Sindrome sgombroide: cos’è e come affrontarla

Sindrome sgombroide: cos’è e come affrontarla
Ultima modifica 14.02.2022
INDICE
  1. Cos’è l’istamina
  2. Sintomi della sindrome sgombroide
  3. Come capire se si tratta di sindrome sgombroide
  4. Come curare la sindrome sgombroide
  5. Come prevenire la formazione di istamina

La sindrome sgombroide è un'intossicazione alimentare data dall'instamina, che può verificarsi mangiando pesce o prodotti derivati che contengono elevate quantità di questo elemento.

Cos’è l’istamina

L'istamina è una molecola che si trova in alcuni prodotti ittici come risultato della decomposizione dell'istidina, un amminoacido presente nei tessuti muscolari delle specie appartenenti alle famiglie Scombridae e Scomberascidae: tonno, sgombro, sarde, palamita, lampuga sardine, acciughe, aringhe e a volte salmone.

Questo processo è dovuto in parte dallo scorrere del tempo che rende il pesce sempre meno fresco ma soprattutto alla conservazione non corretta di questi alimenti che porta alla proliferazione dei batteri che accelerano la decomposizione e di conseguenza la formazione di grandi quantità di istamina.

L'istamina di per sé non sarebbe nociva per l'organismo visto che è già presente nel corpo umano e gioca un ruolo importante nella regolazione del sistema immunitario. L'intossicazione avviene quando questo elemento viene introdotto dall'esterno, come nel caso in cui si mangi pesce avariato. La reazione del corpo a questo evento non è standard ma se l'istamina nel pesce che si ingerisce raggiunge livelli molto alti potrebbe generare un'intossicazione alimentare grave.

Sintomi della sindrome sgombroide

Il più delle volte la sindrome sgombroide si presenta dopo circa 20-30 minuti dal momento in cui si è ingerito il cibo contaminato. I sintomi solitamente sono lievi, di breve durata e si risolvono da soli. I più comuni sono prurito, mal di testa, dolore addominale, diarrea e palpitazioni, bocca secca, nausea e vomito.

Inoltre, molto spesso, chi la sviluppa avverte un sapore metallico, amaro o piccante in bocca e l'arrossamento del volto che può estendersi anche al torace, seppur raramente.

Infine, nei casi più gravi si possono verificare difficoltà respiratorie, problemi cardiaci, abbassamento della pressione arteriosa e perdita di coscienza.

Solitamente i sintomi si affievoliscono con il passare del tempo e scompaiono entro 6-8 ore, anche se il malessere generale generato dall'istamina può accompagnare anche per 24 ore.

Come capire se si tratta di sindrome sgombroide

La sindrome sgombroide è stata identificata per la prima volta nel 1799 in Gran Bretagna ma nonostante sia nota da secoli molto spesso viene non riconosciuta o sottovalutata perché le sue manifestazioni sono abbastanza simili a quelli di una allergia alimentare.

Tuttavia, anche se può capitare di confonderle, c'è differenza tra allergia e sindrome sgombroide. Nelle allergie alimentari, infatti, l'istamina è prodotta dal corpo umano come risposta agli allergeni, mentre nella sindrome sgombroide è presente nel cibo che si ingerisce, quindi è introdotta dall'esterno

Soprattutto se ci si affida all'auto diagnosi però capire se si tratti dell'uno o dell'altro problema non è semplice.

In caso di dubbio i fattori da considerare sono diversi. Per prima cosa sviluppare allergie nuove in età adulta è un'eventualità non comune e se la reazione si verifica dopo aver mangiato un pesce che si è consumato abitualmente senza problemi, la probabilità che si tratti di sindrome sgombroide aumenta.

Per averne la sicurezza però è necessario analizzare l'alimento incriminato e misurarne la quantità di istamina attraverso test specifici che si effettuano in laboratorio.

Anche se la reattività cambia da persona a persona, genericamente una concentrazione di istamina superiore a 50 milligrammi per 100 grammi di pesce può causare l'intossicazione.

Oltre alle allergie alimentari esistono però altre patologie con manifestazioni simili alla sindrome sgombroide come l'infestazione da Anikasis, un verme anch'esso contenuto nel pesce, malattie cardiache gravi o alcuni tumori come la sindrome da carcinoide e il feocromocitoma.

Come curare la sindrome sgombroide

Se i sintomi della sindrome sgombroide sono lievi non è necessario preoccuparsi. In questo caso assumere antistaminici per via orale può essere sufficiente a controllarli e risolverli. Se invece sono più intensi è necessario rivolgersi a un medico.

La concentrazione di istamina contenuta nel pesce mal conservato che può provocare questo problema non è infatti sempre uguale e quando è molto più elevata di quella che il corpo umano è solito a produrre e gestire, le manifestazioni possono anche essere molto gravi.

Particolare attenzione va riservata alle persone anziane che soffrano di preesistenti malattie respiratorie o cardiovascolari o che assumano farmaci che rallentano ulteriormente la degradazione dell'istamina.

Come prevenire la formazione di istamina

Una volta formatasi l'istamina è piuttosto resistente e quasi impossibile da debellare sul cibo contaminato. Cuocere, affumicare, congelare o sigillare i cibi che la contengono quindi molto spesso non serve per proteggersi dall'intossicazione.

Per prevenire la sindrome sgombroide è fondamentale che la catena di produzione funzioni perfettamente, così come il processo di conservazione, che prevede anche l'osservazione rigorosa della catena del freddo.

Diversi studi hanno dimostrato che sarebbero sufficienti 2 o 3 ore a temperature uguali o superiori a 20 °C per far sì che il pesce produca quantità tossiche di istamina. Per scongiurare pericoli ed evitare che i batteri possano proliferare il pesce deve essere mantenuto a temperature di 0 °C o inferiori.