Ultima modifica 13.09.2019

Introduzione

Per molto tempo, gli enterococchi sono stati etichettati come microorganismi streptococcici appartenenti - per le loro peculiari caratteristiche antigeniche - al gruppo D di Lancefield. Enterococcus faecalisTuttavia, a partire dalla fine degli anni Ottanta del Novecento, i Ricercatori decisero di revisionare la suddetta divisione e di inserire gli enterococchi in un gruppo a sé stante. In questo modo, è stato creato un nuovo genere di batteri, noto come Enterococcus.
La decisione di ideare un nuovo genere di batteri venne presa a seguito di alcune considerazioni:

  1. Gli enterococchi presentano numerose differenze dagli altri streptococchi (es. S. pneumoniae, S. pyogenes, S. agalactiae, ecc.)
  2. Sono batteri particolarmente resistenti all'ambiente
  3. Crescono anche su terreni aventi una concentrazione di NaCl pari al 6,5% e in presenza di Sali biliari al 40%
  4. Si replicano a pH variabile da 4,5 a 10,0
  5. Resistono a temperatura variabili da 10°C a 45 °C
  6. Sono in grado di sopravvivere per 30 minuti ad una temperatura di 60°C
  7. Sviluppano un'elevata resistenza ad antibiotici ed antibatterici
  8. Gli enterococchi sono meno virulenti rispetto a stafilococchi e streptococchi

Descrizione microbiologica

Gli enterococchi sono batteri gram positivi, catalasi negativi, dalla forma rotondeggiante od ovaliforme, spesso disposti in catenelle. Ancora, gli enterococchi sono microorganismi generalmente immobili, aerobi/anaerobi facoltativi aventi un metabolismo fermentativo di tipo lattico. Questi cocchi, pur resistendo eccellentemente alle condizioni ambientali esterne, non sono sporigeni.
Solo di rado, gli enterococchi sono beta-emolitici; difatti, spesso non generano alcuna emolisi in terreno agar sangue. Gli enterococchi sono largamente diffusi in natura e si ritrovano spesso nel materiale fecale di animali vertebrati (compreso l'uomo).
Alcuni enterococchi popolano abitualmente l'intestino umano: tra questi, ricordiamo E. faecalis (90-95%) and E. faecium, isolati rispettivamente nel 90-95% e nel 5-10% dei campioni fecali umani. Oltre a queste specie di enterococchi, se ne annoverano all'incirca altre dieci, pressoché introvabili nell'organismo umano.
Occasionalmente, questi enterococchi commensali possono creare danno, fino a causare endocarditi, mastoiditi, ascessi ed infezioni a carico delle vie urinarie.
In generale, gli enterococchi sono praticamente onnipresenti nell'ambiente. La vasta diffusione di questi batteri può probabilmente dipendere dalla loro eccellente capacità di sopravvivere e di adattarsi a temperature, pH, ossigenazione e concentrazione di ioni metallici differenti rispetto agli altri cocchi.
Quando gli enterococchi sono riscontrati nelle acque, ci troviamo di fronte ad un evidente segnale di inquinamento fecale o ad una ridotta efficienza del sistema di purificazione delle acque. Fortunatamente, al momento attuale si osserva che la presenza di enterococchi nelle acque destinate al consumo è segnalata assai raramente.

Enterococchi ed infezioni

Seppur tendono a sviluppare un'equilibrata convivenza con l'ospite popolandone abitualmente l'intestino, gli enterococchi possono divenire patogeni ed arrecare danno. È doveroso sottolineare, tuttavia, che gli enterococchi sono decisamente meno virulenti se rapportati a streptococchi e stafilococchi.
Il problema principale degli enterococchi è costituito dalla straordinaria capacità di sviluppare resistenza agli antibiotici (l'argomento sarà approfondito successivamente).
Le patologie mediate dagli enterococchi includono:

Da recenti studi sembra che gli enterococchi contribuiscano, in qualche modo, alla comparsa della prostatite batterica cronica.
Ancora, pare che gli enterococchi dimostrino una certa capacità di aderire alle cellule epiteliali renali ed alle valvole cardiache, sviluppando pielonefriti ed endocarditi enterococciche.
Sebbene sia accertata la modesta virulenza degli enterococchi rispetto a stafilococchi e streptococchi, le infezioni da essi sostenute non sono di semplice risoluzione, né tantomeno prive di complicanze. Sembra infatti che la setticemia da enterococco sia gravata da una mortalità elevata, con un'incidenza media stimata attorno al 30-40%.

Modo di trasmissione

Abbiamo analizzato che il serbatoio maggiore degli enterococchi è costituito dal tratto intestinale di uomo e di altri vertebrati; più raramente, i batteri popolano anche il tratto di orofaringe, vagina, cute ed area perianale.
Ma come vengono trasmessi gli enterococchi?
Si ritiene che la maggior parte delle infezioni veicolate da questi batteri sia di origine nocosomiale, dunque acquisita all'interno delle strutture sanitarie ed ospedaliere. Probabilmente, un'infezione simile affonda le radici su base endogena: sono gli stessi enterococchi che popolano il digerente a scatenare l'infezione. Sembra che il tratto gastrointestinale e le mani di infermieri, medici e di tutto il personale sanitario siano spesse volte contaminati da enterococchi. La trasmissione può avvenire anche tramite l'impiego di strumenti infetti.

  • Fattori di rischio: molte infezioni da enterococco sono acquisite in ambito ospedaliero perché favorite, probabilmente, dalla copresenza di altre malattie, dal catetere vescicale, da neutropenia e dal ricovero ospedaliero prolungato.

Resistenza agli antibiotici

Se da un lato gli enterococchi creano danno all'uomo solo sporadicamente, dall'altro l'infezione da essi veicolata si rivela particolarmente ostica da debellare. Infatti, molti enterococchi mostrano un elevato livello di resistenza intrinseca a penicilline, cefalosporine, aminoglicosidi e carbapenemi. Ma non è tutto: in questo ultimo biennio, è stato isolato un altro ceppo di enterococchi in grado di sviluppare resistenza anche contro la vancomicina. Questi batteri sono conosciuti con l'acronimo "VRE" (vancomycin-resistant Enterococcus) proprio per sottolineare la resistenza di questi batteri alla vancomicina. Gli enterococchi VRE sembrano implicati nella comparsa delle cosiddette infezioni nosocomiali nei pazienti ospedalizzati, soprattutto negli Stati Uniti. Le infezioni sostenute da E. faecium possono essere debellate con quinupristin/dalfopristin: il 70% dei pazienti sottoposti a questa terapia risponde positivamente. Anche la rifampicina e la TIGECICLINA possono essere utilizzate per allontanare l'enterococco patogeno.