Impronta Idrica: Cos'è e Quanto è Importante
Ultima modifica 12.11.2021
INDICE
  1. Introduzione
  2. Cos’è
  3. Definizione e Misurazione
  4. Livelli di Impronta Idrica
  5. Quanta Acqua Rimane?
  6. Di un Prodotto
  7. Settore Industriale
  8. Settore Domestico
  9. Delle Nazioni
  10. Consumo d’Acqua dei Continenti
  11. Uso Ambientale
  12. Criticità
  13. Sostenibilità: Uso Sostenibile dell’Acqua
  14. Distribuzione Settoriale
  15. Bibliografia

Introduzione

In questo articolo esporremo il concetto di impronta idrica soffermandoci, in particolar modo, sulla sua importanza nell'ambito della cosiddetta sostenibilità.

Impronta Idrica Shutterstock

L'argomento non è particolarmente semplice, in quanto richiede una modesta conoscenza di ecologia, economia e antropologia / sociologia; tenteremo quindi di rendere i contenuti sufficientemente
"digeribili", trasmettendo ugualmente le nozioni fondamentali.

Per approfondire: Green: Cosa Vuol Dire ed Esempi

Cos’è

Cos’è l’Impronta Idrica?

L'impronta idrica (in inglese, water footprint) è un parametro che analizza il consumo totale d'acqua da parte dell'uomo.

L'impronta idrica di un singolo individuo (pro capite), di una collettività (nucleo familiare, comune, provincia, regione, stato o nazione) o di un'impresa, si potrebbe definire più precisamente come:

"il volume totale di acqua dolce utilizzata per produrre i beni e i servizi consumati dall'individuo o dalla comunità o prodotti dall'impresa".

Tale consumo riguarda l'acqua evaporata e/o inquinata, misurabile nella relazione tra l'unità quantità di volume (litri) e il tempo (minuti secondi, minuti primi, ore, giorni, anni).

impronta idrica 1 Shutterstock

L'analisi dell'impronta idrica può interessare qualsiasi individuo o gruppo sociale od organizzazione (compresi i settori), in un singolo processo, nel prodotto finito o al termine di un servizio.

L'impronta idrica è un indicatore "geograficamente esplicito", che mostra non solo i volumi di utilizzo dell'acqua e l'inquinamento, ma anche le specifiche località.

Ciò facilita la comprensione di come le scelte e i processi economici influenzino la disponibilità delle risorse idriche e di altre realtà ecologiche in tutto il mondo (e viceversa).

Perché è stata inventata l'impronta idrica?

Rispetto al sistema precedente, quello dell'impronta idrica è un metodo innovativo, più accurato e quindi utile sul piano applicativo.

Infatti, prima dell'invenzione dell'impronta idrica, l'impiego di acqua veniva affrontato esclusivamente dal punto di vista della produzione, quantificando le seguenti tre colonne di utilizzo:

  1. i prelievi di acqua nel settore agricolo;
  2. i prelievi di acqua nel settore industriale;
  3. i prelievi di acqua nell'ambiente domestico.

Sebbene anche questo sistema fornisca dei dati utili, è limitato nella visione d'insieme, poiché non tutti i prodotti vengono consumati nel loro paese di origine.

Al contrario, il commercio internazionale di prodotti agricoli e industriali crea un flusso globale di acqua virtuale (concetto simile a quello di energia incorporata).

Quindi, nel 2002 è stato introdotto il concetto di impronta idrica, con l'obbiettivo di creare un indicatore dell'uso dell'acqua basato sul consumo reale, che potesse fornire informazioni utili aggiuntive rispetto ai tradizionali indicatori basati sul settore produttivo.

Nota: l'impronta idrica si assimila, concettualmente parlando, al principio di impronta ecologica, introdotto però già negli anni '90.

Per approfondire: Sostenibilità: Cosa Significa e Come Migliorarla

Definizione e Misurazione

Ci sono molti aspetti diversi, da considerare attentamente, riferiti all'impronta idrica, e quindi diverse definizioni e misure per descriverli:

  • l'impronta idrica blu si riferisce esclusivamente all'utilizzo delle acque sotterranee o di superficie;
  • l'impronta idrica verde si riferisce all'acqua delle precipitazioni;
  • l'impronta idrica grigia si riferisce alla quantità di acqua necessaria per diluire gli inquinanti.

Impronta idrica blu

Anche definita semplicemente acqua blu, questa porzione dell'impronta idrica totale si riferisce al volume di acqua che è stata ricavata da risorse idriche superficiali o sotterranee (laghi, fiumi, zone umide e falde acquifere) ed ha subito una delle seguenti destinazioni:

  • evaporazione (ad esempio durante l'irrigazione delle colture);
  • incorporazione in un prodotto (si pensi all'acqua contenuta in una mela);
  • traslata da una fonte ad un'altra;
  • restituita in un momento diverso.

L'agricoltura irrigua, l'industria e l'uso domestico dell'acqua possono essere considerate all'interno dell'impronta idrica blu.

Cos’è l’agricoltura irrigua?

L'agricoltura irrigua è un tipo di agricoltura che sostenuta, in misura variabile, dal processo di irrigazione da parte dell'uomo.

È di maggior impiego nei territori caratterizzati da una maggior disponibilità d'acqua dolce, dove partecipa in maniera consistente alla produzione agro-alimentare – soprattutto di cereali e orto-frutticoli.

Nelle aree agricole non irrigate, la produzione dei raccolti dipende dall'irrigazione pluviale (vedi sotto).

Impronta idrica verde

L'acqua verde si riferisce ad una frazione delle precipitazioni atmosferiche che, dopo essere stata immagazzinata nella zona radicale del suolo (da qui il termine acqua verde), viene dispersa per evapotraspirazione o incorporata dalle piante.

È particolarmente rilevante nella valutazione della sostenibilità dei prodotti agricoli, orticoli e forestali.

Impronta idrica grigia

L'acqua grigia si riferisce al volume d'acqua necessario per diluire gli inquinanti (scarichi industriali, infiltrazioni da bacini di decantazione durante le operazioni minerarie, acque reflue municipali non trattate, inquinamento da fonti decentrate come il deflusso agricolo o urbano) in misura tale che la qualità dell'acqua soddisfi gli standard di qualità concordati.

Si calcola come: L / (Cmax – Cnat)

dove:

  • "L" è il carico inquinante (come flusso di massa);
  • "Cmax" è la concentrazione massima ammissibile;
  • "Cnat" la concentrazione naturale dell'inquinante nel corpo idrico ricevente (entrambi espressi in massa/volume).

Livelli di Impronta Idrica

Impronta idrica a diversi livelli: consumatore, comunità, impresa e area geografica

L'impronta idrica di un processo è espressa come portata volumetrica dell'acqua.

Quella riferita ad un prodotto è la somma dei processi nella sua catena completa, divisa per il numero di unità.

Più precisamente:

  • L'impronta idrica di un consumatore è la somma dell'impronta di tutti i prodotti consumati;
  • L'impronta idrica di una comunità o di una nazione è la somma per tutti i suoi membri;
  • L'impronta idrica di un'impresa è l'impronta di tutti i beni prodotti;
  • L'impronta idrica di un'area geograficamente delimitata, è la somma di tutti i processi intrapresi in quest'area.
impronta idrica 2 Shutterstock

La variazione virtuale di acqua in un'area corrisponde all'importazione netta di acqua virtuale (Vi net), definita come la differenza dell'importazione lorda di acqua virtuale (Vi) dalla sua esportazione lorda (Ve).

L'impronta idrica del consumo nazionale (WFarea, nat) risulta come la somma dell'impronta idrica dell'area nazionale e della sua variazione virtuale.

Quanta Acqua Rimane?

Quanta acqua dolce rimane sul pianeta?

A livello globale, circa il 4% delle precipitazioni che cadono sulla terra ogni anno – circa 117.000 km3, o 28,000 cu mi (sottoforma di pioggia e neve) – viene utilizzato dall'agricoltura pluviale e, di questa, circa la metà è soggetta ad evaporazione e traspirazione.

Cos’è l’agricoltura pluviale?

L'agricoltura pluviale è un tipo di agricoltura che si basa sulla pioggia quale sorgente d'acqua.

Fornisce gran parte del cibo consumato dalle comunità povere nei paesi in via di sviluppo.

