Morbo di Crohn - Video: Cause, Sintomi, Cure
Nella precedente video-lezione abbiamo
parlato della rettocolite ulcerosa; oggi conosceremo più da vicino un’altra
importante patologia infiammatoria intestinale, che a differenza della
precedente può colpire non solo il colon e il retto, ma anche altre sedi dell’apparato
digerente. Sto parlando del morbo di Crohn.
Il morbo di Crohn è una
malattia cronica di natura infiammatoria che colpisce l'apparato digerente;
nella maggior parte dei casi interessa l'ultimo tratto dell'intestino tenue,
detto ileo, e il colon, tuttavia può potenzialmente interessare qualsiasi
tratto dell’apparato digerente, dalla bocca all’ano.
Il processo infiammatorio
che caratterizza il morbo di Crohn si accompagna a lesioni di tipo “segmentario”
e discontinuo; significa che queste lesioni sono presenti solo in alcuni tratti
del tubo digerente, che risultano intervallati da altri segmenti del tutto sani. Nel tratto malato si riscontrano
infiammazione, gonfiore e ulcere che interessano tutto lo spessore della parete
intestinale. Per questo motivo, si possono creare perforazioni o fistole, cioè
dei passaggi anomali tra l’intestino e gli altri organi vicini.
Le cause del morbo di Crohn
non sono ancora del tutto note. Si ipotizza che alla base della malattia vi
siano delle reazioni autoimmuni, probabilmente scatenate da pregresse infezioni
intestinali o da fattori genetici o ambientali,
come la dieta o l'utilizzo di particolari farmaci.
I sintomi che accompagnano
il morbo di Crohn includono dolori addominali, diarrea con o senza sangue nelle feci, nausea, febbre, perdita di
peso e malessere generale.
La malattia ha un andamento intermittente, con la caratteristica tendenza a
“riaccendersi” in attacchi acuti alternati a periodi di benessere.
Nel tempo, il danno intestinale può causare complicazioni digestive e non solo. Per fare un esempio, il processo infiammatorio
può determinare difficoltà di assimilazione dei cibi o addirittura restringimenti della parete
intestinale, fino all’occlusione.
In genere, la terapia farmacologica
con anti-infiammatori e immunosoppressori permette di controllare il morbo di
Crohn e la sua progressione. Nei casi in cui questo approccio non risulti
sufficiente, è invece necessario ricorrere a un intervento chirurgico.
Il morbo di Crohn è una
malattia di origine misconosciuta, nel senso che le cause scatenanti non sono
ancora ben definite. Attualmente, si ritiene che fattori genetici, ambientali, immunologici
e dietetici possano predisporre al processo infiammatorio cronico che sta alla
base della malattia.
Negli anni, sono finite
sotto accusa anche le infezioni virali e batteriche, ma le prove che confermino
questa teoria non sono certe. Allo stesso modo, è stato ipotizzato che vi sia
un'ipersensibilità genetica del sistema immunitario a stimoli normalmente
presenti nell’apparato digerente; nello specifico, particolari molecole
dietetiche o componenti della flora microbica determinerebbero
un'iperattivazione del sistema immunitario, che si rivolterebbe contro le
stesse cellule dell'organismo danneggiando il tratto digerente coinvolto. Questo innescherebbe una
reazione infiammatoria e tutti i danni ed i sintomi associati al morbo di Crohn.
In questi individui
geneticamente predisposti, fattori quali il fumo, una dieta ricca in zuccheri
raffinati e povera di frutta e verdure, possono giocare un ruolo determinante
nel favorire la comparsa della malattia.
A supporto di questa affermazione, è da segnalare che il morbo di Crohn è in continuo aumento nei paesi industrializzati,
mentre è praticamente quasi sconosciuto nel terzo mondo.
Aggiungiamo poi che la
malattia può manifestarsi a qualsiasi età; tuttavia, tende a presentarsi
soprattutto negli adolescenti, nei ventenni e nella fascia d’età tra i 50 e i
70 anni.
