Tumore della prostata Video - Cause, Sintomi, Cure

Ultima modifica 15.02.2021

Il tumore della prostata è una delle neoplasie più comuni nella popolazione maschile, ma per fortuna non è certo la più grave. Alla base di questa malattia vi è un'alterazione di alcune cellule prostatiche, che per rendere l'idea vengono spesso dipinte come impazzite; queste cellule, infatti, subiscono una mutazione che le rende capaci di proliferare, cioè di replicarsi, in modo anomalo, eccessivo e incontrollato. Nel corso del tempo, l'accumulo di queste cellule impazzite forma una massa, e in alcuni casi il cancro può estendersi ad altri organi. Il tumore della prostata può originare da uno dei diversi tipi di cellule che ne costituiscono i tessuti. Proprio per questo motivo, si differenziano diverse forme di tumori alla prostata. Alcuni, la maggior parte a dire il vero, sono caratterizzati da una crescita molto lenta, restano confinati all'interno della ghiandola e, a volte, possono addirittura non provocare disturbi e manifestazioni cliniche per tutta la vita. Altre forme sono invece più aggressive, hanno una progressione molto rapida e invadono rapidamente i tessuti circostanti alla prostata, come le vescicole seminali o il retto. Le cellule malate possono diffondersi anche ad altre parti dell'organismo, attraverso il sangue e il sistema linfatico, dando origine alle cosiddette metastasi. Quest'ultimo comportamento è tipico dei tumori maligni, detti anche tumori cancerosi o cancri; nella maggior parte dei casi, i tumori maligni della prostata sono rappresentati dall'adenocarcinoma prostatico.

Come per molti tipi di cancro, le cause del tumore della prostata non sono ancora state completamente comprese. Tuttavia, sono stati individuati alcuni fattori di rischio che ne aumentano la probabilità d'insorgenza. Tra questi fattori, sono sicuramente incluse l'età e la familiarità. Dal punto di vista epidemiologico, infatti, il tumore della prostata colpisce soprattutto gli uomini al di sopra dei 50 anni. Non a caso, a partire dai 45 anni, rappresenta il tumore più comune nel sesso maschile. L'incidenza della malattia, inoltre, aumenta progressivamente con l'età. Per quanto riguarda la predisposizione familiare, è stato riscontrato che gli uomini con un parente stretto affetto da carcinoma della prostata, hanno un rischio aumentato di sviluppare la malattia. Un altro fattore di rischio è l'appartenenza all'etnia afro-americana: in questa popolazione l'incidenza del tumore alla prostata è maggiore rispetto ai soggetti caucasici. Inoltre, sembra che alcune condizioni aumentino il rischio di ammalarsi. Queste condizioni comprendono l'infiammazione ricorrente della prostata (detta prostate cronica), ma anche elevati livelli di ormoni sessuali maschili (in particolare del diidrotestosterone), l'esposizione ad inquinanti ambientali, il fumo, l'obesità e un'alimentazione non equilibrata, cioè ricca di grassi saturi e zuccheri, e povera di fibre, frutta e verdure. Crucifere come i cavoli e i broccoli, la soia ed altri legumi, così come il licopene contenuto nei pomodori e nei cibi giallo-rossi, potrebbero invece ridurre il rischio di tumore della prostata.

Per quanto riguarda la sintomatologia, il tumore della prostata si presenta in modo molto variabile. Spesso, il tumore non provoca sintomi per molti anni e viene scoperto in modo casuale durante una visita urologica. Purtroppo ciò non aiuta a combattere la malattia, poiché quando i sintomi si presentano e spingono il paziente a sottoporsi ad un controllo, il tumore si trova spesso in uno stadio già avanzato. Per tale motivo, ha assunto ormai una certa importanza lo screening per il tumore prostatico. Dopo i 40/50 anni, in relazione ai fattori di rischio individuali, lo screening si basa sul dosaggio dell'Antigene Prostatico Specifico nel sangue, associato all'esplorazione rettale della prostata. A fianco dei casi asintomatici, vi sono anche casi in cui il tumore della prostata dà sintomi simili ad altri problemi prostatici, come l'ipertrofia prostatica benigna o la prostatite. È per questo che in presenza anche solo di alcuni di questi sintomi, è sempre consigliabile sottoporsi ad accertamenti medici. Ciò permette al medico di formulare una diagnosi corretta e di intraprendere le cure più adeguate al caso. In genere, tanto più precocemente si interviene e tanto maggiori risultano le probabilità di guarigione. Tornando ai sintomi, a causa della particolare collocazione anatomica della prostata, che avvolge un tratto dell'uretra, le malattie della ghiandola influenzano in molti casi anche la funzione urinaria. Anche il tumore della prostata può quindi determinare l'insorgenza di sintomi a livello urinario, che sono dovuti soprattutto all'aumento delle dimensioni della massa neoplastica. I possibili sintomi di un tumore della prostata includono quindi: aumento della frequenza delle minzioni sia diurne che notturne, bruciori, dolore e difficoltà a urinare, debolezza del getto urinario e saltuaria presenza di sangue nelle urine o nello sperma. A questi sintomi si possono associare dolore a schiena, fianchi o bacino, difficoltà nell'avere un'erezione, eiaculazione dolorosa, stanchezza, perdita di appetito e malessere generale.

Purtroppo, a volte il tumore prostatico viene riscontrato in uno stadio avanzato o con metastasi regionali o a distanza ormai conclamate. In questi casi, i sintomi sono riferibili agli organi coinvolti dalla diffusione della malattia. In particolare, il tumore della prostata tende a metastatizzare soprattutto ai linfonodi del bacino e alle ossa della colonna vertebrale, del bacino, delle costole e del femore. Il dolore osseo, quindi, può essere un sintomo del tumore avanzato della prostata. Inoltre, se la metastasi comprime il midollo spinale, può causare debolezza o intorpidimento agli arti inferiori, incontinenza urinaria e fecale.

Per quanto riguarda la diagnosi, il sospetto di tumore si accende anzitutto in presenza di anomalie all'esplorazione rettale; ad esempio quando il medico riscontra la presenza di un rigonfiamento o di un nodulo palpabile. Anche il progressivo incremento o la persistenza di valori di PSA elevati nel sangue giustifica l'esecuzione di ulteriori indagini di approfondimento. Proprio combinando i risultati del PSA con quelli dell'esplorazione rettale, la malattia può essere individuata sin dalle fasi iniziali. Tuttavia, per ottenere una diagnosi certa e definitiva occorre eseguire ulteriori approfondimenti. Tra questi, l'ecografia prostatica trans-rettale permette di valutare le dimensioni della ghiandola ed altre caratteristiche morfologiche. È però con la biopsia prostatica che l'urologo arriva finalmente alla diagnosi di tumore. Questo esame permette di ottenere campioni di tessuto della prostata, da esaminare al microscopio per confermare la presenza di cellule tumorali all'interno della ghiandola. Questi dati, inoltre, contribuiscono in maniera decisiva alla pianificazione del trattamento più adeguato per il paziente. Altre indagini, come la tomografia computerizzata (TC), la risonanza magnetica (RM) e la scintigrafia ossea, consentono di valutare la diffusione locale o a distanza della malattia.

Il trattamento del cancro della prostata prevede diversi possibili approcci. La scelta dipende dalle caratteristiche del tumore, dall'età del paziente e dal suo stato di salute generale. Se, ad esempio, il tumore è in una fase molto precoce, cresce molto lentamente e non causa sintomi, il paziente può decidere di ritardare il trattamento. In questi casi, l'osservazione in assenza di trattamento prevede controlli medici regolari per tenere sotto controllo eventuali cambiamenti della ghiandola, e intervenire con la terapia non appena questa si rende necessaria. Il trattamento più diffuso per il tumore ancora localizzato all'interno della ghiandola prostatica è l'intervento chirurgico. Questo intervento consiste nell'asportazione completa della prostata e di alcuni tessuti circostanti, attraverso una procedura chiamata prostatectomia radicale. L'obiettivo della chirurgia è quello di eliminare la malattia preservando il più possibile la continenza urinaria e la funzione sessuale. La radioterapia comporta, invece, l'uso di radiazioni per uccidere le cellule tumorali. Questo trattamento rappresenta una valida alternativa per la cura del tumore prostatico localizzato e per rallentare la progressione del cancro metastatico. Tra le differenti opzioni terapeutiche vi sono anche la chemioterapia, la terapia ormonale, gli ultrasuoni focalizzati ad alta intensità (HIFU), la criochirurgia o la combinazione di queste tecniche. L'appropriatezza ed il successo dei vari trattamenti dipendono da una serie di caratteristiche della malattia, che includono l'indice di aggressività, l'invasività locale e lo stadio del tumore. Dopo il trattamento, il paziente dovrà essere monitorato con controlli periodici che possono identificare eventuali riprese della malattia.