Ad esempio, l'agricoltura pluviale occupa:

  • 95% dei terreni coltivati in Africa subsahariana;
  • 90% in America Latina;
  • 75% nel Medio Oriente e nel Nord Africa;
  • 65% nell'Asia Orientale;
  • 60% nell'Asia Meridionale.

La porzione rimanente partecipa al rifornimento delle falde sotterranee e al deflusso superficiale, e viene anche definito "risorse totali di acqua dolce rinnovabili effettive" (total actual renewable freshwater resources).

Secondo una stima del 2012, la magnitudo di questo "serbatoio" equivarrebbe a 52.579 km3 all'anno (12.614 cu mi), a sua volta costituita sia dall'acqua superficiale che sotterranea.

Un conteggio eseguito nel 2007 ha osservato un prelievo dello stesso pari a circa 3.918 km3 (940 cu mi), di cui:

  • 2.722 km3 (653 cu mi) o il 69% sono stati utilizzati in agricoltura;
  • 734 km3 (176 cu mi) o 19% in altre attività di tipo industriale.

La maggior parte dell'uso agricolo dell'acqua prelevata è destinata all'irrigazione, che impiega circa il 5,1% del totale delle risorse rinnovabili di acqua dolce.

Per di più, negli ultimi cento anni il consumo mondiale di acqua è cresciuto rapidamente.

Di un Prodotto

Impronta idrica di un prodotto

L'impronta idrica di un prodotto è il volume totale di acqua dolce utilizzata in un ciclo produttivo, quale risultato della somma delle varie fasi della filiera produttiva.

Peraltro, l'impronta idrica di un prodotto si riferisce non solo al volume totale di acqua utilizzata; si riferisce anche al "dove" e al "quando" l'acqua viene impiegata.

Il "Water Footprint Network" ha creato un database globale sull'impronta idrica dei prodotti: il WaterStat:

Impronta idrica degli alimenti

Oltre il 70% dell'approvvigionamento idrico mondiale è utilizzato nel settore agricolo.

Le impronte idriche dei vari regimi alimentari variano notevolmente e gran parte di tale variazione tende ad essere associata al consumo di carne.

La seguente tabella fornisce alcuni esempi di impronte idriche globali medie stimate sui prodotti agricoli di largo consumo.

Prodotto Impronta idrica media globale, L/kg
Mandorle, sgusciate 16,194
Mela 822
Avocado 283
Banana 790
Manzo 15,415
Pane, di frumento 1,608
Burro 5,553
Cavolo 237
Formaggio 3,178
Pollo 4,325
Cioccolato 17,196
Cotne, filaccia 9,114
Cetriolo 353
Datteri 2,277
Uova 3,300
Arachidi, sgusciate 2,782
Pelle, bovina 17,093
Lattuga 238
Mais 1,222
Mango/guava 1,800
Latte 1,021
Olio d'oliva 14,430
Arancia 560
Pasta, essiccata 1,849
Pesca/nettarina 910
Maiale 5,988
Patata 287
Zucca 353
Riso 2,497
Pomodoro, fresco 214
Pomodoro, essiccato 4,275
Vaniglia, baccello 126,505

Per ulteriori impronte idriche consultare: Product Gallery of the Water Footprint Network.

Settore Industriale

Impronta idrica delle imprese

L'impronta idrica di un'impresa o "impronta idrica aziendale" è definita come:

il volume totale di acqua dolce che viene utilizzata direttamente o indirettamente per gestire e supportare un'impresa.

Corrisponde all'utilizzo idrico totale associato alle cosiddette uscite aziendali (economiche).

In parole povere, l'impronta idrica di un'impresa è costituita dall'acqua utilizzata per la produzione/fabbricazione, o per le attività di supporto, e dall'uso indiretto dell'acqua nella catena di approvvigionamento del produttore.

Il "Carbon Trust" sostiene che le aziende dovrebbero "guardare oltre" la semplice misurazione volumetrica dell'acqua consumata, al fine di valutare correttamente l'impatto idrico reale dell'impresa in ogni suo aspetto.

