Asintomatico: Cosa Significa? Quali Sono le Conseguenze?

Asintomatico: Cosa Significa? Quali Sono le Conseguenze?
Ultima modifica 18.11.2020
INDICE
  1. Definizione
  2. Significato Clinico
  3. Malattie Asintomatiche
  4. Diagnosi
  5. Asintomatico vs Presintomatico

Definizione

Cosa vuol dire "Asintomatico"

In medicina, si considera asintomatico un paziente portatore di una malattia o di un'infezione, che non presenta sintomi solitamente associati a tali condizioni.

Il termine "asintomatico" significa letteralmente assenza di sintomi.

Malattie e Infezioni Subcliniche: cosa significa?

Le infezioni quasi o completamente asintomatiche sono anche chiamate infezioni subcliniche o infezioni inapparenti. Altre malattie - come quelle di pertinenza psichiatrica - possono essere considerate subcliniche se presentano alcuni, ma non tutti i sintomi richiesti per formulare una diagnosi clinica.

Esempi

Ci sono molte condizioni mediche a lungo termine e malattie a breve termine per le quali è stato documentato un numero clinicamente rilevante di individui asintomatici.

Tra le malattie più comuni che possono verificarsi senza alcun sintomo rientrano:

Sinonimi di Asintomatico

In medicina, per indicare una condizione asintomatica, si fa ricorso anche al termine "clinicamente silente".

Nell'ambito delle malattie infettive, quale sinonimo di portatore asintomatico, viene utilizzato il concetto di portatore sano per identificare un individuo infettato da un microrganismo patogeno trasmissibile (virus, batteri, protozoi, miceti ecc.), ma che non presenta sintomi evidenti della malattia. I portatori sani hanno grande importanza epidemiologica, in quanto rappresentano un'importante fonte di disseminazione dell'agente infettivo: nonostante non siano non influenzati dal patogeno, possono trasmetterlo ad altre persone, talvolta ignorando di essere vettori dell'infezione. I portatori sani (cioè infette, ma NON ammalate) svolgono un ruolo critico nella trasmissione di patologie infettive comuni come: febbre tifoide, HIV, clamidia, Clostridium difficile, influenza, colera e tubercolosi. Malattie virali come l'epatite B e la poliomielite vengono spesso trasmesse in questo modo.

Portatore Sano in Genetica

Il concetto di portatore sano è utilizzato soprattutto in genetica per indicare le persone che hanno ereditato un'aberrazione allelica, genica o cromosomica alla base di una determinata malattia, ma sono asintomatiche, cioè non presentano un quadro clinico dovuto alla stessa patologia, e conducono una vita normale. Esempio: la microcitemia è determinata da aberrazioni molto eterogenee (mutazioni puntiformi, delezioni ecc.) a carico del gene HBB (11p15.5) che codifica per le β-globine; la trasmissione della microcitemia si verifica con modalità autosomica recessiva, quindi può essere affetto dalla malattia solo un bambino i cui genitori siano entrambi portatori.

Differenza tra Agente Infettivo, Infezione e Malattia Infettiva

Nell'ambito delle malattie infettive, va ricordato che l'infezione non è la malattia e, per soprattutto per l'intervento del sistema immunitario, l'infezione non rende scontato lo sviluppo della malattia. Nel linguaggio comune, inoltre, le malattie infettive vengono indicate con il virus, il batterio o altro patogeno che ne è responsabile, in modo interscambiabile, rendendo confusi questi concetti.

Per esempio, la pandemia da COVID-19 viene oggi chiamata semplicemente "Coronavirus", quando, in realtà, la malattia è causata da un solo specifico tipo di Coronavirus, tra i molti circolanti, chiamato SARS-CoV-2 (dall'inglese "Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2"). Inoltre, si sente anche parlare di COVID-19 - acronimo di "Corona Virus Disease 2019" - riferendosi all'agente virale, quando la sigla "COVID" significa "sindrome respiratoria causata dal nuovo Coronavirus": "CO" sta per corona, "VI" per virus, "D" per disease (malattia) e "19" indica l'anno in cui si è manifestata per la prima volta. Allo stesso modo, l'infezione da HIV non significa aver sviluppato il quadro clinico dell'AIDS che ne può conseguire, così come l'infezione da virus influenzali (più precisamente orthomyxoviradae) non rende scontata l'influenza.

