Tachifilassi: Cos'è? Quando e Come si Manifesta? Caratteristiche e Cause

Ultima modifica 05.03.2020
INDICE
  1. Introduzione
  2. Che cos'è
  3. Cause
  4. Farmaci

Introduzione

La tachifilassi è un particolare tipo di tolleranza che si sviluppa nei confronti di farmaci o altre sostanze.

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Pertanto, poiché si tratta di una forma di tolleranza, l'instaurarsi della tachifilassi comporta una riduzione della sensibilità dell'organismo ad un determinato farmaco o ad una determinata sostanza tossica.

Esistono sostanzialmente due diverse forme di tolleranza: la tolleranza cronica e la tachifilassi, anche nota come tolleranza acuta o tolleranza a breve termine. A differenza della tolleranza di tipo cronico, la tachifilassi presenta la caratteristica di svilupparsi in un tempo decisamente breve (da pochi minuti a poche ore). I meccanismi alla base dell'insorgenza di questa forma di tolleranza sono molteplici e possono variare in funzione del tipo di farmaco impiegato e del bersaglio su cui questo deve agire.

Che cos'è

Che cos'è la Tachifilassi?

La tachifilassi è una forma di tolleranza - tolleranza acuta o a breve termine - che si sviluppa nei confronti di farmaci o altri tipi di sostanze.

Nell'ambito farmacologico che verrà preso in considerazione in questo articolo, si definisce tachifilassi la tolleranza a breve termine che si instaura poco tempo dopo l'assunzione di un determinato farmaco. Più nel dettaglio, la tachifilassi determina la diminuzione e talvolta la scomparsa dell'effetto farmacologico dopo somministrazione di un'unica dose massiccia di farmaco, oppure dopo somministrazione di dosi uguali e ripetute, molto ravvicinate l'una all'altra.

Oltre ad insorgere rapidamente, la tachifilassi può risolversi altrettanto rapidamente interrompendo l'assunzione del farmaco.

Lo sapevi che…

In presenza di tachifilassi indotta dalla somministrazione di farmaci, al fine di ottenere nuovamente l'effetto terapeutico, potrebbe sembrare ovvio aumentare il dosaggio di farmaco somministrato. Tuttavia, una simile pratica non sempre è possibile e, al contrario, talvolta è controindicata a causa del rischio di raggiungimento della dose tossica. Difatti, benché i farmaci, per definizione, siano composti impiegati in terapia per il trattamento di disturbi e patologie, l'assunzione di dosi eccessive può produrre effetti tossici anche molto gravi e talvolta addirittura fatali.

Cause

Quali sono le Cause della Tachifilassi?

La tachifilassi può manifestarsi in seguito a diversi meccanismi che dipendono da svariati fattori, quali il tipo di farmaco utilizzato, la dose somministrata, la via e la frequenza di somministrazione e il "bersaglio" biologico del farmaco.

Ad ogni modo, la tachifilassi si manifesta in seguito ad un'esposizione continua o ripetuta a concentrazioni uguali del medesimo farmaco. I principali meccanismi capaci di originare questo fenomeno sono:

  • Temporaneo mancato accesso al recettore: il farmaco non riesce a legarsi al suo bersaglio e, pertanto, non può esercitare la sua azione.
  • Alterazioni a carico dei recettori che rappresentano il bersaglio del farmaco (ad esempio, cambiamento conformazionale che ostacola il legame con il farmaco).
  • Desensibilizzazione del recettore: in seguito all'interazione con il farmaco e all'attivazione di una risposta iniziale, il recettore bersaglio può andare incontro a desensibilizzazione. Generalmente, in una simile situazione, il recettore è comunque in grado di legarsi al farmaco anche se con una minor affinità e con una ridotta capacità di rispondere allo stimolo.
  • Perdita di recettori o ridotta disponibilità dei recettori a livello della membrana cellulare: in seguito ad esposizione continua al farmaco, può verificarsi la cosiddetta down-regulation recettoriale, con conseguente riduzione dell'efficacia del farmaco somministrato.

Approfondimento: Down-regulation Recettoriale

Letteralmente, la down-regulation - anche nota come regolazione negativa o sottoregolazione - è un processo messo in atto dalla cellula per ridurre la quantità di una determinata componente cellulare - come, ad esempio, proteine e recettori - in risposta variabili esterne (in questo caso, rappresentate dalla somministrazione continua o ripetuta del farmaco).

In termini più semplici, a causa della continua o ripetuta esposizione al farmaco, i recettori cui quest'ultimo dovrebbe legarsi - grazie ad una serie di complessi meccanismi messi in atto dalla cellula - diminuiscono di numero. Così facendo, le nuove molecole di farmaco somministrate con le successive dosi - continue o ripetute e ravvicinate - non riescono più a legarsi ai loro recettori bersaglio, poiché questi ultimi sono assenti, o presenti in quantità insufficienti per produrre un effetto significativo.

Venendo a mancare - o essendo insufficiente - l'adeguata interazione recettoriale, pertanto, il farmaco somministrato non produce l'effetto terapeutico desiderato.