Il lavoro svolto della Carbon Trust con la principale azienda farmaceutica globale, la "GlaxoSmithKline" (GSK), ha individuato quattro ambiti-chiave da mettere in relazione per il progetto:

  • disponibilità idrica;
  • qualità dell'acqua;
  • impatto sulla salute
  • licenza di operare (compresi i rischi reputazionali e normativi) al fine di consentire a GSK di misurare quantitativamente l'impronta idrica e ridurre in modo effettivo l'impatto della stessa.
impronta idrica 3 Shutterstock

La "Coca-Cola Company" gestisce oltre mille stabilimenti di produzione in circa 200 paesi. La preparazione delle note bevande richiede molta acqua. I più critici sostengono che l'impronta idrica sia notevole.

Pertanto, Coca-Cola ha iniziato ad analizzare al propria sostenibilità, fissando degli obiettivi per ridurre la propria impronta idrica.

Ad esempio, il trattamento dell'acqua inquinata nei vari processi, in modo che ritorni nell'ambiente più pulita. Oppure, la ricerca di fonti sostenibili per le materie prime, come canna da zucchero, arance e mais.

Migliorando la propria impronta idrica, l'azienda può ridurre anche i costi, migliorando l'impatto ambientale e apportando benefici alle comunità in cui opera.

Settore Domestico

Impronta idrica dei singoli consumatori

L'impronta idrica di un individuo si riferisce alla somma dell'uso diretto e indiretto di acqua dolce.

Il consumo idrico diretto è l'acqua utilizzata in casa, mentre il consumo idrico indiretto si riferisce al volume totale di acqua dolce che viene utilizzato per produrre beni e servizi sfruttati.

L'impronta idrica globale media di un individuo è di 1.385 m3 all'anno.

Nella tabella alcuni esempi:

Nazione Impronta idrica annuale
Italia 1,385 m3
Cina 1,071 m3
Finlandia 1,733 m3
India 1,089 m3
Regno Unito 1,695 m3
Stati Uniti 2,842 m3

Delle Nazioni

Impronta idrica nazionale

L'impronta idrica di una nazione è la quantità d'acqua utilizzata per produrre i beni e i servizi consumati dagli abitanti.

L'analisi dell'impronta idrica nazionale illustra la dimensione globale del consumo idrico e dell'inquinamento, mostrando che:

  • diversi paesi dipendono fortemente dalle risorse idriche estere;
  • molte nazioni influiscono significativamente (in modi differenti) su "come" e "quanto" l'acqua viene consumata e inquinata altrove sulla Terra.

Le dipendenze idriche internazionali sono notevoli e, probabilmente, aumenteranno con la continua liberalizzazione del commercio globale.

La quota maggiore (76%) dei flussi idrici virtuali internazionali è correlata al commercio internazionale di colture e prodotti derivati.

Il commercio di prodotti animali e prodotti industriali ha contribuito per il 12% ciascuno ai flussi idrici virtuali globali.

I quattro principali fattori diretti che determinano l'impronta idrica di un Paese sono:

  • volume di consumo (relativo al reddito nazionale lordo);
  • modello di consumo (ad esempio, alto o basso consumo di carne);
  • clima (condizioni di crescita);
  • pratiche agricole (efficienza nell'uso dell'acqua).

Produzione o consumo

La valutazione dell'uso totale dell'acqua in relazione al consumo può essere affrontata da entrambe le estremità della catena di approvvigionamento.

  • L'impronta idrica della produzione stima: quanta acqua proveniente da fonti locali viene utilizzata o inquinata per fornire i beni ei servizi prodotti in quel paese.
  • L'impronta idrica dei consumi di un Paese prende in considerazione: la quantità d'acqua utilizzata o inquinata (a livello locale, o nel caso di beni importati, in altri Paesi) in relazione a tutti i beni e servizi che vengono consumati dagli abitanti di quel Paese.

L'impronta idrica della produzione e quella del consumo, possono essere stimate anche per qualsiasi unità amministrativa come una città, una provincia, un bacino fluviale o il mondo intero.

Assoluto e pro capite

L'impronta idrica assoluta è la somma totale delle impronte idriche di tutte le persone.

L'impronta idrica pro capite di un paese corrisponde alla divisione dell'assoluta per il numero di abitanti, e può essere utilizzata per il paragone verso altre nazioni.

L'impronta idrica globale nel periodo 1996-2005 è stata di 9.087 Gm3/anno (miliardi di metri cubi all'anno, o 9.087.000.000.000.000 litri/anno), di cui il 74% era verde, 11% blu, 15% grigio.

Equivalendo ad una quantità media pro capite di 1.385 Gm3/anno, o 3.800 litri per persona al giorno.

In media, il 92% di questo è incorporato nei prodotti agricoli consumati, il 4,4% nei prodotti industriali consumati e il 3,6% è l'uso di acqua domestica. L'impronta idrica globale relativa alla produzione di beni per l'esportazione è di 1,762 Gm3∕ anno.

In termini assoluti, l'India è il Paese con la più grande impronta idrica al mondo, con un totale di 987 Gm3/anno.

In termini relativi invece (cioè tenendo conto delle dimensioni della popolazione), la popolazione degli Stati Uniti ha un consumo superiore, con 2480 m3/anno pro capite, seguita da alcune dell'Europa Meridionale come Grecia, Italia e Spagna (2300-2400 m3/anno pro capite).

Impronte idriche elevate si possono trovare anche in Malesia e Thailandia.

Al contrario, i cinesi hanno un'impronta idrica pro capite relativamente bassa con una media di 700 m3/anno (ma questi numeri si riferiscono al periodo 1996-2005, e non tengono conto del grosso e recente sviluppo della Cina).

Consumo interno ed esterno

L'impronta idrica interna è la quantità di acqua utilizzata dalle risorse idriche domestiche.

L'impronta idrica esterna è la quantità di acqua utilizzata in altri paesi per produrre beni e servizi importati e consumati dagli abitanti del paese.

Quando si valuta l'impronta idrica di una nazione, è fondamentale tenere conto dei flussi internazionali di acqua virtuale (detta anche acqua incorporata, ovvero l'acqua utilizzata o inquinata in relazione a tutti i prodotti agricoli e industriali) in uscita ed in entrata.

Prendendo l'uso delle risorse idriche domestiche come punto di partenza per calcolare l'impronta idrica di una nazione, si dovrebbero sottrarre i flussi idrici virtuali che lasciano il paese e aggiungere i flussi idrici virtuali che entrano.

La parte esterna dell'impronta idrica di una nazione varia fortemente da paese a paese. Alcune nazioni africane, come il Sudan, il Mali, la Nigeria, l'Etiopia, il Malawi e il Ciad quasi non hanno impronta idrica esterna, semplicemente perché hanno poche importazioni.

Alcuni paesi europei, d'altra parte, ad es. Italia, Germania, Regno Unito e Paesi Bassi hanno impronte idriche esterne che costituiscono il 50-80% del totale. I prodotti che, mediamente, contribuiscono di più all'impronta idrica esterna sono: carne bovina, soia, frumento, cacao, riso, cotone e mais.

  • Le prime 10 nazioni esportatrici lorde di acqua virtuale, che rappresentano più della metà dell'esportazione globale virtuale, sono: Stati Uniti (314 Gm3∕anno), Cina (143 Gm3∕anno), India (125 Gm3∕anno), Brasile (112 Gm3∕anno), Argentina (98 Gm3anno), Canada (91 Gm3anno), Australia (89 Gm3anno), Indonesia (72 Gm3∕anno), Francia (65 Gm3anno) e Germania (64 Gm3∕anno).
  • Le prime 10 nazioni importatrici lorde di acqua virtuale sono: gli Stati Uniti (234 Gm3∕anno), Giappone (127 Gm3∕anno), Germania (125 Gm3∕anno), Cina (121 Gm3anno), Italia (101 Gm3∕anno), Messico (92 Gm3∕anno), Francia (78 Gm3∕anno), Regno Unito (77 Gm3∕anno) e Paesi Bassi (71 Gm3∕anno).

Consumo d’Acqua dei Continenti

Europa

Ogni cittadino dell'UE consuma in media 4.815 litri di acqua al giorno; il 44% viene utilizzato nella produzione di energia, principalmente per raffreddare centrali termiche o centrali nucleari.

Il consumo annuo di acqua per la produzione di energia nell'UE nel 2011 è stato, in miliardi di m3, per il gas 0,53, il carbone 1,54 e il nucleare 2,44.