Considerare i termini "infezione" e "malattia" come sinonimi non è, quindi, corretto. L'infezione - caratterizzata dall'invasione di un microrganismo patogeno che riesce a penetrare, attecchire e moltiplicarsi all'interno di un organismo ospite - non comporta, necessariamente, la comparsa delle alterazioni dello stato di salute tipiche della malattia. Affinché l'infezione evolva in malattia, gli agenti infettivi penetrati nell'organismo devono: trovare le condizioni ideali alla loro replicazione, essere dotati di particolari caratteristiche di patogenicità (es. virulenza, produzione di tossine, capacità del microrganismo di bloccare i meccanismi di protezione del corpo ecc.) e riuscire ad eludere le difese immunitarie di cui normalmente l'organismo è provvisto. Solo in caso di successo, l'agente patogeno determinerà la comparsa di segni (rilevabili oggettivamente) e sintomi (avvertibili soggettivamente) che caratterizzano una particolare malattia infettiva.

Significato Clinico

Perché è importante riconoscere un Asintomatico?

Dal punto di vista clinico, sapere che una condizione è asintomatica è importante per i seguenti motivi:

  • Un paziente asintomatico può sviluppare sintomi in seguito e solo allora richiedere un trattamento (per questo, alcune patologie che comportano variazioni significative nel quadro clinico o predispongono ad altri problemi medici sono monitorate ad intervalli regolari);
  • Una condizione asintomatica può risolversi da sola o diventare benigna;
  • In caso di infezione, un portatore asintomatico può essere contagioso; esserne consapevoli può aiutare a ridurre la diffusione della malattia che ne consegue ad altri;
  • Sapere che una persona è asintomatica per una determinata condizione consente di prestare particolare attenzione a possibili conseguenze correlate alla stessa. Esempio: l'ipotiroidismo subclinico (asintomatico) rende il paziente vulnerabile alla sindrome di Wernicke-Korsakoff o beri-beri a seguito della somministrazione di glucosio per via endovenosa.

Malattie Asintomatiche

In quali casi si è (o si torna ad essere) Asintomatici?

  1. Per la maggior parte delle malattie, esiste una fase asintomatica in cui il processo patologico è in atto (o l'infezione è presente), ma non produce sintomi evidenti.
  2. Inoltre, si può diventare asintomatici durante la convalescenza o la remissione, quindi dopo l'esordio della malattia e dopo aver manifestato i sintomi.
  3. Alcune malattie decorrono con cicli ricorrenti di remissione, in cui si è asintomatici, e di fasi attive, quindi caratterizzate dalla ricomparsa dei sintomi.

Infezioni

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Un'infezione asintomatica è indicativa dell'esposizione ad un patogeno (batterio, virus, fungo o parassita), che non ha ancora prodotto alcun sintomo (come febbre o tosse). In alcuni casi, ciò significa che il sistema immunitario sta contrastando efficacemente l'agente infettivo dopo il suo ingresso nell'organismo e chi ne è affetto potrebbe non venirne mai a conoscenza; altre volte, possono insorgere i sintomi della malattia infettiva dopo una fase asintomatica. A seconda dell'agente patogeno, la trasmissione dell'infezione ad altre persone è possibile anche se non si presentano sintomi.

Attenzione! Se si è affetti da una malattia contagiosa, come l'influenza o il comune raffreddore, e non si manifesta alcun sintomo, è possibile comunque diffondere l'infezione ad altre persone.

Tumori e Malattie Croniche

Alcune persone possono rimanere asintomatiche per un periodo di tempo prolungato, come nel caso di alcune forme di tumore che evolvono lentamente senza produrre sintomi, fino a quando non iniziano ad influenzare una funzione del corpo.

Altre condizioni che possono essere asintomatiche durante una parte del loro decorso includono l'ipertensione e il diabete.

Da ricordare

Trattare una malattia che non ha ancora mostrato alcun sintomo può fare la differenza per la salute nel lungo termine o addirittura per la sopravvivenza. Ad esempio, i controlli routinari della pressione sanguigna e della glicemia possono rilevare problemi, come l'ipertensione e il diabete, prima che provochino sintomi evidenti.

Diagnosi

Come viene identificato un Asintomatico?

Le condizioni asintomatiche non possono essere scoperte fino a quando il paziente non si sottopone ad esami medici (come analisi di laboratorio o imaging). In particolare, la definizione di tale stato è possibile attraverso il riscontro di segni clinici che il medico può rilevare durante una visita, nell'ambito di test di screening e/o con l'interpretazione di reperti laboratoristici.

Test di screening su Asintomatici

Gli esami di screening sono indagini diagnostiche condotte a tappeto, su una fascia più o meno ampia della popolazione, allo scopo di individuare una malattia (o i suoi precursori, cioè quelle anomalie indicative dell'esordio o dello sviluppo della patologia) prima che si manifesti con sintomi evidenti. Ricorrendo ai test di screening, non solo è possibile identificare precocemente i segnali prodromici indicativi della malattia, ma è offerta anche la possibilità di trattarle e risolverle in maniera adeguata prima che il quadro clinico degeneri.

Lo scopo dei test di screening consiste proprio nel rilevare varie condizioni in coloro che sono asintomatici, consentendo la diagnosi precoce e il monitoraggio o il trattamento.

Utilità dei programmi di screening: qualche esempio

  • Il tumore del colon-retto tende a non dare segni di sé per molto tempo. I primi sintomi sono, inoltre, spesso aspecifici e possono essere confusi, ad esempio, per problemi di emorroidi o ragadi anali. Una strategia di prevenzione efficace consiste nell'aderire alla campagna di screening proposta dal Servizio Sanitario Nazionale a tutti gli uomini e donne a partire dai 50 anni di età. Lo screening prevede di effettuare sulla popolazione a rischio, con cadenza annuale o biennale, il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci; solo in caso di positività, questo sarà poi seguito dalla colonscopia. Con questi esami, è spesso possibile intercettare la malattia nelle fasi iniziali, quindi potenzialmente curabili. In particolare, la rimozione dei polipi trovati durante una colonscopia di screening può prevenire lo sviluppo del cancro del colon.
  • Il Pap test è l'esame di riferimento per quanto riguarda lo screening per il tumore del collo dell'utero (o cervice uterina): i programmi di screening rivolti alle donne asintomatiche, in età fertile, hanno contribuito in modo significativo alla riduzione della mortalità associata alla patologia. Il Pap test consente, infatti, di identificare in tempo le alterazioni preneoplastiche a carico del collo dell'utero, offrendo la possibilità di trattare e risolvere le lesioni precancerose nel loro stadio iniziale, prima che degenerino in senso neoplastico.
  • Il PSA, acronimo di Prostate Specific Antigen, è una proteina prodotta dalla prostata che si trova normalmente nel sangue, anche in assenza di problemi. Il PSA è il principale marcatore per la diagnosi di malattie dell'organo: livelli elevati o crescenti nel tempo potrebbero indicare la presenza di condizioni benigne (una prostatite, un'iperplasia prostatica benigna ecc.), quanto di processi neoplastici. Lo screening iniziale per la diagnosi di cancro della prostata sulla popolazione maschile prevede il test ematico del PSA.

Quando preoccuparsi?

Una condizione asintomatica può riferirsi ad una qualsiasi di una serie di situazioni diverse. Spesso, è difficile sapere se una condizione asintomatica progredirà. La decisione dell'opportunità d'impostare un iter diagnostico e/o un protocollo terapeutico dovrebbe tenere in considerazione non solo il risultato, ma anche le sue implicazioni mediche, i trattamenti disponibili e la salute generale del paziente.

  • Da un lato, la scoperta di una condizione asintomatica potrebbe essere un segno precoce che, se tenuto in considerazione, potrebbe migliorare la qualità della vita o la sopravvivenza a lungo termine; in questi casi, gli accertamenti diagnostici e il trattamento che ne consegue fa chiaramente la differenza. 
  • D'altra parte, la scoperta di essere asintomatici potrebbe non significare nulla, cioè la diagnosi precoce non porterà né a una migliore qualità della vita, né ad una maggiore sopravvivenza. In questo caso, ulteriori test e interventi medici possono essere eseguiti inutilmente.

Per questo motivo, è bene che l'interpretazione di un reperto asintomatico spetti al medico, che conosce il quadro anamnestico completo e può rapportarlo ad eventuali fattori di rischio esistenti.

Le possibili domande da porre al medico sono:

  • Quali sono le possibilità che svilupperò la malattia per la quale ora sono asintomatico? Come potrebbe cambiare nel tempo?
  • Cosa potrebbe comportare il trattamento? Quali sono i pro e i contro?

