Ultima modifica 13.10.2020

Generalità

La uroTAC è la TAC con mezzo di contrasto che consente di analizzare nei dettagli l'anatomia e la funzione delle più importanti componenti dell'apparato urinario, ossia: i reni, la vescica e gli ureteri.
Grazie alle potenzialità della uroTAC, il medico radiologo è in grado di individuare: la calcolosi renale, i calcoli vescicali, le infezioni alle vie urinarie, le cisti e i tumori di uno degli organi dell'apparato urinario, le malformazioni anatomiche di reni, ureteri o vescica e, infine, l'origine esatta di sintomi per i quali si sospetta un disturbo a livello renale o vescicale.


Urotac

La uroTAC prevede una preparazione ben specifica; tra le sue norme preparatorie, rientra anche il digiuno completo.
Della durata totale di 10-15 minuti , la uroTAC richiede la massima immobilità da parte del paziente; i movimenti del corpo, infatti, possono alterare l'accuratezza delle immagini fornite dallo strumento, quindi falsare l'intero esame diagnostico.
I rischi della uroTAC sono connessi alla dose di radiazioni ionizzanti, a cui il paziente è esposto durante l'esame, e al mezzo di contrasto, che in alcuni individui è causa di una reazione allergica.
Controindicata in caso di gravidanza, la uroTAC fornisce immagini dell'apparato urinario di ottima qualità.

Breve ripasso di cos'è la TAC

La TAC, o Tomografia Assiale Computerizzata, è una procedura diagnostica che sfrutta le radiazioni ionizzanti (raggi X), per creare immagini tridimensionali estremamente dettagliate di aree anatomiche specifiche dell'organismo (encefalo, ossa, vasi sanguigni, organi addominali, organi toracici, vie respiratorie ecc.).
L'apparecchiatura per la TAC comprende:

  • L'unità di scansione a forma di grande ciambella, chiamata gantry. È la fonte di radiazioni ionizzanti (raggi X);
  • Il generatore;
  • Il supporto su cui posizionare il paziente. In genere, è un lettino scorrevole;
  • Un elaboratore elettronico;
  • Una console di comando per la visualizzazione delle immagini tridimensionali;
  • Un sistema di registrazione dei dati acquisiti.

Oltre alla TAC convenzionale (o classica) esiste anche la TAC con mezzo di contrasto che permette di ottenere immagini più ricche di particolari di un determinato organo o tessuto anatomico.
La TAC è di norma indolore; può essere lievemente dolorosa nel momento in cui è prevista l'iniezione endovenosa del mezzo di contrasto.
Ciononostante, rientra comunque tra le procedure minimamente invasive, in quanto la dose di radiazioni ionizzanti, a cui è esposto il paziente, è considerevole.

Cos'è la uroTAC?

La uroTAC è l'esame diagnostico che sfrutta le potenzialità della TAC con mezzo di contrasto, per visualizzare l'apparato urinario, in particolare i reni, la vescica e gli ureteri.
Simile all'urografia – ma non esattamente la stessa cosa – la uroTAC è una procedura di Radiologia, esattamente come gli altri tipi di TAC.
L'interpretazione delle immagini della uroTAC spetta a un medico radiologo, il quale, se necessario, consiglierà al paziente di discutere quanto emerso con uno specialista dell'apparto urinario (un nefrologo o un urologo).


L'apparato urinario

L'apparato urinario, o apparato escretore, comprende i reni e le cosiddette vie del tratto urinario, composte da vescica, ureteri e uretra.
  • I reni sono i principali organi dell'apparato escretore. In numero di due, risiedono nella cavità addominale, ai lati delle ultime vertebre toraciche e delle prime vertebre lombari, sono simmetrici e possiedono una forma che ricorda quella di un fagiolo.
  • In numero di due, gli ureteri sono i dotti che collegano i reni alla vescica. A scanso di equivoci, si precisa che ciascun uretere è indipendente dall'altro.
  • La vescica è un piccolo organo cavo muscolare, che accumula urina prima della minzione.
  • L'uretra è il dotto che serve a condurre l'urina all'esterno. Nell'uomo, attraversa il pene; nella donna, è più e breve e sfocia a livello della vulva.

Il mezzo di contrasto per l'uroTAC

In genere, il mezzo di contrasto impiegato per l'uroTAC è base di iodio.
I mezzi di contrasto a base di iodio sono anche detti mezzi di contrasto iodati.

Modi alternativi di scrivere uroTAC

Esistono diversi modi per scrivere uroTAC, tra cui uro-TAC, uroTac e uro-Tac.