L'energia eolica ha evitato l'utilizzo di 387 milioni di metri cubi (mn m3) di acqua nel 2012, risparmiando un costo di 743 milioni di euro.

Asia

Nel sud dell'India, lo stato del Tamil Nadu è uno dei principali produttori agricoli e basa gran parte del proprio impiego idrico per l'irrigazione sulle falde sotterranee.

In dieci anni, dal 2002 al 2012, il "Gravity Recovery and Climate Experiment" ha calcolato che tali risorse si sono ridotte di 1,4 m anno-1, ovvero quasi il +8% rispetto al tasso di ricarica annuale.

Uso Ambientale

Utilizzo ambientale dell’acqua

Molta "acqua verde" è necessaria all'ambiente stesso per il mantenimento delle foreste e di altri habitat naturali. Questo può avvenire naturalmente, oppure ad opera dei governi stessi.

Ad esempio, in California, dove i problemi relativi all'uso dell'acqua sono talvolta gravi a causa della siccità, circa il 48% dell'uso d'acqua è dedicato a fini ambientali (più che per l'agricoltura).

Tale uso ambientale dell'acqua è indispensabile per mantenere sufficiente il flusso dei corsi d'acqua degli habitat acquatici e rivieraschi, per mantenere umide certe zone ecc.

Criticità

Critiche sulla stima dell'impronta idrica e dell'acqua virtuale

Insufficiente considerazione delle conseguenze delle proposte politiche di risparmio idrico per le imprese agricole

Secondo Dennis Wichelns del "International Water Management Institute":

"Sebbene uno degli obiettivi dell'analisi dell'acqua virtuale sia descrivere le opportunità per migliorare la sicurezza idrica, non si fa quasi menzione dei potenziali impatti delle prescrizioni derivanti da tale analisi sulle imprese agricole nei paesi industrializzati o nei paesi in via di sviluppo. È essenziale considerare con maggiore attenzione i difetti intrinseci nelle prospettive dell'acqua virtuale e dell'impronta idrica, in particolare quando si cercano orientamenti in merito alle decisioni politiche".

Quando si interpreta l'impronta idrica dovrebbe essere presa in considerazione la scarsità idrica regionale

L'applicazione e l'interpretazione del criterio di impronta idrica può talvolta essere utilizzata per promuovere attività di marketing che portano a critiche su determinati prodotti.

Ad esempio, i 140 litri necessari alla produzione di una tazza di caffè possono anche risultare innocui alle risorse idriche, a patto che la sua coltivazione avvenga principalmente in zone umide. Viceversa, sarebbero dannosi nelle regioni più aride.

È per questo che dovrebbero essere presi in considerazione anche altri fattori come l'idrologia, il clima, la geologia, la topografia, la popolazione e la demografia. Tuttavia, i calcoli sull'impronta idrica offrono sempre un risultato negativo di tali impatti.

Peraltro, il confronto tra impronta idrica di un sistema e l'impatto generale, cioè di fattori ed indicatori empirici e di prestazioni reali, è fondamentalmente errato.

L'uso del termine "impronta" può confondere le persone che hanno familiarità con la nozione di "impronta di carbonio", perché il concetto di impronta idrica include le somme di quantità d'acqua senza poter necessariamente valutare i relativi impatti.

Ciò è in contrasto con l'impronta di carbonio, per la quale le emissioni di carbonio non sono semplicemente riassunte ma normalizzate dalle emissioni di CO2, che sono globalmente identiche, per tenere conto del danno ambientale. La differenza è dovuta alla natura fisica più complessa dell'acqua, e della sua organizzazione nell'ambiente.

Sostenibilità: Uso Sostenibile dell’Acqua

Come usare l’acqua in maniera sostenibile

L'uso sostenibile dell'acqua implica una valutazione rigorosa di:

  • entità delle fonti di acqua pulita;
  • stabilire i tassi di utilizzo attuali e futuri;
  • gli impatti di tale uso sulle risorse, sia in loco che globali;
  • l'impatto sui corsi d'acqua contaminati;
  • il benessere economico del territorio.

Implica anche l'attuazione di politiche sociali. come la tariffazione dell'acqua. per gestire la domanda complessiva.

In alcune località, l'acqua può anche avere rilevanza spirituale e l'uso di tale acqua potrebbe dover tenere conto di tali interessi. Ad esempio, i Maori credono che l'acqua sia la fonte e il fondamento di tutta la vita e hanno molte associazioni spirituali con tale risorsa e con i luoghi associati ad essa.

Su scala nazionale e globale, la sostenibilità dell'acqua richiede una pianificazione strategica e a lungo termine, per garantire che siano identificate le fonti appropriate di acqua pulita e che l'impatto ambientale ed economico di tali scelte sia compreso e accettato.

Anche il riutilizzo e la bonifica dell'acqua fanno parte della sostenibilità, compresi gli impatti a valle sia sulle acque superficiali che sotterranee.

Valutazione della sostenibilità dell’impiego idrico

La stima dell'impronta idrica ha compiuto notevoli progressi negli ultimi anni, tuttavia, come ultima fase, l'analisi necessita anche di una valutazione della sostenibilità.

Uno degli sviluppi correnti in termini di sostenibilità implica l'utilizzo efficiente ed equo (Sefficiency in Sequity) dell'acqua, presentando un approccio globale.

Distribuzione Settoriale

Consumo di acqua prelevata nei vari settori

Diverse nazioni stimano la distribuzione settoriale dell'uso d'acqua prelevata da fonti superficiali e sotterranee.

Ad esempio, in Canada, nel 2005, sono stati utilizzati 42 miliardi di m di acqua prelevata, di cui circa 38 miliardi di m di acqua dolce. La distribuzione di questo uso tra i settori è stata:

  • produzione di energia termoelettrica 66,2%;
  • manifatturiero 13,6%;
  • residenziale 9,0%;
  • agricolo 4,7%;
  • commerciale e istituzionale 2,7%;
  • sistemi di trattamento e distribuzione delle acque 2,3%;
  • minerario 1,1%
  • estrazione di petrolio e gas 0,5 %.

I 38 miliardi di m3 di acqua dolce prelevati in quell'anno possono essere confrontati con la resa annuale di acqua dolce della nazione (stimata come portata) di 3.472 miliardi di m3.

La distribuzione settoriale è diversa sotto molti aspetti tra le varie nazioni; rispetto all'esempio precedente, negli USA:

  • l'agricoltura rappresenta circa il 39% dei prelievi di acqua dolce;
  • la produzione di energia termoelettrica il 38%;
  • l'industria il 4%;
  • l'edilizia residenziale l'1%;
  • l'estrazione mineraria (compresi petrolio e gas) l'1%.

All'interno del settore agricolo, l'uso dell'acqua prelevata è destinato all'irrigazione e al bestiame.

Mentre tutta l'irrigazione negli Stati Uniti (inclusa la perdita nel trasporto di acqua di irrigazione) rappresenta circa il 38% del consumo di acqua dolce, si stima che l'acqua di irrigazione utilizzata per la produzione di mangimi e foraggi per il bestiame rappresenti circa Il 9%; altri usi di acqua dolce per il settore zootecnico (per bere, lavare le strutture, ecc.) sono stimati a circa lo 0,7%.

Poiché l'agricoltura è uno dei principali utilizzatori di acqua prelevata, i cambiamenti nell'entità e nell'efficienza del suo utilizzo dell'acqua sono molto importanti. Negli USA, dal 1980 (quando il consumo di acqua prelevata dall'agricoltura ha raggiunto il picco) al 2010, c'è stata una riduzione dell'impiego pari al 23%, mentre la produzione agricola è aumentata del 49%.

Negli Stati Uniti, i dati sull'applicazione dell'acqua per l'irrigazione sono raccolti nell'indagine quinquennale "Farm and Ranch Irrigation Survey", condotta nell'ambito del "Census of Agriculture".

Tali dati indicano grandi differenze nell'uso dell'acqua per l'irrigazione all'interno dei vari settori agricoli. Ad esempio, negli USA sono irrigati circa il 14% dei terreni coltivati ​​a mais e l'11% dei terreni coltivati ​​a soia, rispetto al 66% dei terreni coltivati ​​a ortaggi, al 79% dei frutteti e al 97% dei terreni coltivati ​​a riso.

Per approfondire: Agricoltura Verticale o Skyfarming (Vertical Farming): la Nuova Dimensione della Sostenibilità

Bibliografia

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Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer