cambiamento dello stile di vita entro 6 mesi al massimo, la prescrizione di attività fisica e terapia dietetica per ridurre i fattori di rischio e portarli almeno a 2, nessuna terapia farmacologica.

Per l'esercizio fisico intenso- >70% FCmax o >60%Vo2 max- è richiesta la presenza di personale sanitario (medici o infermieri), non necessaria invece per l'esecuzione di esercizio ad intensità moderata- <65% FCmax o <55%Vo2 max-.

La paziente/cliente sarà allenata non più di 3 volte/settimana e per non più di 35-40 minuti per volta, monitorando costantemente l'andamento dell'acqua corporea totale e della massa magra, e adattando l'allenamento ai risultati dell'esame di composizione corporea.

L'esercizio fisico sarà ripartito in un iniziale warm-up, esercizi pluriarticolari a pesi liberi con intensità compresa tra il 40-55% di 1RM, camminata veloce e/o corsa su tappeto mobile ad una intensità compresa tra il 45-65% di FCmax a pendenza variabile, cool-down su tappeto al 30-40% FCmax.

Non sono previsti incrementi di resistenza muscolare o intensità di corsa, almeno per le prime 3-4 settimane; il successivo incremento di resistenza muscolare avverrà con un aumento delle ripetizioni e delle serie, non del carico allenante, almeno per i primi 3 mesi.

Particolare attenzione in fase di warm-up e cool-down.

Allungamenti "post-exercise" se il caso lo richiede, e rigorosamente "in catena".

Follow-up trimestrale.

Per l'esecuzione del test da sforzo submassimale non è richiesta la supervisione di personale medico -in America, in Italia si- che si rende necessaria invece per un test massimale.

La terapia dietetica, coadiuvata dal medico curante, sarà impostata con un protocollo di 5 pasti/die con rapporto tra macronutrienti così ripartito: 60% carboidrati, 20% proteine, 20% lipidi.

L'introito calorico è stimato sul metabolismo totale giornaliero, quindi sulla percentuale di massa magra della paziente; si rende perciò necessaria una analisi della composizione corporea, con follow-up mensile.

Conclusioni

L'esempio di diagnosi e trattamento sopra esposto dovrebbe rappresentare la prassi, e non l'eccezione.

Inoltre, la collaborazione tra Medico e Clinico dell'esercizio è fondamentale per tutelare la salute delle persone.

In sintesi, le malattie metaboliche e le cardiopatie sono purtroppo in grande aumento, e la prescrizione di esercizio fisico e di terapia dietetica, unite alla terapia farmacologica quando il caso lo richiede, si rendono assolutamente indispensabili per la diagnosi ed il trattamento di tali patologie.

Bibliografia

  • Steve Glass, Ph.D.: "HFI®-ES®Workshop-Case Studies", American College of Sports Medicine 2005
  • G.M.Pontieri: "Patologia e fisiopatologia generale", PICCIN
  • Richardson et al.: "Physical activity and Mortality across Cardiovascular Disease Risk Groups",
  • November 2004-Medicine & Science in Sports & Exercise®, MSSE®, Official Journal of the American College of Sports Medicine
  • Autori vari: "Fitness-la guida completa", I.S.S.A. Ed.Club Leonardo
  • L.Pescatello,Barry A.Franklin et al.: "Exercise and Hypertension", 2004-Med. Sci. Sports Exerc., ACSM

Altri Articoli