Pneumococco - infezione, sintomi, diagnosi

Ultima modifica 25.02.2020

Introduzione

Malgrado popolino abitualmente le mucose respiratorie senza creare danno, gli pneumococchi, trovando le condizioni ad essi ottimali, possono replicarsi smisuratamente trasformandosi da microorganismi commensali a terribili patogeni opportunisti, capaci di scatenare malattie di entità variabile. PneumococcoLe patologie di cui stiamo parlando sono riferite, in particolare, ad infezioni a carico delle vie respiratorie, prima fra tutte la polmonite; tuttavia, gli pneumococchi sono coinvolti anche nella manifestazione di malattie più lievi, come congiuntivite, otite e sinusite, o in patologie ancor più gravi, quali ascesso cerebrale, batteriemia, meningite e peritonite.
Nella precedente trattazione abbiamo descritto lo pneumococco dal punto di vista microbiologico, soffermandoci anche sugli aspetti epidemiologici; nella seguente disamina, l'argomento sarà approfondito dal punto di vista delle malattie, esaminando dunque la patogenesi, il quadro sintomatologico e le cure disponibili.

Cause

Le cellule dello pneumococco giungono a livello alveolare per inalazione di microgoccioline di saliva infette; solo in minima parte i bacilli possono diffondere per via ematogena.
PER SVILUPPARE LA MALATTIA, LO PNEUMOCOCCO DEVE OLTREPASSARE LE BARRIERE MUCOSE DELL'OSPITE; da ricordare, inoltre, che solo gli pneumococchi dotati di capsula sono virulenti.

Dopo aver oltrepassato la mucosa del tratto respiratorio, lo pneumococco può raggiungere i seni nasali e l'orecchio medio; se il batterio riesce a superare anche le difese dell'organismo, sfuggendo dunque all'azione del sistema immunitario, può diffondere fino a creare polmonite, meningite e mastoidite (infiammazione delle cellule mastoidee a seguito dell'infezione a livello dell'orecchio medio). Successivamente, dalle lesioni polmonari lo pneumococco può infettare i linfonodi mediastinici, passare nel dotto toracico e, da ultimo, nel circolo ematico (batteriemia). Se l'infezione procede, possono essere colpiti anche gli organi vitali, come il cuore: qui, lo pneumococco può determinare endocardite e pericardite. In alcuni pazienti, l'infezione si manifesta a livello delle cavità articolari.

L'inalazione delle secrezioni infette viene frenata dalla normale chiusura dell'epiglottide durante la deglutizione; anche i movimenti delle ciglia disposte lungo le vie aeree possono difendere l'organismo dagli attacchi dello pneumococco, dato che possono veicolare le secrezioni mucose infette dal basso tratto delle vie respiratorie verso la faringe e l'orecchio medio.
Un soggetto sano, normalmente, è in grado di bloccare l'infezione sul nascere; inoltre, è stato osservato che la copresenza di altri bacilli sulla mucosa respiratoria, come Haemophilus influenzae, limita pesantemente (o persino blocca) la replicazione dello pneumococco.


Approfondimento: Pneumococcus pneumoniae e Haemophilus influenzae


Anche Haemophilus influenzae è coinvolto in patologie infettive a carico delle vie respiratorie e, similmente allo pneumococco (ed al meningococco), può creare danni anche a carico delle meningi. Non è raro che i due patogeni si trovino contemporaneamente nella medesima sede; in simili circostanze, però, solo un batterio sopravvive: tra i due, lo pneumococco è destinato a soccombere. Nel caso i due microorganismi (H. influenzae e pneumococco) fossero localizzati SEPARATAMENTE nelle cavità nasali, non si verificherebbe una situazione simile, ed entrambi sarebbero in grado di creare danno.
Come spiegare questo fenomeno?
In laboratorio, alcuni esperimenti su cavie animali hanno condotto a sorprendenti risultati: analizzando il tessuto respiratorio di un topo esposto ad entrambi i batteri, si è osservato un numero esagerato di neutrofili, espressione della mobilitazione delle cellule del sistema immunitario. Tuttavia, quando il tessuto respiratorio del topo era esposto solamente ad uno dei due batteri scatenava una risposta immunitaria assai inferiore.

  • Dai risultati di laboratorio, è emerso che i neutrofili precedentemente esposti a Haemophilus influenzae esercitano una maggiore aggressività nei confronti degli pneumococchi rispetto ai neutrofili NON esposti ad H. influenzae.

Quali conclusioni si possono trarre?