Da ricordare

Nel complesso, i CONTROLLI MEDICI DI ROUTINE e i TEST DI SCREENING sono la misura più efficace per prevenire le complicazioni di salute dovute a malattie asintomatiche o presintomatiche.

Asintomatico vs Presintomatico

Differenza tra Presintomatici e Asintomatici

È importante capire la differenza tra questi due termini medici:

  • ASINTOMATICO significa che non ci sono sintomi per tutta la durata della malattia;
  • PRESINTOMATICO significa che c'è un periodo iniziale senza manifestazioni evidenti, ma i sintomi della malattia si svilupperanno in seguito.  
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Ad esempio, sia l'influenza, che il raffreddore sono più contagiosi nel corso del periodo di incubazione, cioè il lasso di tempo che intercorre tra il momento del contagio (ingresso dell'agente infettivo nell'organismo) e lo sviluppo dei sintomi che caratterizzano le malattie. Ciò significa che entro i primi due-quattro giorni (in media, 36-48 ore per l'influenza, 24-72 ore per il raffreddore) dopo l'esposizione a ciascun virus, il raffreddore e l'influenza possono essere trasmesse anche da persone presintomatiche, apparentemente sane, che non presentava ancora nessun sintomo.

Occorre sottolineare ancora una volta che gli individui asintomatici - cioè che vengono infettati dal virus, ma non sviluppano mai sintomi evidenti - possono trasmettere l'influenza.

COVID-19: cosa implica l’essere Asintomatici Positivi?

La pandemia di nuovo Coronavirus ha portato ad una maggiore comprensione di questi termini: esiste la possibilità che le persone infettate dal virus, ma senza alcun sintomo, possano trasmettere l'infezione.

In altre parole, chi è positivo al SARS-Cov 2 può contagiare gli altri anche senza ammalarsi (casi asintomatici) o sviluppando solo in seguito la malattia (casi presintomatici).

A luglio 2020, i Centri statunitensi per il Controllo e la Prevenzione Delle Malattie (CDC) hanno stimato che circa il 40% delle trasmissioni di COVID-19 si verifica quando le persone sono ancora presintomatiche.

Inoltre, fino al 45% delle infezioni da COVID-19 può essere asintomatico, poiché i sintomi potrebbero semplicemente non svilupparsi mai per alcune persone; il tasso effettivo di trasmissioni asintomatiche di COVID-19 non è ancora noto, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Per questo motivo, è molto importante seguire le raccomandazioni indicate per il contenimento della diffusione SARS-CoV-2 e adottare le misure di sicurezza per la prevenzione di COVID-19, tra cui ricordiamo: corretta igiene delle mani, uso della mascherina, distanziamento sociale e divieti di assembramento.

Coronavirus: come si fa a scoprire di essere Asintomatici?

L'unico modo per capire se si è positivi è sottoporsi al tampone rinofaringeo, esame che fornisce conferma eziologica di COVID-19 tramite l'identificazione del materiale genetico virale (RNA) dal materiale prelavato da naso e gola (test molecolare COVID-19).

Al fine di intercettare puntualmente eventuali soggetti asintomatici, sono utili anche i test sierologici per la ricerca degli anticorpi anti SARS-CoV-2 condotti a tappeto sulla popolazione. In funzione delle conoscenze ad oggi disponibili, ricordiamo che la finalità di questi esami non è diagnostica, ma epidemiologica: per le tempistiche utili al rilevamento delle IgG e delle IgM nelle persone infettate dal nuovo Coronavirus, prima che i sintomi si manifestino, i test sierologici hanno qualche limite.

In caso di COVID-19, gli anticorpi indicativi di una "memoria immunologica" (IgG) iniziano a essere identificabili a partire dalla fine della seconda settimana dall'inizio dei sintomi (7-10 giorni dopo), quindi verso la fine della terza settimana da quando è stata contratta l'infezione da SARS-CoV-2. Il periodo d'incubazione per COVID-19 è di 2-11 giorni e le immunoglobuline di classe M (IgM) rilevate con i test sierologici sono indicative di un'infezione recente (iniziano ad essere prodotte dal terzo-quinto giorno dalla comparsa dei sintomi), ma – in generale – sono meno specifiche.

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici