Ultima modifica 02.11.2018

Cos'è ?

Yarsagumba è la traduzione fonetica occidentale del termine nepalese usato per indicare un fungo delle larve di “lepidottero fantasma” (insetto).

Tale fungo è identificato dalla nomenclatura binomiale Ophiocordyceps sinensis [sin. Sphaeria sinensis Berk. (1843) Cordyceps sinensis (Berk.) Sacc. (1878)].


Yarsagumba

Bruchi mummificati con emergenti Ophiocordyceps sinensis. Da wikipedia.org

Yarsagumba agisce come un parassita letale; germina nella larva viva e la uccide mummificandola. Solo a questo punto, il corpo fruttifero del fungo (gambo e cappella) emerge dal cadavere fino a raggiungere la superficie.
Attualmente, lo yarsagumba appartiene al fiorente business erboristico e dei rimedi naturali, nel quale ha assunto recentemente un valore economico abbastanza elevato.
Tra i vari funghi entomopatogeni*, lo yarsagumba è utilizzato da almeno 2000 anni. Ha una lunga storia di utilizzo nella medicina tradizionale orientale ed è conosciuto pure in Occidente nella veste di “fungo medicinale”.


*Funghi entomopatogeni: organismi che instaurano con l'insetto un rapporto di parassitismo vero e proprio che si manifesta con una patologia a carattere infettivo.


Lo yarsagumba propriamente detto è venduto intero, assieme alla larva; la conservazione è buona, grazie alla mummificazione dell'animale quando è ancora in vita. Tuttavia, esistono anche altre forme medicinali di O. sinensis (come capsule o compresse), ricavate da funghi di coltura artificiale su altri substrati (non le larve).
Lo yarsagumba è molto utilizzato in medicina tradizionale tibetana e cinese, grazie alle presunte capacità curative, energizzanti ed afrodisiache.
Nonostante siano già stati isolati diversi ceppi fermentabili di O. sinensis, per il momento lo yarsagumba da larva non è soggetto a coltivazione e viene prelevato esclusivamente dal suo habitat naturale. Com'è facilmente deducibile, il sovrasfruttamento di questa risorsa ha determinato un impoverimento progressivo del territorio, fino alla classificazione del yarsagumba come specie a rischio.

Proprietà medicinali

Utilizzo in Medicina Tradizionale Asiatica

Lo yarsagumba è un fungo molto apprezzato dai professionisti della medicina tibetana e cinese, che lo utilizzano come trattamento essenziale in un'ampia varietà di disturbi; a livello curativo, lo yarsagumba è particolarmente rinomato per i suoi effetti benefici sui polmoni ed i reni, come ipoglicemizzante, stimolante del sistema immunitario ed anticanceroso. Sembra avere anche effetti antiaging, tonici e benefici per la disfunzione erettile.
Le applicazioni dello yarsagumba sono di vario genere; spaziano dalla cura delle malattie infettive, in particolare quelle che interessano il tratto respiratorio, alle patologie renali ed epatiche. Si mostra efficace nella lotta all'affaticamento cronico o all'astenia, all'iperglicemia del diabete mellito tipo 2, alle iperlipemie, alle sofferenze renali, epatiche e cardiache (sopratutto le aritmie).
L'impiego medicinale dello yarsagumba è verosimilmente nato in Tibet o in Nepal. Il testo più antico che ne documenta l'utilizzo (Man Ngag anello bye ba bsrel) è stato scritto alla fine del 1400 dal medico tibetano Zurkhar Nyamnyi Dorje.
La prima menzione sullo yarsagumba nella medicina tradizionale cinese è attribuibile a Wang Ang, che, nel 1694, scrisse un compendio sulla materia medica (Ben Cao Bei Yao); nel XVIII secolo venne citato anche nel libro di Wu Yiluo (Ben cao cong xin).
In medicina cinese, lo yarsagumba è considerato un alimento perfettamente equilibrato tra lo yin e lo yang, poiché composto al 50% da una fonte animale e per l'altra metà vegetale (anche se, in base alla classificazione occidentale, i funghi appartengono ad un terzo regno).
Oggi, il micelio di O. sinensis viene coltivato anche su scala industriale, utilizzando come substrato di crescita i cereali o i liquidi; tuttavia, nessuno è riuscito ad ottenerlo allevando le larve da infettare col parassita (tradizionale).
Il dosaggio tipico di yarsagumba, sotto forma di compresse o capsule, è di circa 3-9g.

Controindicazioni

Secondo uno studio di Bensky et al. (2004), i miceli di Ophiocordyceps sinensis cresciuti in laboratorio hanno efficacia clinica simile ed una tossicità inferiore.
Gli effetti avversi provocati dall'ingestione di compresse o capsule contenenti O. sinensis possono riguardare: costipazione, distensione addominale, diminuzione della peristalsi, irregolarità del ciclo mestruale nelle donne (due casi denunciati) ed amenorrea (un caso denunciato).

Cenni di Ecologia

I bruchi a rischio di infezione da yarsagumba vivono a 15cm sotto terra, sui prati alpini e nelle zone arbustive dell'altopiano tibetano e dell'Himalaya, ad un'altitudine compresa tra 3.000 e 5.000m (da nord del Nepal, Bhutan e anche a nord dell'India, fino alla parte settentrionale dello Yunnan, Qinghai orientale, Tibet orientale, Sichuan occidentale e Gansu del sud-ovest).
Il fungo agisce nel momento in cui l'ospite entra in letargo, crescendo rapidamente e consumandolo dall'interno verso l'esterno. In genere, le larve sono più vulnerabili dopo il cambio della pelle, a fine estate.
Le larve vengono infettate dalle spore ambientali, rilasciate da un altro fungo per mezzo del corpo fruttifero; in genere, l'infezione parte dalla testa, poiché i bruchi hanno la tendenza ad entrare in letargo mantenendo una posizione verticale.
Al momento della germinazione del fungo, la larva rimane uccisa e mummificata, dopo di che il corpo fruttifero cresce ed emerge partendo dalla testa dell'animale fino alla superficie (in tarda primavera).
L'O. sinensis è in grado di infettare ben 57 specie appartenenti a Generi differenti.


Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer