Asma Bronchiale - Trattamento, Farmaci e Prevenzione
Rapporto Medico-Paziente
Sensibilizzare il paziente a sviluppare uno stretto rapporto di collaborazione con il medico
La gestione dell'asma richiede lo sviluppo di una stretta relazione tra il paziente asmatico ed il medico.
Con l'aiuto del medico i pazienti dovrebbero imparare a:
- Evitare l'esposizione ai fattori di rischio.
- Assumere correttamente i farmaci.
- Capire la differenza che c'è tra i farmaci antiasmatici “di fondo”, da assumere continuamente, e i farmaci “al bisogno”, da prendere solo dinanzi ad una reale necessità.
- Monitorare lo stato di salute interpretando i sintomi e, se possibile, misurare il picco di flusso espiratorio (PEF).
- Riconoscere i segni premonitori delle crisi asmatiche e prendere i dovuti provvedimenti.
- Ricorrere prontamente al medico in caso di necessità.
L'educazione del paziente asmatico dovrebbe quindi rappresentare parte integrante della relazione medico-paziente. Con una serie di metodi - come ad esempio i colloqui (con il medico e con gli infermieri), le dimostrazioni ed il materiale scritto - è possibile rinforzare i messaggi educazionali.
Il personale sanitario dovrebbe preparare per iscritto, con il paziente, un programma individuale di trattamento, corretto e comprensibile, che il soggetto asmatico possa effettivamente eseguire.
Farmaci e Trattamento
Farmaci da Usare al Bisogno
I farmaci sintomatici si individuano:
- nei beta2-agonisti
- negli anticolinergici.
In base alla durata dell'effetto broncodilatante, i beta2-agonisti sono suddivisi in principi attivi
- a breve durata d'azione: salbutamolo e terbutalina
- a lunga durata d'azione: salmeterolo e formoterolo.
farmaci anticolinergici (ipratropium e oxitropium) inducono broncodilatazione molto più lentamente rispetto ai beta2-agonisti, e con un picco di efficacia inferiore.
Per questo motivo NON sono considerati farmaci broncodilatatori di prima scelta nel trattamento dell'asma bronchiale.
Farmaci di Fondo
Lo scopo dei farmaci usati nella terapia di fondo è quello di mantenere la malattia sotto controllo, cioè in assenza di sintomi. La loro attività è rivolta alla riduzione del processo infiammatorio bronchiale, che inizia molto precocemente, quindi a rendere il soggetto asintomatico. I farmaci più efficaci sono:
- corticosteroidi inalatori (beclometasone, budesonide, flunisolide, fluticasone, mometasone),
- cromoni (sodionedocromile, sodiocromoglicato),
- antileucotrienici per la loro capacità di inibire i mediatori flogogeni e inducenti lo spasmo bronchiale.
Impostazione Terapeutica
L'impostazione terapeutica dipende dallo stato clinico-funzionale.
Periodo critico
Nel periodo critico, per ridurre lo stato infiammatorio particolarmente attivo, e la broncostruzione, è necessario associare farmaci antinfiammatori e beta2-agonisti, in modo da riportare, in tempi brevi, la pervietà bronchiale ad un livello tale da consentire la ripresa della normale attività quotidiana.
Forme Gravi
Nelle forme più marcate è invece consigliato l'uso di corticosteroidi ad alto dosaggio, associati al salmeterolo o al formoterolo per la loro azione protratta nel tempo.
Forme Lievi
Nelle forme più lievi si è dimostrato molto utile l'utilizzo dei cromoni, o dei corticosteroidi, a dosaggi inferiori, associati o meno al salbutamolo o alla terbutalina secondo il bisogno.
Il trattamento dev'essere proseguito con entrambi i farmaci (antinfiammatorio e broncodilatatore) fino alla stabilizzazione del quadro clinico-funzionale al livello antecedente la crisi. Raggiunto questo obiettivo è necessario proseguire con la sola terapia antinfiammatoria per un congruo periodo di tempo, in quanto la flogosi delle vie aeree può persistere per lunghi periodi.
Periodo intercritico
Nel periodo intercritico, quando il soggetto è clinicamente asintomatico, la necessità o meno del trattamento farmacologico è data dalla condizione funzionale rilevata con la spirometria. Se i dati risultano nella norma, non è necessaria alcuna terapia; se invece è presente un quadro ostruttivo (sia pur asintomatico) è necessario impostare una terapia a lungo termine con corticosteroidi inalatori ed, eventualmente, beta2-agonisti ad azione prolungata. Nei soggetti allergici stagionali è opportuno iniziare una farmacoprofilassi con antinfiammatori qualche settimana prima del periodo critico presunto in base alle prove allergiche.
Sempre nel periodo intercritico, è indispensabile valutare lo stato di iperreattività bronchiale del paziente asmatico con una prova da sforzo, al fine di verificare l'esistenza del broncospasmo da esercizio fisico - sovente limitante la prestazione sportiva - quindi la necessità di istituire un'adeguata farmacoprofilassi.
Questa si basa sui farmaci beta2-agonisti in associazione o in alternativa ai cromoni (anche se
questi ultimi possono risultare meno efficaci), da somministrare prima della prestazione
Anche gli antileucotrienici, utilizzati per la terapia degli episodi acuti, ma soprattutto assunti per
periodi di tempo prolungati, hanno dimostrato un'efficace azione preventiva.
Prevenzione
Per migliorare il controllo dell'asma e ridurre la necessità di farmaci al bisogno, i pazienti dovrebbero evitare l'esposizione ai fattori di rischio che scatenano la sintomatologia asmatica.
L'attività fisica è uno stimolo in grado di scatenare sintomi di asma, ma i pazienti non dovrebbero evitare l'esercizio fisico. I sintomi possono essere prevenuti prendendo, al bisogno, un farmaco a rapida insorgenza d'azione, prima di iniziare un'intensa attività fisica (alternative sono rappresentati dagli antileucotrienici o dai cromoni).
I pazienti con asma di gravità moderata dovrebbero sottoporsi a vaccinazione antinfluenzale ogni anno, o almeno fino a quando la vaccinazione nella popolazione generale è raccomandata. I vaccini antinfluenzali con virus inattivati sono sicuri per gli adulti e bambini al di sopra dei 3 anni.
Conclusioni
L'asma bronchiale è responsabile di un elevato consumo di risorse sanitarie, sia in termini di costi diretti per la gestione della malattia - costituiti da costi per i farmaci, per le prestazioni sanitarie e le ospedalizzazioni dei casi più gravi - sia in termini di costi indiretti, legati alla mancata produttività per assenze dal lavoro o dalla scuola e alla scarsa qualità di vita.
I risultati di recenti ricerche dimostrano che esiste ancora un ritardo diagnostico dovuto sia all'iniziale scarsa motivazione dei pazienti a recarsi dal medico - per riferire in merito alla presenza dei sintomi, confidando più sulla transitorietà del problema e sull'automedicazione - che all'incertezza del medico a sottoporre il suo assistito all'esame spirometrico per la conferma del sospetto diagnostico per asma.
Questo comportamento determina un ritardo nella definizione e regolarità della terapia antiasmatica; nel frattempo si instaura un insufficiente controllo della malattia ed un perdurare di limitazioni nella vita relazionale del paziente, che spesso sono ingiustificate, essendo la maggior parte dei malati di asma in grado di raggiungere e mantenere un benessere fisico vicino se non uguale ai soggetti non asmatici.
E' pertanto necessario richiamare l'attenzione del personale sanitario sull'importanza di una corretta gestione di questa malattia così frequente.
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