Non è ancora chiarito con certezza il meccanismo che regola questa particolare competizione; ad ogni modo sono state formulate due ipotesi:

  1. La copresenza di Haemophilus influenzae e di Pneumococcus pneumoniae scatena una risposta immunitaria particolare e tipica; in caso di attacco di un solo patogeno, il sistema di difesa NON si mobilita in questo modo
  2. Quando Pneumococcus pneumoniae attacca Haemophilus influenzae, il sistema immunitario viene stimolato ad attaccare lo pneumococco

Gli antigeni della capsula polisaccaridica sono elementi indispensabili per assicurare virulenza allo pneumococco; inoltre, gli antigeni garantiscono al microorganismo una certa protezione da macrofagi e cellule polinucleate, che potrebbero fagocitare - quindi inattivare - il patogeno.
I bambini piccoli, al di sotto dei due anni, risultano particolarmente sensibili alle infezioni da pneumococco, dal momento che l'organismo non è ancora in grado di produrre anticorpi verso gli antigeni polisaccaridici.

Sintomi generali

Le infezioni da pneumococco sono classificate in due categorie: invasive e non invasive. Nella prima categoria, l'infezione da pneumococco si completa all'interno di un organo vitale o nel sangue, e il danno è estremamente grave; le forme non invasive si verificano al di fuori delle sedi appena descritte, e creano generalmente un danno limitato e di facile risoluzione.

In tabella sono riassunti i sintomi che contraddistinguono le varie infezioni invasive mediate dallo pneumococco.

Tabella dei sintomi

Infezione INVASIVA da pneumococco

Sintomi

Artrite settica (infezione in un'articolazione)

Febbre, dolore intenso, incapacità/impossibilità di controllo dell'articolazione coinvolta dall'infezione

Batteriemia (diffusione di batteri nel sangue)

Presenza di batteri (pneumococco, in questo caso) nel sangue, con febbre ed altri sintomi aspecifici

Meningite (infiammazione delle meningi)

Anoressia, alterazioni del ciclo mestruale, brividi diffusi, convulsioni, dolori articolari e muscolari, emicrania, febbre alta, fotofobia, irritabilità, nausea, tosse e vomito

Osteomielite (infezione di ossa e midollo osseo)

Arrossamento e gonfiore della zona colpita, difficoltà di movimento della zona lesa, dolore acuto, febbre e potenziale tumefazione. Possibile formazione di fistole cutanee con emissione di pus

Polmonite (infezione dei polmoni)

Sintomi onnipresenti: brividi, forti dolori al petto e tosse. La polmonite si caratterizza anche da: alitosi, debolezza, dispnea, dolori muscolari, mal di testa, sudorazione, respiro accelerato

Setticemia (allarmante ed esagerata Risposta Infiammatoria Sistemica a seguito di un insulto batterico da pneumococco - in questo caso)

Ipotermia/febbre alta, aumento della frequenza respiratoria, tachicardia + disfunzione cardiaca, gangrena, ipotensione, leucopenia, macchie sulla pelle, perdita delle funzioni degli organi, piastrinopenia, trombi diffusi, morte.

Polmonite pneumococcica

La malattia più diffusa scatenata dallo pneumococco è la POLMONITE, spesse volte preceduta da sintomi prettamente influenzali. L'intensità dei sintomi è subordinata allo stato di salute generale del paziente e al sierotipo di pneumococco coinvolto nell'infezione. Anche l'esordio dei sintomi non è sempre costante ed alcuni pazienti sviluppano dapprima sintomi assai lievi, elemento, questo, che complica la diagnosi rendendo la patologia ancor più pericolosa e subdola.
La polmonite grave esordisce, normalmente, con febbre molto elevata, che può raggiungere in poche ore anche i 40-41°C; chiaramente, l'incremento termico esagerato comporta anche lo sviluppo di brividi diffusi (il cosiddetto brivido scuotente). Alcuni pazienti affetti da polmonite pneumococcica lamentano anche dolore toracico, dispnea, cianosi, polipnea e tachicardia. La tosse, onnipresente, è inizialmente secca e stizzosa, per poi trasformarsi in tosse grassa, con produzione di un espettorato striato di sangue, dalla cromia gialla-verdastra. Possibili anche sintomi secondari, come astenia, artromialgia, diarrea, distensione addominale, nausea e vomito.


Non è raro che, in associazione alla polmonite, il paziente contragga anche l'Herpes labialis.

 

In tabella, sono riportati i sintomi caratteristici delle infezioni pneumococciche NON invasive.


Infezione NON invasiva da pneumococco

Sintomi

BRONCHITE (infezione dei bronchi)

Difficoltà della deglutizione, dispnea, dolori articolari, emissione di espettorati bianco-verdastri, faringite, febbre, influenza, raffreddore, raucedine.

Congiuntivite (infezione a carico della congiuntiva)

Arrossamento e gonfiore della congiuntiva, lacrimazione, prurito oculare, iperemia congiuntivale, linfadenopatia

OTITE MEDIA (infezione a carico dell'orecchio medio, tipica dei bambini di età inferiore ai 10 anni)

Dolore auricolare al tatto (otite esterna), emissione di materiale purulento dal canale auricolare associata a dolore (otite media), mal di gola, febbre, febbricola, naso chiuso, tosse

SINUSITE (infezione a carico dei seni paranasali, piccole cavità piene d'aria, localizzate posteriormente a zigomi e fronte)

Ostruzione nasale con emissione di muco giallognolo o verdastro + alterazione della percezione del sapore dei cibi, alitosi, congestione nasale, debolezza, dispnea, dolore facciale e ai denti, febbre, occhi gonfi, orecchie chiuse, rinorrea e tosse

Diagnosi delle infezioni

Prima di intraprendere una strategia terapeutica per la cura dell'infezione, è doveroso accertare il patogeno coinvolto nella malattia: i campioni sui quali è possibile isolare il batterio sono il sangue (per l'emocoltura) e l'espettorato (per l'analisi colturale e microscopica). Molti streptococchi sono morfologicamente simili, perciò è facile confondere un ceppo con un altro; per questo motivo, la coltura del batterio è sempre indispensabile. Ad ogni modo, l'analisi microscopica di un campione di materiale purulento, del liquor o dell'espettorato è utile per sospettare l'infezione da pneumococco ed eventualmente iniziare una terapia mirata in attesa dei risultati dell'analisi colturale.
Il test dell'optochina (a-etilidrocupreina) identifica e distingue le colonie di pneumococco dagli altri eventuali streptococchi viridanti, molto affini dal punto di vista morfologico: a differenza degli altri streptococchi, lo pneumococco sembra essere sensibile all'optochina.
Ancora, il test della sensibilità ai sali biliari è utilizzato a fini diagnostici per evidenziare gli pneumococchi: in presenza di Sali biliari (sodio desossicolato 0,05%), i patogeni appartenenti a questa categoria vanno incontro alla lisi in tempi assai ristretti.
Il test dell'agglutinazione con Omniserum (una particolare reazione di rigonfiamento capsulare), viene adoperato, invece, per agglutinare tutti i tipi di pneumococco.
Per un'indagine diagnostica ancor più approfondita, è necessario avvalersi della cosiddetta TIPIZZAZIONE, dunque l'identificazione esatta del tipo di pneumococco coinvolto nell'infezione: per questa indagine, è possibile avvalersi della reazione di Neufeld (o di rigonfiamento capsulare) o dell'agglutinazionesu vetrino.
Contrariamente a quanto si possa pensare, la ricerca di anticorpi contro gli antigeni non è utilizzata tra le tecniche diagnostiche, dal momento che i tipi di antigeni che possono essere coinvolti nell'infezione pneumococcica sono numerosissimi.
Sembra, tuttavia, che l'indagine diagnostica migliore per un'infezione invasiva da pneumococco sia la reazione polimerasica a catena (o più semplicemente PCR), nonostante questa tecnica sia poco diffusa.
La ricerca del polisaccaride pneumococcico in un campione di urine non è consigliata: difatti, questa indagine diagnostica, si è rivelata poco specifica per le infezioni pneumococciche.

Cure

Lo pneumococco mostra una discreta sensibilità ad alcuni antibiotici, in particolare a penicilline, eritromicina e tetracicline. Nonostante quanto detto, non mancano le segnalazioni di resistenza ai farmaci, soprattutto alle penicilline: negli USA, si stima che il 5-10% degli pneumococchi responsabili d'infezione sia completamente resistente a questi farmaci, mentre il 20% viene considerato moderatamente resistente.
La resistenza alla penicillina è conseguenza dell'alterazione delle proteine che legano il farmaco, non tanto della sintesi di beta lattamasi.
In linea generale, le infezioni da pneumococco vanno trattate con l'associazione amoxicillina + acido clavulanico; anche le cefalosporine sono farmaci indicati per eradicare le infezioni da pneumococco.



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