Dieta paleolitica: perché ha torto sul latte e derivati?
Recentemente è stato portato alla luce il nuovo "Santo Graal" della nutrizione e della dietetica: la paleodieta. Ma sarà tutto vero? Scopriamolo.
In cosa consiste la paleodieta?
Chiamata anche "dieta delle caverne", la paleodieta intende riproporre il tipo di alimentazione che caratterizzava le popolazioni umane vissute nel periodo precedente la scoperta dell'agricoltura e dell'allevamento, avvenuta circa 10.000 anni fa; essa suggerisce di consumare solo alimenti ottenuti tramite la caccia e la raccolta:
- Frutta e bacche
- Semi e noci
- Bruchi, vermi, lumache, chiocciole, insetti
- Piccoli animali interi (uccelli, conigli ecc.)
- raramente carne di grossi animali (pecore, vacche, maiali ecc.)
- raramente uova e miele
- Carogne di altri animali.
e sconsiglia:
Ovviamente si auspica che il tutto venga rivisto in chiave contemporanea. Soffermiamoci per un istante sull'ultimo gruppo di alimenti sopra citati e sconsigliati: latte e derivati.
La lattasi è unpatrimonio genetico vincente
Tra i fanatici del fitness (e non solo) si sta diffondendo un "credo" alquanto curioso:
Il latte e i derivati fanno male e fanno ingrassare!
A sentir loro, i motivi sarebbero tanti... ma il più quotato riguarda la presenza di lattosio", un disaccaride contenuto solo nel latte e che, per essere digerito, necessita l'azione di un enzima intestinale specifico definito lattasi", la cui espressione genetica si colloca nel "cromosoma 2".
E' appurato che, nel Paleolitico (da 2,5 milioni di anni fa al 10.500 a.C.), il consumo del latte fresco non era un'abitudine diffusa, a causa dell'assenza di lattasi intestinale nell'uomo. Ma ora viene il bello.
In base agli ultimi aggiornamenti, il consumo di questo alimento è stato concepito e divulgato "con la forza" in Europa da alcune popolazioni orientali.
Articolo tratto da: "La rivoluzione l'ha fatta il latte", di Fabio Sindici - LA STAMPA - mercoledì 24 novembre 2010 - TUTTOSCIENZE pag. 27
Secondo i ricercatori del Progetto Leche (latte in spagnolo e sigla per Lactase persistence and Early Cultural History of Europe) la rivoluzione del latte ha avuto luogo nell'Europa centro-orientale circa 8 milioni di anni fa (nel Paleolitico: dal 9.500 a.C. all'8.000 a.C.) ed ha preceduto di poco l'introduzione dell'agricoltura e dell'allevamento (5.300 a.C.).
Le popolazioni asiatiche migrarono in massa verso occidente (attraverso lo stretto di Bosforo) e portarono con sé mandrie e greggi; sul loro cammino trovarono i ceppi indigeni europei composti da raccoglitori e cacciatori. Non ci furono solo semplici screzi. Sono state rintracciate vere e proprie "fosse della morte" (come quella di Talheim, in Germania) contenenti resti di intere tribù e clan.
Inoltre, le analisi sui resti indicano la presenza di due ceppi genetici completamente diversi, suggerendo un divieto assoluto di incrocio delle due etnie. Ebbene, fu proprio la lattasi a sancire la vittoria schiacciante degli allevatori asiatici sui cacciatori europei, in quanto il latte permise una maggiore crescita demografica nei villaggi degli allevatori che sopraffecero rapidamente i cacciatori (culturalmente meno sofisticati); già dopo pochi secoli i popoli resistenti al lattosio dominarono l'Europa.
Curiosamente, gli antenati delle popolazioni asiatiche non possedevano l'enzima lattasi e come molti altri utilizzavano questo alimento per produrre lo yogurt ed i formaggi; è in Europa che, nell'arco di un centinaio di generazioni, avvenne la mutazione vincente".
I risultati di queste ricerche sono stati pubblicati da riviste specialistiche come "Nature" e "BMC Evolutionary Biology".
Ciò dimostra che, al contrario di quanto riportato dalla paleodieta, il consumo del latte e dei suoi derivati non rappresenta un comportamento "innaturale", anzi. I popoli che ottennero la lattasi per la digestione del latte vaccino conquistarono un livello demografico, evolutivo e tecnologico decisamente superiore rispetto agli avversari, ottenendo la vittoria.
Bibliografia
La rivoluzione l'ha fatta il latte – F. Sindici – La stampa - mercoledi 24 novembre 2010 - TUTTOSCIENZE pag. 27
Conclusioni
Come si può evincere dall'articolo menzionato, il mantenimento della lattasi e il consumo di latte e derivati è parte integrante del nostro processo evolutivo.
Questo non significa che chi non tollera il lattosio debba consumare comunque latte e derivati contenenti questo zucchero, ma semplicemente che, invece, chi ancora li tollera, possa consumarli tranquillamente senza il timore di ammalarsi o ingrassare.
E non significa nemmeno che "sia consigliabile" consumare latte e derivati, ma semplicemente che, al giorno d'oggi, questi prodotti possono far parte di una dieta sana ed equilibrata - come sempre, nelle giuste quantità, anche a seconda del prodotto in questione.
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