Polipi intestinali - Video: Cause, Sintomi, Cure

Ultima modifica 01.04.2020

I polipi intestinali sono delle piccole protuberanze che si formano nel rivestimento più interno dell’intestino, specialmente nell'intestino crasso, quindi nel colon e nel retto. La forma di questi polipi può ricordare quella di un piccolo fungo o cavolfiore, che sporge verso il lume interno dell'organo, con o senza gambo a seconda dei casi. I polipi intestinali possono essere singoli o multipli ed avere dimensioni variabili; talvolta misurano pochi millimetri, altre volte raggiungono alcuni centimetri di diametro. Di solito, i polipi intestinali non causano sintomi e hanno una natura benigna, cioè non evolvono in altre gravi patologie. Tuttavia esiste un certo rischio di trasformazione in senso maligno; tale degenerazione, comunque molto lenta, è più probabile per alcuni tipi di polipi, come quelli di grosse dimensioni. Per questo motivo, la precoce identificazione e asportazione di polipi al colon sospetti ne previene una possibile evoluzione in cancro del colon-retto.

I polipi intestinali possono comparire a qualsiasi età, anche se nella maggior parte dei casi si sviluppano dopo i 50 anni. Le cause di tale fenomeno non sono ancora del tutto chiare, tuttavia è noto che alcuni fattori possono favorirne la comparsa. Il rischio di polipi intestinali aumenta soprattutto se vi è una certa “familiarità”, cioè se sono già stati riscontrati dei polipi intestinali in altri familiari stretti. Anche fumo, obesità, scarsa attività fisica e abuso di alcol aumentano le probabilità di soffrirne. Tra i fattori dietetici predisponenti, ricordiamo l'eccessivo consumo di carni rosse e di grassi saturi in genere; viceversa, diete ricche di fibre e una sufficiente attività fisica sembrano avere un ruolo protettivo. Un altro importante fattore che aumenta le probabilità di sviluppare i polipi è la presenza di malattie infiammatorie croniche del colon-retto, tra cui la rettocolite ulcerosa e il morbo di Crohn.

Esistono diversi tipi di polipi intestinali, classificati principalmente in base alla loro forma. Si possono distinguere, in particolare, polipi peduncolati e polpi sessili. I primi, quelli peduncolati, come dice il nome, hanno un peduncolo, cioè una sorta di gambo, a cui è attaccata una testa. Per fare un paragone, assomigliano a piccoli funghi che sporgono al di sopra del rivestimento interno dell’intestino. Al contrario, i polipi sessili sono senza peduncolo e molto piatti; non avendo il gambo, assomigliano a un nodulo presente sulla parete dell’intestino. Per questa loro forma, diversamente dai polipi peduncolati (che possono essere recisi alla base del gambo), la rimozione chirurgica dei polipi sessili è più difficoltosa. Oltre che per la loro forma, i polipi intestinali si possono classificare anche in base al numero. Alcune persone sviluppano un singolo polipo intestinale, altre presentano polipi multipli. Nello specifico, si parla di poliposi quando sono presenti più di cento polipi. Per quanto riguarda la relazione tra polipi e cancro del colon-retto c’è da sottolineare ancora una volta che non tutti i polipi sono a rischio di evoluzione maligna. Anche in questo senso, infatti, è possibile distinguere diversi tipi di polipi. I polipi iperplastici, ad esempio, sono piccole escrescenze caratterizzate da una mucosa a rapida proliferazione e considerati sostanzialmente innocui, perché la loro trasformazione in un tumore maligno è rara. Anche i polipi amartomatosi, detti anche polipi giovanili, sono lesioni non neoplastiche, generalmente di origine familiare. Infine, si trovano i polipi neoplastici o adenomatosi, che sono più inclini a trasformarsi nel tempo in una neoplasia maligna. È pertanto corretto considerare gli adenomi colon-rettali come delle lesioni precancerose. Senza scendere troppo nei dettagli, anche i polipi adenomatosi, a loro volta, sono distinti in polipi tubolari, villosi e tubolo-villosi. Tra questi sottotipi, quelli a maggior rischio cancerogeno sono i polipi villosi.

