Il meningococco
In microbiologia, il meningococco è conosciuto come Neisseria meningitidis: come si evince dal nome scientifico del batterio, il meningococco è l'agente eziopatologico responsabile della meningite, malattia piuttosto rara ma assai grave. Oltre all'infiammazione delle meningi, le infezioni da meningococco possono indurre setticemia (sepsi meningococcica), quindi una condizione clinica in cui il batterio, giunto nel circolo ematico, si diffonde negli altri distretti dell'organismo, creando infezione ed infiammazione.
È doveroso precisare, tuttavia, che il meningococco, pur essendo un commensale del tratto oro-faringeo, può favorire quadri clinici particolarmente severi, che possono mettere a serio rischio la vita del paziente affetto. La meningite meningococcica continua tuttora a rimanere un problema medico tanto sentito quanto temuto, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove le condizioni igieniche degli ambienti e della popolazione sono piuttosto scarse; il meningococco, dunque, continua a mietere numerose vittime e, nonostante l'infezione sia stata approfonditamente studiata dai ricercatori, non si è ancora giunti ad una cura farmacologica effettivamente valida.
Analisi microbiologica
Identificato solo nel 1884, il meningococco è un batterio aerobio obbligato gram-negativo, immobile, asporigeno, ossidasi-positivo, avente una dimensione stimata attorno a 0,6 x 0,8 micron; il meningococco può vivere in coppia (diplococco) o rimanere singolo, e la maggior parte delle forme è sensibile all'ambiente esterno ed all'essiccazione. Proprio per la loro sensibilità agli agenti fisici, chimici e meccanici, i meningococchi sono spesso destinati all'autolisi: il processo autolitico del microorganismo è espressione dell'intervento di alcuni enzimi, la cui azione è pressoché paragonabile all'autolisi del gonococco, dovuta all'amidasi (enzima che esercita la propria azione a livello del peptidoglicano gonococcico).
Ancora, il meningococco non è in grado di fermentare il lattosio, piuttosto fermenta glucosio e maltosio (senza creare gas).
Le condizioni ottimali di crescita dei meningococchi sono:
- Atmosfera di ossido di carbonio 5-10%
- Temperatura ottimale di crescita: 35-37°C
- Terreno di coltura ideale: agar-cioccolato
Classificazione
Essendo batteri gram-negativi, i meningococchi dispongono di:
- membrana cellulare esterna;
- capsula polisaccaridica → localizzata all'esterno della membrana cellulare, la capsula è utile per proteggere il batterio durante il processo infettivo;
- pili → sono formati da polimeri proteici, direttamente localizzati sulla superficie batterica; permettono di aderire alle cellule bersaglio.
La classificazione dei meningococchi va effettuata sulla base delle caratteristiche della capsula polisaccaridica: a partire dagli antigeni capsulari, infatti, questi batteri possono essere catalogati in 13 classi (siero-gruppi), distinti singolarmente da una lettera dell'alfabeto; tra questi, i patogeni inseriti in classe B e C costituiscono i siero gruppi maggiormente diffusi.
La classificazione dei meningococchi, tuttavia, non va effettuata esclusivamente in base alle caratteristiche della capsula; infatti, un'ulteriore divisione delle tipologie di meningococco è stata elaborata in funzione delle caratteristiche delle proteine di membrana esterna e dei lipo-oligosaccaridi (antigeni della parete cellulare o, più semplicemente, LOS), che ha permesso di differenziare i meningococchi in tipi, sierotipi ed immunotipi.
Cause ed incidenza
Il meningococco, avendo uno spiccato tropismo (affinità) per il sistema nervoso centrale, diffonde nel circolo sanguigno a partire dal naso-faringe, e da qui può danneggiare meningi, sinovia, cute e surrene.
Le infezioni da meningococco - dove l'incidenza è più elevata nella cosiddetta fascia della meningite, in Africa - possono manifestarsi sia in forma endemica che sporadica (incidenza: 10-25 casi ogni 100.000 persone); nei paesi industrializzati, invece, le infezioni da meningococco sono piuttosto rare e si aggirano, approssimativamente, attorno a 1-3 casi ogni 100.000 abitanti.
Si osserva che le infezioni mediate dal meningococco tendono a colpire i bambini di età compresa tra i 6 mesi ed i 5 anni, e i ragazzi tra i 15 ed i 25 anni (specie se costretti a vivere in ambienti sovraffollati, come carceri, caserme ecc.). Dalle statistiche mediche si evince che la maggior parte delle infezioni da meningococco viene diagnosticata nei mesi invernali-primaverili, a seguito del contatto con goccioline di saliva emesse da un soggetto portatore sano.
Nonostante il grande interesse della classe medica nei confronti del meningococco, il meccanismo con cui il batterio infesta il circolo sanguigno non è del tutto chiarito; ciò che è dimostrato, è che il meningococco, aderendo alle cellule bersaglio umane (cellule epiteliali della mucosa del naso-faringe) per mezzo dei pili, inizia un processo di endocitosi.
Un organismo sano, al primo attacco da parte del meningococco, reagisce con una risposta immunitaria specifica, producendo anticorpi battericidi che, attivando il complemento ed altri mediatori citotossici, è in grado di allontanare ed uccidere il meningococco. A detta di queste parole, si comprende come un'eventuale alterazione del sistema del complemento e/o un deficit degli anticorpi IgA ed IgM aumenti esageratamente il rischio di diffusione del meningococco nel circolo ematico.
Il tabagismo ed il fumo passivo costituiscono due importanti elementi di rischio per contrarre l'infezione meningococcica: il fumo, infatti, danneggiando l'epitelio del naso-faringe favorisce la traslocazione del bacillo.
L'uomo portatore sano è l'unico serbatoio naturale d'infezione del meningococco.