I sintomi con cui si
manifesta il morbo di Crohn dipendono dalla sede, dall’estensione e dall’aggressività
del processo patologico.
Possono essere presenti dolori
addominali e diarrea, caratterizzata da 2 a 10 scariche diarroiche al giorno talvolta
miste a sangue e muco. Spesso si osservano anche malassorbimento, nausea e
vomito, calo di peso corporeo, debolezza e malessere generalizzato. Oltre alle
manifestazioni intestinali, possono insorgere eruzioni cutanee, lesioni orali,
dolori alle articolazioni, infiammazione degli occhi e, per quanto riguarda i
bambini, può esserci un ritardo nella crescita.
Oltre ad essere una malattia
con decorso cronico, il morbo di Crohn è anche recidivante, quindi intervalla
periodi di relativa normalità con altri di riacutizzazione della durata di
giorni o settimane.
Se non viene adeguatamente
trattato, il morbo di Crohn può portare a stenosi, cioè a restringimenti dell’intestino
con rischio di occlusione, e alla comparsa di ascessi o fistole, specialmente attorno all’ano.
Inoltre, il morbo di Crohn aumenta il rischio di tumore al colon-retto.
Dal punto di vista
diagnostico, il morbo di Crohn può essere sospettato in presenza di sintomi
caratteristici; tale sospetto si rafforza quando dalle analisi del sangue emerge un aumento
degli indici infiammatori. Mi riferisco, in particolare, all’aumento della
velocità di eritrosedimentazione (nota come VES) e della proteina C reattiva (o
PCR).
Per fugare ogni dubbio e
giungere ad una diagnosi definitiva è comunque necessario ricorrere ad indagini
strumentali; tra queste ricordiamo il clisma opaco del colon a doppio contrasto, l’ecografia intestinale e
soprattutto la colonscopia. Quest’ultima indagine, in particolare, permette di apprezzare
visivamente infiammazioni localizzate e l’eventuale presenza di ulcere
superficiali e profonde. Non solo, nel
corso dell'esame vi è la possibilità di effettuare biopsie prelevando piccoli
campioni di tessuto; dopodiché, analizzando al microscopio tali campioni il
medico potrà valutare la presenza di aspetti tipici dell’infiammazione cronica
e giungere così ad una diagnosi definitiva.
Allo stato attuale, il morbo
di Crohn non è curabile. Tuttavia, sono disponibili numerosi approcci terapeutici per controllare i
sintomi ed evitare il peggioramento della malattia. Lo scopo del trattamento è
quello di ottenere periodi di remissione più lunghi ed acuzie meno intense. Per
conseguire o mantenere questo risultato, a seconda della gravità del processo
infiammatorio, vengono utilizzati farmaci ad azione anti-infiammatoria più o
meno potenti, come gli aminosalicilati e i corticosteroidi; tra i primi
ricordiamo la
sulfasalazina, la mesalazina e l'olsalazina; tra i cortiscosteroidi ricordo
invece il prednisolone e il desossimetasone.
In combinazione con gli
antinfiammatori, possono essere somministrati anche antibiotici e farmaci
immunosoppressori, che attenuano le reazioni immunitarie dell’organismo e
bloccano l’infiammazione. Negli ultimi anni, sono state introdotte anche
terapie con farmaci biologici, come gli anticorpi che bloccano selettivamente il
TNF-alfa, una delle principali molecole coinvolte nel processo flogistico. È il
caso dell’infliximab e dell'adalimumab,
che per i potenziali effetti collaterali vengono in genere utilizzati solo in
caso di fallimento degli altri approcci farmacologici.
Nei casi refrattari alla
terapia farmacologica o quando la malattia è complicata, si ricorre all’intervento chirurgico che
comporta, in genere, la resezione del tratto di intestino interessato dalla
malattia. Occorre precisare, però, che questo genere di intervento non cura definitivamente
la malattia, che può ricomparire in altri segmenti intestinali.