Ultima modifica 17.04.2015

La tricomoniasi è un’infezione che colpisce gli organi sessuali e le vie urinarie. Questa malattia a trasmissione sessuale è causata da un protozoo, cioè da un parassita unicellulare (quindi composto da una singola cellula). Questo microrganismo, chiamato Trichomonas vaginalis, si trasmette principalmente attraverso rapporti sessuali non protetti. La sua infezione provoca per lo più disturbi sessuali ed urinari, come vaginiti, uretriti e prostatiti. Al microscopio, il Trichomonas vaginalis appare come una cellula di grandi dimensioni e di forma ovale. Inoltre, questo protozoo è dotato di una membrana ondulante e di flagelli. I flagelli sono una specie di code, con cui il parassita riesce a muoversi all'interno dell’apparato genitale. In particolare, le sedi d’infezione preferite sono l’uretra, la prostata, ma soprattutto la vagina. A tal proposito, il trichomonas ha la capacità di sfruttare il glicogeno, naturalmente presente nella mucosa vaginale, per il proprio sviluppo. In questo modo, il parassita sottrae glicogeno ai lattobacilli impedendo la sua naturale trasformazione in acido lattico. Di conseguenza, si assiste ad un innalzamento del pH vaginale che facilita il perpetuarsi di questa e di altre eventuali infezioni vaginali. Il periodo di incubazione è piuttosto lungo e si estende dai 4 ai 28 giorni.

Come anticipato, la tricomoniasi è una tipica infezione trasmessa attraverso i contatti sessuali, specie se non protetti. Qualsiasi persona sessualmente attiva può, quindi, infettarsi con il Trichomonas. Il rischio è chiaramente correlato al numero di partners e alle abitudini sessuali. Non sorprende, dunque, l'ampia diffusione della malattia prostitute, tra persone con differenti partners sessuali od affette da altre malattie veneree. Un'altra possibile modalità di contagio avviene attraverso l'uso promiscuo, quindi condiviso, di asciugamani umidi, giocattoli sessuali, piscine, servizi igienici o biancheria intima. Tuttavia, si tratta di un'eventualità possibile ma poco probabile, dato che il Trichomonas vaginalis sopravvive per un tempo brevissimo al di fuori del corpo umano. Indicativamente, il Trichomonas può vivere non più di 40-50 minuti fuori dal corpo. Per completare il quadro, in rari casi, è possibile anche la trasmissione verticale, cioè dalla madre al neonato al momento del parto.

Molto spesso l’infezione da Trichomonas vaginalis non provoca sintomi o disturbi di rilievo. Nei casi in cui i sintomi si manifestano sono chiaramente diversi nell’uomo e nella donna. Gli uomini, in particolare, sono più spesso dei portatori asintomatici e solamente nei rari casi in cui l’infezione provoca uretriti o prostatiti possono essere presenti irritazioni al glande, secrezioni uretrali scarse o moderate, bruciore ad urinare e durante l’eiaculazione. Rispetto all'uomo la donna è più soggetta a sviluppare sintomi, dato che l’infezione da Trichomonas vaginalis determina spesso vaginiti, cerviciti e uretriti. Perciò la sintomatologia è caratterizzata da un intenso prurito o bruciore ai genitali esterni e alla vagina, con perdite giallo-verdastre, schiumose e in genere maleodoranti, talvolta con piccole macchie di sangue. Come risultato, il rapporto sessuale può essere alquanto doloroso. Sempre nella donna, possono essere, inoltre, presenti disturbi della minzione, come bruciore e necessità di urinare frequentemente. Un altro riscontro piuttosto comune, identificabile durante una visita ginecologica, è quello della cosiddetta “cervice a fragola”. Questo similitudine deriva dalla tipica presenza di piccole macchie rossastre sulla superficie della mucosa cervicale e sulla parete della vagina.

La tricomoniasi non è soltanto una malattia fastidiosa, sgradevole e irritante. Anche quando passa inosservata per anni, se non trattata adeguatamente la tricomoniasi può infatti dar luogo a severe complicanze. In particolare, può provocare sterilità, sia nella donna che nell’uomo. Inoltre, può causare irritazioni del pene e infiammazioni della prostata nell’uomo, mentre nella donna può determinare un’infezione di utero e tube. Inoltre, sembra aumentare il rischio di carcinoma cervicale, favorire la trasmissione dell'HIV. Per quanto riguarda la gravidanza, l’infezione da Trichomonas è associata gravidanze ectopiche, parti prematuri e basso peso del bambino alla nascita. Il neonato, a sua volta, può seppur raramente acquisire l’infezione durante il passaggio attraverso il canale del parto e subire danni di gravità variabile, che vanno dall’asintomaticità, alla congiuntivite e alla polmonite.

La diagnosi si ottiene con la semplice osservazione al microscopio delle secrezioni vaginali o uretrali affiancata dall’analisi microbiologica. Considerate le sue peculiari caratteristiche, il Trichomonas vaginalis, infatti, è ben visibile nello striscio a fresco. L’esame colturale e i test di amplificazione per la ricerca del DNA del protozoo, sia sul secreto uretrale che sulle urine, permettono di confermare la diagnosi. Questi esami, inoltre, consentono di verificare l’eventuale co-infezione con altre patologie infettive sessualmente trasmissibili, come la clamidia e la gonorrea, a cui spesso la tricomoniasi si associa.

Se il trattamento della tricomoniasi è tempestivo, la guarigione è rapida. La terapia della tricomoniasi si basa in particolare sull'assunzione di antibiotici specifici, come il metronidazolo. In alternativa, per le infezioni resistenti al metromidazolo, è prescritto il tinidazolo. Dopo la conclusione della terapia è importante evitare l’assunzione di bevande alcoliche per almeno 24 ore per il metronidazolo o per 72 ore per il tinidazolo. Bere alcool, infatti, può dare origine a manifestazioni quali nausea, vomito, crampi addominali, vampate di calore e mal di testa. Alla terapia antibiotica è consigliabile associare un integratore di probiotici, per favorire la ricrescita della normale flora batterica vaginale. Inoltre, è necessario astenersi dai rapporti sessuali fino al termine del trattamento. Un'altra considerazione molto importante è che la terapia deve coinvolgere anche il partner o i partner sessuale. Questa precauzione, da adottare anche quando il partner non manifesta sintomi, è importante per limitare la diffusione della malattia ad altre persone ed evitare l'effetto ping-pong, cioè il continuo passaggio dell'infezione da un partner all'altro. Nelle donne e negli uomini sessualmente attivi con infezione da Trichomonas spesso viene raccomandato un controllo entro 3 mesi dal termine della terapia, vista l’elevata incidenza di recidive in questo tipo di infezione.

La prevenzione della tricomoniasi si effettua essenzialmente adottando le regole del cosiddetto "sesso sicuro". Tra queste, risulta utile l’uso regolare e corretto del preservativo in ogni rapporto sessuale, specie quando abbiamo a che fare con partner occasionali.