Seno più alto e sodo: ecco come ottenerlo

Ultima modifica 14.03.2018

A cura del Dr Masino Scutari


« prima parte

LE VALUTAZIONI DEL CHIRURGO

Nel corso del primo incontro con la donna lo specialista valuta i seguenti fattori:

 

1

 

Le motivazioni che hanno spinto la persona a voler modificare il suo aspetto. E' importante essere consapevoli del fatto che un leggero rilassamento mammario è del tutto naturale e, se nella norma, non è antiestetico.

 

2

 

L'età della donna. Bisogna, infatti, tenere presente che, prima di essere sottoposto a qualsiasi intervento chirurgico, il seno deve aver completato il suo sviluppo.

 

3

 

Le dimensioni del seno. Se il seno è voluminoso spesso il chirurgo, oltre a "sollevare", deve anche ridurre la quantità di tessuto mammario (ghiandola e grasso) nel corso dello stesso intervento. In pratica, alla normale mastopessi si aggiunge la mastoplastica riduttiva.

 

4

 

La forma del seno. Va detto, a questo proposito, che un bel seno deve corrispondere a precise caratteristiche, quindi dovrebbe essere di forma conica (vedi dis.2); i suoi capezzoli dovrebbero "guardare" leggermente verso l'esterno e non in avanti; i due seni non dovrebbero essere troppo ravvicinati; dovrebbero avere lo stesso volume e la stessa altezza.

seno

 

5

 

Le misure del seno. Il seno ideale (indipendentemente dalla forma e dalla dimensione) dovrebbe avere tra l'areola del capezzolo e il solco sottomammario una distanza di circa 6 centimetri. Dall'apice del capezzolo alla base in alto del seno dovrebbe esserci una distanza di circa 10 centimetri.

 

LA NOVITA': IL REGGISENO NATURALE

Normalmente se il seno non "tiene" si indossa un reggiseno. Niente di più ovvio, ma in questo caso si parla di una novità assoluta nell'ambito dell'estetica: un reggiseno interno sottocutaneo. Non si tratta del tradizionale innesto di materiale sintetico (protesi), bensì di un sostegno mammario tutto naturale, costituito dallo stesso tessuto della donna che si sottopone all'intervento chirurgico. 

 

I VANTAGGI DEL NUOVO METODO


I vantaggi della nuova "protesi naturale" sono: la durata permanente e la inalterabilità nel tempo; la dimensione minima delle cicatrici; il fatto che al tatto non si avverta la sua presenza.
La metodica è stata ideata dal chirurgo padovano Masino Scutari. In pratica, si esegue una piccola incisione intorno all'areola del capezzolo, si asporta una piccola porzione di fascia muscolare che avvolge i muscoli pettorali, la si dispone a "coppa" sotto la mammella e se ne ancorano i margini destro e sinistro al muscolo pettorale.
Il nuovo autotrapianto non provoca rigetto in quanto il tessuto della paziente stessa viene perfettamente tollerato dall'organismo. Al contrario delle protesi artificiali (tecniche simili prevedono l'uso di guaine di silicone o reti in materiali comunque estranei all'organismo) le fasce muscolari non sviluppano la cosiddetta "capsula fibrosa" che col tempo può dare al seno una forma innaturale e una consistenza dura al tatto.
La impossibilità della formazione della capsula fibrosa è possibile grazie al fatto che i due tessuti che entrano in diretto contatto, ovvero la ghiandola mammaria e la fascia del muscolo pettorale, si integrano gradualmente, fino a costituire un corpo unico.

 

I REQUISITI DELLA PAZIENTE


ptosi severaLa nuova tecnica è adatta non solo ai casi di ptosi (caduta) ma anche per gli interventi di riduzione mammaria. Unico limite: data la misura ridotta dell'incisione, per un seno voluminoso e molto cadente è necessario ricorrere alle tecniche tradizionali che prevedono incisioni più vaste (verticale; a "L" a "T" rovesciata, vedi disegno D).
Bisogna inoltre considerare la tipologia di muscolo pettorale della donna.
La fascia muscolare deve essere infatti ampia e di spessore abbastanza consistente, in modo da poter garantire un sostegno efficace. Questi parametri vengono verificati dal chirurgo nel corso della prima visita medica.

 

L'INTERVENTO PASSO PER PASSO


1) Il chirurgo disegna sulla pelle il tracciato delle incisioni che farà. Si disegna un cerchio più piccolo lungo il margine dell'areola del capezzolo, e un cerchio più grande a distanza variabile dal primo. La prima incisione serve per delimitare l'areola del capezzolo, la seconda serve da via di accesso al tessuto sottocutaneo per eseguire l'intervento chirurgico, e delimita la porzione di cute in eccesso da asportare (cioè quella compresa tra i due cerchi concentrici).
2) A seconda delle esigenze della donna, si pratica un'anestesia locale accompagnata da sedazione o un'anestesia generale.
3) Partendo dall'incisione periareolare si scolla il tessuto sottocutaneo del seno in alto (fino alla clavicola), in basso (fino al solco sottomammario) e lateralmente (fino all'ascella).
4) Si libera quindi la fascia del muscolo "grande pettorale" a partire dalla metà superiore della ghiandola mammaria fino alla clavicola. Si estrae poi una "lamina" di tessuto connettivo (robusto ed elastico che funge da sostegno) che riveste la superficie del muscolo. Il rettangolo di fascia muscolare prelevato ha la base uguale alla semicirconferenza del seno e l'altezza uguale alla distanza tra il capezzolo e il solco sottomammario. Per avere un'idea di questo sostegno naturale si può immaginare un reggiseno "a balconcino".
5) A questo punto si passa quindi a posizionare la fascia di sostegno sotto la mammella e si fissano i suoi margini esterni, con punti speciali, al muscolo "grande pettorale". Si passa quindi alle strutture esterne.

 

DOPO L'OPERAZIONE


Nei giorni immediatamente dopo l'intervento si assumono farmaci antibiotici. Dopo 2 settimane si rimuovono i bendaggi contenitivi (si tratta di speciali cerotti analgesici). Per i 3 mesi seguenti, inoltre, si consiglia di indossare un reggiseno contenitivo.
Nel caso in cui le cicatrici rimangano leggermente raggrinzite attorno all'areola del capezzolo, si può procedere, dopo alcuni mesi, con un piccolo intervento di correzione della cicatrice in anestesia locale.