Sintomi Listeriosi
Ultima modifica 25.02.2020

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Definizione

La listeriosi è una malattia infettiva causata dal batterio Listeria monocytogenes, ampiamente diffuso nell'ambiente. Questo microrganismo si trova, in particolare, nel terreno, nei foraggi, nelle acque di superficie e nel materiale fecale.

L'infezione si contrae prevalentemente attraverso il consumo di alimenti contaminati, crudi o cotti (prodotti lattiero-caseari, ortaggi pronti al consumo, carni ecc.) ed è favorita dalla capacità della L. monocytogenes di crescere e sopravvivere alle temperature abituali dei frigoriferi.

L'uomo può contrarre la listeriosi anche tramite il contatto diretto con animali infetti (bovini, ovini e caprini possono essere portatori del patogeno) e la loro macellazione. Sebbene gli alimenti contaminati rappresentino la principale fonte di infezione, non vanno sottovalutate altre modalità di trasmissione, tra cui quella verticale (madre-figlio) e nosocomiale.

Rispetto ad altre tossinfezioni alimentari, la listeriosi ha un'incidenza modesta, ma può causare complicanze potenzialmente letali (tasso di mortalità: 20-30%). La maggior parte dei casi ha natura sporadica; tuttavia sono stati riportati anche focolai epidemici.

Le persone più sensibili alle infezioni da Listeria sono gli anziani, le donne in gravidanza, i neonati ed i soggetti immunocompromessi (es. pazienti oncologici e malati di AIDS). Il fattore predisponente più importante negli adulti è rappresentato dalla terapia con glucocorticoidi.

Nell'uomo, la listeriosi può dare luogo a forme lievi o invasive sistemiche.

Nel primo caso, la sintomatologia è simil-influenzale e gastroenterica (tipica delle tossinfezioni alimentari), quindi compaiono febbre, brividi, cefalea, dolori muscolari, nausea e diarrea.

La forma invasiva, invece, è dovuta alla diffusione dell'infezione dal tessuto intestinale ad altri distretti corporei (circolo ematico, SNC, cuore ed utero); le manifestazioni variano a seconda dell'organo colpito e comprendono reazioni cutanee, batteriemia, encefalite, meningite, endocardite e peritonite.

Se contratta in gravidanza, la listeriosi aumenta il rischio di corioamnionite, aborto spontaneo, parto prematuro, morte intrauterina e gravi patologie neonatali.

Le infezioni vengono diagnosticate con l'isolamento del L. monocytogenes da emocoltura o coltura del liquido cefalorachidiano.

La terapia prevede la somministrazione di ampicillina, spesso associata ad aminoglicosidi. In alternativa, è possibile ricorrere alla combinazione trimetoprim-sulfametossazolo.

Per quanto riguarda la prevenzione, è consigliata l'adozione di alcune semplici regole comportamentali, valide per tutte le tossinfezioni alimentari:

  • Cuocere bene i cibi, in modo che tutte le parti (anche le più interne), raggiungano una temperatura di almeno 70°C;
  • Consumare gli alimenti subito dopo la cottura;
  • Riscaldare ad alta temperatura i cibi “pronti al consumo” provenienti dai banconi di supermercati, gastronomie e rosticcerie;
  • Evitare di consumare latte non pastorizzato;
  • Lavare accuratamente frutta e verdura da consumare crudi;
  • Evitare il contatto tra cibi crudi e cotti;

Lavare bene le mani con acqua e sapone dopo avere toccato cibi crudi e pulire con un detersivo gli utensili, i contenitori e le superfici che sono entrate in contatto con questi alimenti.

Sintomi e segni di Listeriosi

Listeriosi si caratterizza per la presenza di diversi sintomi che possono includere:

Sintomi comuni di Listeriosi

Sintomi più rari di Listeriosi

La presente guida non intende in alcun modo sostituirsi al parere di medici o di altre figure sanitarie preposte alla corretta interpretazione dei sintomi, a cui rimandiamo per ottenere una più precisa indicazione sulle origini di qualsiasi sintomo.