Ultima modifica 30.07.2018

Acido tartarico: definizione

Principale componente di uva e tamarindo, l'acido tartarico è una potente molecola antiossidante dalle note proprietà schiarenti ed esfolianti.

Insieme ad acido glicolico, citrico, e malico, l'acido tartarico è uno dei più importanti alfa-idrossiacidi, i cosiddetti acidi della frutta. Le virtù dell'acido tartarico vengono sfruttate in diversi ambiti, spaziando dalla cosmetica alla cucina. Acido TartaricoMentre in cosmesi l'acido tartarico è spesso protagonista indiscusso di peeling esfolianti e creme depigmentanti, in cucina trova indicazione sia come correttore di acidità che come agente lievitante (addizionato al bicarbonato di sodio). Ma non è tutto: anche la fitoterapia e la medicina hanno saputo cogliere le sorprendenti proprietà dell'acido tartarico. In ambito fitoterapico, la molecola viene addizionata ad altri principi attivi od estratti naturali come prezioso antiossidante, mentre in campo medicinale l'acido tartarico può essere aggiunto (ancora una volta) al bicarbonato di sodio per preparare digestivi effervescenti.
Innumerevoli, dunque, gli impieghi dell'acido tartarico: cerchiamo ora di conoscere più da vicino questa eccezionale molecola, studiandola dal punto di vista sia chimico che applicativo.


Curiosità

L'acido tartarico fu isolato per la prima volta nell'Ottocento dall'alchimista Gabir ibn Hayyan. Il nome "tartarico" deriva dal composto da cui venne isolato, il tartaro di potassio, noto semplicemente come tartaro.

Descrizione chimica

Chimicamente, l'acido tartarico è un acido cristallino dicarbossilico derivato dall'acido succinico (formula molecolare: C4H6O6). Si presenta sotto forma di polvere bianca, inalterabile all'aria; è molto solubile in acqua e abbastanza solubile anche in glicerina, alcool propilico ed alcol metilico. L'acido tartarico è una molecola chirale: i due enantiomeri sono l'Acido Levo-tartarico e l'acido dextro-tartarico.
Portato a temperature elevate, l'acido tartarico si decompone, originando un odore paragonabile a quello dello zucchero bruciato.

Tossicità

L'acido tartarico puro e in dosi elevate è altamente tossico: l'assunzione di 7,5 g/kg di questa molecola provoca la morte per collasso cardiovascolare e/o insufficienza renale acuta. Se non s'interviene prontamente, l'esito infausto sopraggiunge in un periodo di tempo variabile da 12 ore a 9 giorni dopo la sua somministrazione. Ad ogni modo, le probabilità d'intossicazione - almeno per quella involontaria - sono piuttosto scarse: difatti, per uccidere un uomo di 80 chili sono necessari circa 600 grammi di acido tartarico.
Assunto entro le dose raccomandate, l'acido tartarico si rivela un composto completamente innocuo, dato che viene fisiologicamente eliminato attraverso le urine.

Acido tartarico nel vino

Oltre ad essere uno dei principali componenti dell'uva, l'acido tartarico è il più importante regolatore d'acidità del vino. Non a caso, l'acidità totale di un vino viene misurata proprio a partire dalla quantità di acido tartarico in esso disciolto (acidità totale del vino espressa in g/L di acido tartarico).
Nel vino, quest'acido della frutta è importantissimo e riveste numerose funzioni:

  1. Regola l'acidità del vino: il pH acido del vino funge da protezione contro l'attacco di batteri. È possibile addizionare acido tartarico al vino per aumentarne l'acidità (ovvero ridurre il pH)
  2. Conferisce un aroma particolare al vino
  3. Svolge un ruolo importante nella colorazione del vino

Non è raro che l'acido tartarico del vino cristallizzi, formando cristalli di bitartrato di potassio, ben visibili nel tappo di sughero (i cosiddetti diamanti del vino). Seppur innocui, questi composti cristallini - chiamati "tartrati" - sono spesso considerati segno di vino scadente o cattivo.

Acido tartarico nei cosmetici

In cosmesi, l'acido tartarico è sfruttato soprattutto per le sue capacità cheratolitiche, schiarenti ed antiossidanti; non a caso, costituisce spesso l'ingrediente dominante di creme idratanti, esfolianti, antimacchia ed antiage.
L'acido tartarico, in cosmesi, trova indicazione nel trattamento di:

  • Pelli mature, aride e poco elastiche → formulato insieme a sostanze idratanti (es. crema all'acido ialuronico), l'acido tartarico contrasta efficacemente la secchezza cutanea di pelli non più giovanissime, ripristinando quanto possibile la loro naturale morbidezza perduta nel corso degli anni
  • Punti neri ed acne → l'acido tartarico esercita un'ottima attività comedolitica, incoraggiando lo svuotamento delle cisti
  • Macchie scure sulla pelle → l'acido tartarico esfolia la pelle rimuovendo le cellule superficiali dall'epidermide, incoraggiando nel contempo il rinnovamento cellulare. In questo modo, le creme all'acido tartarico aumentano la luminosità delle pelle

Le creme o gli altri prodotti cosmetici formulati con acido tartarico richiedono un'applicazione costante. Per un risultato ottimale, si consiglia di spalmare il prodotto al mattino e alla sera, su pelle pulita ed accuratamente asciugata. Il massaggio è parte integrante del trattamento: per questo, è importante massaggiare delicatamente, fino a completo assorbimento della crema. Proseguire il trattamento per un periodo di almeno 4-6 settimane.

Altre applicazioni

L'acido tartarico trova spazio anche in ambito culinario, medico e nella pulitura di alcuni metalli.
In cucina, questa sostanza trova impiego come correttore di acidità (E334), per la preparazione di bibite analcoliche ed effervescenti, prodotti di panetteria, confetture, dolciumi, prodotti caseari e lieviti in polvere.
In medicina, l'acido tartarico può essere utilizzato anche come blando purgante salino (sale di Rochelle); inoltre, è indicato per la produzione di bibite dissetanti-digestive.
Alcuni derivati dell'acido tartarico (es. cremortartaro) possono essere addizionati ad acqua per formare una soluzione piuttosto insolita, ma estremamente efficace per la pulizia di monete ed altri materiali composti da rame. Ancora, l'acido tartarico può essere utilizzato anche nell'industria fotografica, nei processi di stampa e di sviluppo.