Come accennato, la maggior parte dei polipi intestinali non provoca sintomi o disturbi particolari. La loro scoperta, quindi, è spesso occasionale, ad esempio durante test di screening od esami endoscopici eseguiti per altre ragioni. Qualora un polipo intestinale raggiunga dimensioni considerevoli, può comparire un dolore all’addome, localizzato o diffuso; nel caso in cui le dimensioni siano tali da occludere il lume intestinale, compaiono vere e proprie coliche addominali accompagnate da nausea e vomito. In alcuni casi, alla presenza di polipi si accompagna la presenza di muco nelle feci, diarrea o perdite di sangue dal retto. Tali perdite sono spesso impercettibili, quindi non visibili ad occhio nudo. I campanelli d’allarme a cui prestare attenzione, perché potrebbero segnalare la presenza di un polipo al colon o di un tumore del colon retto, sono due. Il primo è un significativo e inspiegabile cambiamento dell’abituale ritmo di evacuazione, che permane per qualche settimana. Il secondo è il riscontro visivo di sangue o di muco nelle feci, oppure una variazione della loro forma come una sottigliezza anomala.

Considerata la frequente presenza di polipi intestinali, uno screening mediante colonscopia, da ripetersi ogni decennio a partire dai 50 anni, può fugare ogni dubbio. In individui con predisposizione familiare tale screening può iniziare in epoca più precoce, ad esempio dai 40 o 45 anni. La colonscopia viene utilizzata anche quando la presenza di polipi intestinali è sospettata in base ai sintomi presenti. L'esame si effettua introducendo uno strumento flessibile a fibre ottiche attraverso l’orifizio anale, per poi farlo risalire delicatamente lungo il retto e il colon. In questo modo la colonscopia è in grado di trasmettere direttamente le immagini della mucosa intestinale, evidenziando l'eventuale presenza di polipi. Inoltre, durante una colonscopia è possibile rimuovere polipi di piccole dimensioni o eseguire delle biopsie. Su questi campioni bioptici viene poi eseguito l’esame istologico, che permette di accertare la natura dei polipi e il rischio di evoluzione maligna. Un altro esame diagnostico è il clisma opaco a doppio contrasto; si tratta di una speciale radiografia che grazie al bario e all'aria immessi nel colon permette di visualizzare i polipi nelle immagini radiografiche. Si tratta comunque di un esame di seconda scelta, eseguito nei casi in cui la colonscopia non può essere praticata sul paziente. Solo nei casi in cui i polipi danno luogo a piccole perdite di sangue, un esame delle feci per la ricerca del cosiddetto “sangue occulto” può individuare tale anomalia e indirizzare verso una colonscopia di accertamento.

In genere, si consiglia sempre l’asportazione di eventuali polipi individuati nel corso della colonscopia. Tale approccio deve essere inteso come forma di prevenzione contro il tumore del colon-retto, anche in considerazione del fatto che non è possibile stabilire in maniera assolutamente certa se un polipo diventerà maligno oppure no. Come anticipato, gran parte dei polipi intestinali può essere asportata chirurgicamente già durante la colonscopia. Il colonscopio, infatti, ospita un canale attraverso il quale possono passare un’ansa o una pinza metallica. Questi dispositivi permettono di rimuovere un polipo, mediante una procedura chiamata polipectomia endoscopica. Se però i polipi sono di grandi dimensioni o sono presenti in posizioni difficilmente accessibili, per la loro rimozione completa possono richiedere altri approcci chirurgici, endoscopici oppure laparoscopici. Una volta rimosso, il polipo viene inviato al laboratorio per definire se è benigno o se ci sono segni di una possibile trasformazione neoplastica. In base all’esito delle analisi e a diversi altri fattori, quali ad esempio le dimensioni, il medico potrà consigliare con quale frequenza sottoporsi alle future visite di controllo.