Indicazioni

Grazie alle immagini dell'uroTAC, il medico radiologo è in grado di analizzare l'anatomia di reni, ureteri e vescica, e di scoprire se i suddetti organi stanno "lavorando" bene o se invece sono portatori di una qualche anomalia o condizione particolare.
Entrando maggiormente nei dettagli, la uroTAC rappresenta un importante strumento utile a:

  • Risalire alla precisa origine di sintomi, quali dolore ai fianchi, dolore alla zona lombare, ematuria ecc., che inducono a pensare a una malattia dei reni o di un tratto delle vie urinarie;
  • Diagnosticare la calcolosi renale (o calcoli renali);
  • Individuare la presenza di calcoli vescicali (o calcolosi vescicale);
  • Rintracciare i segni di un'infezione dell'apparato urinario in corso (es: pielonefrite);
  • Diagnosticare una cisti o un tumore (sia benigno che maligno) a carico di uno degli organi dell'apparato urinario (es: tumore del rene, cisti del rene, tumore della vescica ecc.);
  • Identificare le anomalie anatomiche che possono interessare uno degli organi dell'apparato urinario.
Pielonefrite urotac

Figura: pielonefrite osservata alla uroTAC

Preparazione

L'uroTAC richiede una preparazione particolare, in base alla quale il paziente deve:

  • Comunicare al medico che prescrive l'esame se soffre di una qualche allergia, in particolare allo iodio, cioè l'elemento chimico alla base dei mezzi di contrasto impiegati per la procedura;
  • Nel caso in cui sia una donna, comunicare al medico se è in stato di gravidanza o se sospetta di esserlo;
  • Riferire al medico se, in quel momento della vita, sta assumendo farmaci, quali metformina, FANS, farmaci antirigetto (immunosoppressori) e/o antibiotici.
  • Informare il medico di qualsiasi malattia sofferta nell'ultimo periodo e se è affetto da una qualche malattia di cuore, diabete, asma e/o da una qualche malattia renale;
  • Comunicare al medico se è un trapiantato d'organo;
  • Nelle ore di poco precedenti l'esame, bere in abbondanza (almeno 1 litro d'acqua), in modo tale che la vescica sia piena al momento della procedura;
  • Presentarsi all'esame privi di gioielli o indumenti con parti in metallo, in quanto questi potrebbero interferire con il buon funzionamento dell'apparecchiatura diagnostica.
    Nel caso in cui il paziente non rispetti tale norma preoperatoria, è invitato a farlo poco prima che abbia inizio la procedura;
  • Presentarsi all'esame a digiuno completo da almeno 6-8 ore. Questo significa che, se l'uroTAC si tiene al mattino di un certo giorno, l'ultimo pasto deve essere la cena della sera precedente.

Procedura

Per prima cosa, su invito di un membro dello staff medico, il paziente deve:

  • Rispondere a un questionario relativo alla sua storia clinica,
  • Sottoporsi alla misurazione della pressione e della temperatura corporea,
  • Indossare un apposito camice al posto dei suoi vestiti e, infine,
  • Togliersi tutti gli eventuali gioielli e altri oggetti in metallo che ha addosso, per i motivi enunciati in precedenza.

Terminate tutte queste operazioni, il paziente è pronto per prendere posto sul lettino scorrevole della uroTAC, il quale serve, in un momento successivo, a posizionarlo all'interno del cosiddetto gantry (si veda figura).