  • Esaurimento del composto endogeno che media l'effetto farmacologico: alcuni farmaci espletano la loro attività terapeutica in maniera indiretta, attraverso la liberazione o lo stimolo della sintesi di composti endogeni che, di fatto, produrranno l'effetto desiderato. Nel caso in cui tali composti siano assenti o presenti in minima quantità, pertanto, l'effetto terapeutico non può essere raggiunto.
  • Aumento della degradazione metabolica della sostanza o del farmaco somministrati. Questo fenomeno si verifica, ad esempio, in seguito all'assunzione di dosi ripetute di alcol etilico e barbiturici.
  • Adattamento fisiologico: si tratta di una risposta omeostatica dell'organismo che si adatta alla somministrazione di una data sostanza o di un dato farmaco. In questi casi, la tachifilassi - oltre ad instaurarsi nei confronti dell'effetto terapeutico - può instaurarsi anche nei confronti di quelli che vengono considerati come effetti collaterali del farmaco (ad esempio, nausea e vomito che possono comparire all'inizio di alcune terapie farmacologiche per poi diminuire e scomparire con il proseguo del trattamento).

Lo sapevi che…

La tachifilassi è un fenomeno ormai noto, così come sono noti i principi attivi utilizzati in terapia che sono in grado di provocarla. Per questo motivo, dose somministrata e frequenza di somministrazione sono normalmente determinate tenendo conto dell'insorgenza di questo fenomeno, al fine di garantire la massima efficacia terapeutica e la massima sicurezza d'uso.

Farmaci

Quali Farmaci possono dare origine a Tachifilassi?

I farmaci capaci di dare origine alla tachifilassi sono veramente molti e appartengono a classi e categorie piuttosto eterogenee. Fra questi, ne ricordiamo alcuni:

Esempi di Tachifilassi

Di seguito, verranno riportati alcuni esempi di tachifilassi provocata da diversi farmaci e sostanze, mettendo in evidenza quali meccanismi portano allo sviluppo di questa forma acuta di tolleranza.

Tachifilassi indotta da efedrina

L'efedrina - un principio attivo ad azione vasocostrittrice largamente utilizzato come decongestionante nasale - è forse l'esempio più classico di farmaco in grado di provocare tachifilassi. Per comprenderne il motivo, tuttavia, è necessario essere a conoscenza del suo meccanismo d'azione.

L'effetto vasocostrittore dell'efedrina è dovuto a due meccanismi, uno diretto e uno indiretto:

  • Azione diretta: l'efedrina stimola direttamente i recettori adrenergici alfa e beta presenti a livello della mucosa nasale.
  • Azione indiretta: l'efedrina esercita una prevalente azione indiretta grazie alla quale stimola la liberazione di noradrenalina dai depositi presenti nelle terminazioni nervose.

Poiché l'azione vasocostrittrice dipende in gran parte dall'azione indiretta dell'efedrina, è semplice comprendere come la somministrazione di dosi ripetute e ravvicinate del principio attivo portino alla comparsa di tolleranza a breve termine. Difatti, quando l'efedrina viene somministrata per la prima volta, essa induce lo svuotamento dei depositi di noradrenalina dalle terminazioni nervose. Se la seconda dose di efedrina viene somministrata ad un intervallo di tempo eccessivamente ravvicinato, il principio attivo potrà anche stimolare la liberazione di noradrenalina, ma i depositi delle terminazioni nervose risultano vuoti o comunque quasi del tutto svuotati; per questo motivo, la noradrenalina non viene liberata perché non disponibile o viene liberata in quantità ridotte, l'effetto vasocostrittore non si verifica o è insufficiente. Pertanto, il meccanismo alla base della tachifilassi indotta dall'efedrina risiede nell'esaurimento del composto endogeno che media l'effetto farmacologico.

Tachifilassi indotta da nitroglicerina

La nitroglicerina somministrata attraverso l'applicazione di cerotti transdermici - quindi somministrata per via transdermica al paziente - rappresenta un altro esempio di tachifilassi.

I cerotti transdermici contenenti nitroglicerina devono essere applicati sulla cute una volta al giorno, ma andrebbero mantenuti al massimo 12-16 ore e poi rimossi in maniera tale da avere un intervallo di tempo di 8-12 ore nel quale il farmaco non viene assunto. Trascorse le 24 ore (comprendenti entrambi gli intervalli di tempo con e senza il cerotto), si può procedere con l'applicazione di un nuovo cerotto transdermico. Ad ogni modo, è necessario attenersi alle istruzioni fornite dal medico.

Se, invece, il cerotto restasse applicato sulla cute per 24 ore consecutive, l'effetto della nitroglicerina dovrebbe gradualmente diminuire fino a scomparire a causa della comparsa di tachifilassi. L'effetto terapeutico, inoltre, non verrebbe raggiunto nemmeno con l'applicazione di un nuovo cerotto, poiché ormai si è instaurato il fenomeno della tolleranza acuta.

Benché l'esatto meccanismo alla base della tachifilassi causata dalla somministrazione transdermica di nitroglicerina non sia ancora completamente chiaro, si ritiene che esso risieda nella deplezione di un cofattore necessario per l'azione della nitroglicerina. Per ovviare a questo problema, è necessario ricorrere alla cosiddetta somministrazione intermittente (12-16 ore con cerotto alternate a 8-12 ore senza cerotto).

Nota Bene

Alcune delle fonti consultate non concordano con la sopra riportata descrizione della tachifilassi indotta da nitroglicerina, poiché ritengono che la riduzione dell'effetto del farmaco non sia imputabile alla comparsa di un fenomeno di tolleranza a breve termine.

Tachifilassi indotta da nicotina

Infine, ricordiamo brevemente che anche la nicotina è una sostanza capace di dare origine a tachifilassi. La nicotina si lega ai recettori nicotinici presenti a livello del sistema nervoso centrale e periferico, attivandoli (è, perciò, un agonista) e producendo una serie di effetti in tutto l'organismo. La continua assunzione di nicotina, tuttavia, provoca una desensibilizzazione di questi stessi recettori che porta alla comparsa di tachifilassi.

Autore

Ilaria Randi

Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista