Pitaya: Proprietà Nutrizionali, Utilizzo nella Dieta e Come Mangiarlo

Ultima modifica 19.05.2023
INDICE
  1. Cos’è
  2. Proprietà Nutrizionali
  3. Dieta
  4. Cucina
  5. Descrizione
  6. Botanica

Cos’è

Cos'è la pitaya?

Pitaya, pitahaya o frutto del drago – "dragon fruit" in inglese – è il nome di un frutto originario del Centro e del Sud America, prodotto dai cactus (Famiglia Cactaceae) del Genere Stenocereus e Hylocereus.

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È un frutto tropicale che, anche grazie alle numerose piantagioni extra continentali – ad esempio nel Sud Est Asiatico e in Australia – sta rapidamente espandendosi anche nella rete commerciale del Vecchio Continente.

La pitaya ha forma e colori molto caratteristici, ed un peso che oscilla tra 150 e 600 g. Come la maggior parte dei frutti dolci, si mangia prevalentemente cruda, anche se può essere usata per ricette più complesse tra cui dessert e bevande.

La pitaya appartiene al VII gruppo fondamentale di alimentifrutta e verdura ricca di vitamina C – e, tra le sue proprietà nutrizionali di maggiori rilevo, possiamo citare:

Non tutti possono consumare liberamente pitaya nella dieta. Essendo molto energetico, questo frutto ha alcune controindicazioni nella nutrizione clinica, soprattutto delle persone che soffrono di patologie legate al metabolismo del glucosio.

Proprietà Nutrizionali

Proprietà nutrizionali della pitaya essiccata

La pitaya appartiene al VII gruppo degli alimenti – frutta e verdura ricca di vitamina C – ma è anche una fonte significativa di zuccheri solubili, fibre e certi minerali. Contrariamente alla maggior parte dei frutti freschi, è povera d'acqua.

La pitaya ha proprietà nutrizionali conosciute ma non troppo approfondite. Ha un apporto energetico molto elevato, di quasi 270 chilocalorie (kcal) per 100 grammi di parte edibile (g / 100 g). Queste calorie vengono fornite prevalentemente dai carboidrati solubili, ovvero dal fruttosio, (82 g / 100 g) e solo marginalmente dalle proteine a basso valore biologico (4 g / 100 g); se escludiamo il contenuto dei semi, l'apporto di grassi è irrilevante. I restanti 11 g / 100 g sono costituiti da minerali, vitamine e fitoelementi; tra tutti, dal punto di vista nutrizionale, hanno maggior rilevanza il calcio e la vitamina C (acido ascorbico).

La pitaya contiene un buon livello di fibre alimentari. Colesterolo, lattosio e glutine sono invece assenti. Istamina, purine e amminoacido fenilalanina compaiono in quantità scarse o quasi nulle – non è noto se sia un istaminoliberatore.

La pitaya è ricca di una sola vitamina, l'acido ascorbico (vitamina C). Per quel che concerne i sali minerali, l'unico valore degno di nota è quello del calcio, anche se è logico dedurre che non sia del tutto biodisponibile. Se fosse carente nella dieta – che invece, come sappiamo, in occidente ne è mediamente troppo ricca – potrebbe risultare interessante anche l'apporto di sodio.

La pitaya rossa e quella viola sono ricche di betacianine – antocianidine antiossidanti.

Se vuoi approfondire il contenuto nutrizionale della pitaya puoi consultare le tabelle, riferite alla polpa e ai semi del frutto, riportate nell'articolo: Frutto del Drago: Proprietà Nutrizionali, Ruolo nella Dieta e Cenni di Botanica.

Dieta

Pitaya nella dieta

La pitaya non è tra i frutti più facili da contestualizzare nella dieta collettiva. Essendo molto calorica e zuccherina, non si presta ad essere consumata frequentemente o in porzioni considerevoli. È controindicata soprattutto nella dieta contro il sovrappeso e certe malattie del ricambio, tra le quali il diabete mellito tipo 2 e l'ipertrigliceridemia. Non sembra avere controindicazioni dirette per le patologie metaboliche di ipertensione arteriosa primaria ed ipercolesterolemia; va comunque tenuto a mente che risultano strettamente correlate con l'obesità.

La pitaya è considerata innocua per: celiachia, intolleranza al lattosio e fenilchetonuria. Carente di purine, potrebbe essere utilizzata nella dieta contro l'iperuricemia e la calcolosi (litiasi) renale da acido urico, ma bisogna anche considerare che la notevole concentrazione di fruttosio potrebbe ostacolare l'eliminazione di dell'acido urico – dal sangue alle urine. Per la mancanza di informazioni dettagliate, in caso di intolleranza grave all'istamina, meglio evitare grosse porzioni del frutto.

Povera d'acqua, la pitaya non contribuisce al mantenimento dello stato di idratazione – precario soprattutto nello sportivo e nell'anziano. È invece ricca di fibre solubili e può aumentare la sensazione di pienezza – anche se il fruttosio, d'altro canto, non stimola tanto efficacemente il senso di sazietà quanto altri glucidi semplici (ad esempio il glucosio). Inoltre, le fibre solubili agiscono positivamente sul metabolismo regolando l'assorbimento nutrizionale – riduzione dell'indice glicemico (anche se, visto il carico di zuccheri, questo assume un'importanza metabolica secondaria) e riduzione della captazione di grassi come il colesterolo – e prevenendo la stipsi con le relative complicanze– emorroidi, ragadi anali, diverticolosi, diverticolite, prolasso anale, certe forme di tumore ecc. Va poi ricordato che le fibre, in particolare quelle solubili, sono anche ottimi prebiotici e nutrono efficacemente la flora batterica del colon.

La pitaya ha un buon contenuto di vitamina C, fattore nutrizionale che protegge dallo stress ossidativo, partecipa alla sintesi del collagene – proteina diffusissima nel corpo umano – ed esercita un ruolo importante nel funzionamento del sistema immunitario.

È invece difficile stabilire quanto la concentrazione di calcio nella pitaya possa realmente contribuire a soddisfare il fabbisogno dell'organismo, poiché non se ne conosce la reale biodisponibilità.

La porzione media consigliabile è indicativamente di 50 g (circa 130 kcal).

Cucina

Come si mangia la pitaya?

La pitaya si mangia prevalentemente cruda, come frutta fresca. Può anche essere utilizzata in preparazioni più elaborate, come: succhi di frutta, gelatine, budini e altri dessert.

La pitaya è anche un ingrediente aromatizzante e colorante per succhi di frutta e bevande alcoliche, come ad esempio il "Dragon's Blood Punch" ed il "Dragotini".

Sono eduli anche i fiori del cactus e i semi del frutto di pitaya; mentre i primi vengono comunemente mangiati interi o infusi per le tisane, dai secondi – ricchi di lipidi – è possibile estrarre un olio dalle caratteristiche organolettiche e gustative che ricordano molto la nocciola.

Descrizione

Breve descrizione della pitaya

La pitaya è un frutto di grosse dimensioni, con un peso che oscilla tra 150 e 600 g.

Ha colore giallo o rosso o viola e fattezze abbastanza caratteristiche, con forma ovale e buccia tipicamente frastagliata – forse è proprio questa peculiarità, che ricorda vagamente la pelle di un animale mitologico, ad aver fatto sì che venisse chiamata anche frutto del drago.

All'interno la polpa è bianca o viola, con tonalità che possono variare in base al cactus, ma sempre caratterizzata dalla presenza di semi neri simili a quelli del kiwi.

La pitaya ha un sapore abbastanza delicato; il gusto è molto dolce, con note acidule di secondaria importanza – anche questa caratteristica può variare in base alla specie botanica di cactus.

Botanica

Cenni di botanica della pitaya

La pitaya è il frutto di piante appartenenti alla Famiglia Cactaceae e Genere Stenocereus o Hylocereus. Specie e varietà del Stenocereus, tipiche delle regioni aride americane – come il Messico – producono la cosiddetta "pitaya aspra". Specie e varietà del Hylocereus invece, più importanti dal punto di vista commerciale, pur essendo originarie della Colombia e zone limitrofe, vengono oggi coltivare in tutte le zone tropicali e sub tropicali – Australia, Sud Est Asiatico ecc.

Per maggiori dettagli consultare l'articolo: Frutto del Drago: Proprietà Nutrizionali, Ruolo nella Dieta e Cenni di Botanica.

Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer