Helicobacter pylori - Video: Cause, Sintomi, Cure

Ultima modifica 16.09.2019

Nella precedente puntata abbiamo parlato dell’ulcera gastrica e tra le principali cause che possono favorirne l’insorgenza, abbiamo menzionato il batterio Helicobacter pylori. Si tratta di un microrganismo particolare, poiché ha la capacità esclusiva di proliferare nell'ambiente molto acido dello stomaco, causando, nel tempo, problemi come gastriti, ulcere e infiammazioni alle pareti dello stomaco e del duodeno.

L’Helicobacter pylori è un batterio gram-negativo, responsabile di un’infezione cronica del rivestimento più interno dello stomaco, chiamato mucosa gastrica. Come ricorda il termine “Helicobacter”, il batterio possiede una caratteristica conformazione a spirale. Il termine “pylori” ricorda, invece, la sua sede d’infezione preferita: il piloro, cioè il punto di passaggio dallo stomaco all’intestino. L’Helicobacter pylori è lungo pochi micron e possiede flagelli, cioè strutture simili a delle piccole code, che gli consentono di muoversi e di annidarsi nella mucosa gastrica. In questa sede è in grado di innescare una lenta, ma progressiva infiammazione che danneggia le cellule del rivestimento interno dello stomaco. Esiste, non a caso, una stretta connessione tra la presenza di tale batterio nello stomaco e lo sviluppo della gastrite, un’infiammazione cronica della mucosa gastrica. L’infezione da Helicobacter pylori è considerata anche il principale fattore causale dell’ulcera gastrica e duodenale, che sono vere e proprie erosioni della parete dello stomaco e del primo tratto dell’intestino, chiamato duodeno. In alcuni casi, l’Helicobacter pylori può addirittura predisporre allo sviluppo di alcuni tumori dello stomaco.

L’Helicobacter pylori è un batterio insolito per il fatto che riesce a sopravvivere nell’ambiente molto acido dello stomaco.
Questa peculiarità è resa possibile da uno stratagemma che permette al microrganismo di sfuggire all’azione distruttiva dei succhi gastrici. L’Helicobacter pylori, infatti, produce un enzima, detto ureasi, che gli permette di penetrare nella mucosa dello stomaco, dove può anche sottrarsi alla risposta immunitaria dell'ospite. Lo stesso enzima, trasforma l’urea che si trova nello stomaco in acido carbonico e ammoniaca, che neutralizzano in parte l’acidità gastrica. Per farla breve, lHelicobacter pylori riesce a crearsi un microambiente adatto al suo insediamento e favorevole alla sua riproduzione. Purtroppo, però, nel corso della vita il batterio produce delle sostanze che hanno un effetto lesivo sulla mucosa gastrica, favorendone così l'infiammazione, detta gastrite, e l’erosione, detta ulcera.

Per quanto riguarda il contagio, le modalità con cui l’Helicobacter pylori si trasmette non sono ancora ben chiare.
Probabilmente, la trasmissione avviene da persona a persona, attraverso contatti diretti per via orale, oro-fecale o attraverso il latte materno. Altra possibile via di contagio è l’ingestione di acqua o cibi contaminati con materiale fecale o manipolati con mani non lavate.

Non esistono dei sintomi specifici legati all’infezione. Tuttavia, la presenza dell’Helicobacter pylori può provocare fastidiosi problemi digestivi, con disturbi che coincidono con quelli causati dalla gastrite cronica o dall’ulcera. Possono, quindi, manifestarsi bruciori e dolori di stomaco, reflusso gastroesofageo, nausea, vomito, senso di pesantezza, digestione lenta e difficile. Va comunque precisato che, in altri casi, l’infezione rimane del tutto asintomatica; basti pensare che, nel mondo, due persone su tre ospitano il batterio nel proprio stomaco. Moltissime di queste persone convivono con lHelicobacter pylori senza sviluppare alcuna malattia.

In presenza di disturbi gastro-intestinali, anche vaghi come bruciori frequenti o problemi digestivi, vale la pena sottoporsi ad alcuni semplici ed accurati esami medici; tra questi, esistono anche esami in grado di dimostrare la presenza dell’infezione. È il caso del test del respiro, della ricerca di anticorpi contro l’Helicobacter pylori nel sangue e della ricerca dell’Helicobacter pylori su campioni di feci. Il test del respiro, detto anche Urea breath test, è chiamato così perché misura la quantità di anidride carbonica marcata emessa con il respiro. Durante l'esame, il paziente viene invitato ad assumere dell’urea marcata, ossia una sostanza che contiene atomi di carbonio marcati radioattivamente. A questo punto, se presente, l’Helicobacter pylori trasforma la molecola di urea ingerita in due molecole più piccole: ammoniaca e anidride carbonica. Il carbonio marcato finisce così nelle molecole di anidride carbonica che viene emessa col respiro. Se dall'analisi dell'aria espirata sono presenti alti residui di anidride carbonica marcata significa che il batterio si annida nello stomaco ed il test è considerato positivo. In caso contrario, l’infezione non è stata contratta. Per ottenere una diagnosi definitiva e studiare le conseguenze dell’infezione si richiede un esame molto più invasivo dei precedenti, chiamato esofago-gastro-duodeno-scopia. Questo esame endoscopico si effettua introducendo un tubo a fibre ottiche attraverso la bocca, poi fatto scendere delicatamente per permettere l’osservazione della mucosa dell’esofago, dello stomaco e del duodeno. Contemporaneamente, l’indagine permette di effettuare una biopsia, cioè di prelevare piccoli frammenti di tessuto che verranno poi analizzati al microscopio per valutare i danni provocati dal batterio alla mucosa gastrica e duodenale. Il campione bioptico può anche essere messo in coltura per individuare il batterio e gli antibiotici a cui è più sensibile.

Una volta accertata la presenza dell’Helicobacter pylori, la terapia per combattere l’infezione è essenzialmente antibiotica. Il trattamento prevede l’assunzione per 7-14 giorni di uno o due diversi tipi di antibiotico, scelti tra amoxicillina, metronidazolo, claritromicina e tetraciclina. A questa terapia antibiotica di base, si associa poi un farmaco che riduce la secrezione acida dello stomaco, come gli inibitori della pompa protonica. Questi potenti antiacidi, alleviano i sintomi ed instaurano nello stomaco un ambiente meno favorevole alla vita del batterio. Quando viene seguita rispettando le precise indicazioni mediche, questa terapia combinata risulta risolutiva in circa il 90% dei casi. Una volta eradicato l’Helicobacter pylori, inoltre, migliorano sensibilmente anche le problematiche associate alla sua presenza.
Poiché conosciamo ancora poco sulle modalità di trasmissione dell’Helicobacter pylori, anche le misure preventive non sono ben definite. In generale, si raccomanda comunque di lavarsi sempre bene le mani prima di toccare o mangiare gli alimenti. Inoltre, è possibile agire limitando altri importanti fattori che possono predisporre a problematiche gastro-intestinali, quali l’abuso di alcool, il fumo e l’assunzione cronica di antinfiammatori non steroidei, come l’aspirina.