Tac

Per disporsi correttamente sul lettino, il paziente può contare sull'aiuto di un membro dello staff medico (in genere è lo stesso che, in precedenza, l'ha interrogato sulla storia clinica, gli ha misurato la pressione e la temperatura ecc.); durante la sua collocazione, chi lo aiuta gli ricorda anche come deve "comportarsi" durante l'esame e l'importanza che ha la sua immobilità, nel momento in cui lo strumento è in funzione.
Una volta che il paziente è coricato sulla schiena o sul fianco e pronto a essere introdotto nel gantry, interviene il medico radiologo, il quale, con la collaborazione di un infermiere professionale, effettua l'iniezione del mezzo di contrasto necessario alla uroTAC.
L'iniezione del mezzo di contrasto avviene, di norma, in una vena del braccio o della mano; il mezzo di contrasto impiega qualche minuto a distribuirsi, attraverso il sangue, nei vari compartimenti anatomici da analizzare.
Trascorso il tempo necessario affinché il mezzo di contrasto raggiunga l'apparato urinario, può finalmente avvenire l'introduzione del paziente nel gantry e avere inizio la fase dedicata alla creazione delle immagini tridimensionali.
La creazione delle immagini è molto rumorosa, tanto che spesso, insieme al camice, il personale medico fornisce al paziente anche dei tappi per le orecchie o delle cuffie, da indossare prima dell'iniezione del mezzo di contrasto.
Si ricorda che, mentre lo strumento è in funzione, l'intero staff medico esce dalla stanza in cui risiedono paziente e apparecchiatura e si trasferisce in una sala adiacente, in cui ci sono la console di comando del gantry e il sistema di registrazione dei dati acquisiti. Tuttavia, il paziente non è realmente solo: la stanza in cui si trova, infatti, è fornita di un altoparlante e una telecamera, attraverso i quali può comunicare con l'esterno in caso di necessità improvvise.
Terminata la raccolta delle immagini necessarie a una valutazione dettagliata dell'apparato urinario, il radiologo dichiara conclusa la uroTAC e dà avvio alle operazioni di estrazione del paziente dal gantry, estrazione di cui si occupa il "solito" membro del personale medico già intervenuto più volte, nelle fasi precedenti.
Alzatosi dal lettino e rivestitosi, il paziente è già pronto per tornare a casa e alle sue attività quotidiane, salvo diversa indicazione del medico radiologo.

Quali sensazioni prova il paziente durante la procedura?

Il paziente potrebbe provare una sorta di fastidio al momento dell'inserimento dell'ago, per l'iniezione del mezzo di contrasto.
Dopo l'iniezione, inoltre, è molto probabile che, per un paio di minuti, avverta uno strano sapore metallico in bocca.
I pazienti che hanno difficoltà a rimanere immobili, potrebbero sentirsi a disagio dopo poco tempo; tuttavia l'immobilità è una condizione fondamentale per il buon esito dell'esame.


Nota importante sull'immobilità a cui deve attenersi il paziente: in alcune fasi della uroTAC, l'immobilità comprende anche il trattenere il respiro per qualche secondo, in quanto possono falsare i risultati anche i minimi movimenti derivanti dall'atto respiratorio.
Chiaramente, a indicare al paziente quando trattenere il respiro è il personale medico, attraverso il sistema di comunicazione presente all'interno della stanza in cui si tiene l'esame.

Quanto dura la uroTAC?

In genere, la uroTAC dura 10-15 minuti al massimo.

In quali occasioni il paziente deve aspettare, prima di tornare a casa?

Il medico radiologo potrebbe richiedere al paziente di trattenersi ulteriormente nel centro ospedaliero, dove si è tenuta la uroTAC, nel caso in cui l'esame abbia fornito immagini così poco chiare, da rendere indispensabile la ripetizione dell'intera procedura.

Come favorire, al termine della uroTAC, l'eliminazione del mezzo di contrasto

Per favorire l'eliminazione dall'organismo del mezzo di contrasto, i medici radiologi indicano di bere molta acqua, a partire da subito dopo l'esecuzione dell'uroTAC.
Se il paziente si attiene a tale indicazione, elimina il mezzo di contrasto, dal proprio corpo, nel giro di 24 ore.

Rischi

La uroTAC presenta diversi rischi; ecco, di seguito, in cosa consistono tali rischi:

  • Esposizione del paziente a una dose per nulla trascurabile di radiazioni ionizzanti. Le radiazioni ionizzanti rappresentano un fattore favorente lo sviluppo di neoplasie, sia maligne che benigne.
    Entità del rischio? La dose di radiazioni ionizzanti emesse da una uroTAC equivale a ben 3 anni di radioattività naturale. Facendo il confronto con un RX-torace, questo esame espone il paziente a una dose di radiazioni ionizzanti pari solo a 10 giorni di radioattività naturale.
    Con ciò, non si vuole demonizzare la uroTAC, ma si vuole soltanto sottolineare che la sua ripetizione è sconsigliata. Esistono esami alternativi, anch'essi efficaci.
  • Reazione allergica al mezzo di contrasto. È una circostanza rara, che riguarda solo le persone predisposte. In genere moderati e facilmente controllabili con appositi farmaci, i sintomi più comuni delle reazioni allergiche al mezzo di contrasto consistono in: vampate di calore, nausea, strano pizzicore, orticaria e dolore protratto laddove c'è stata l'iniezione.

Controindicazioni

Rappresentano, sicuramente, una controindicazione alla uroTAC: lo stato di gravidanza, la presenza di un'allergia nei confronti dei preparati che i medici devono impiegare durante l'esame (mezzo di contrasto in particolare), l'obesità (le apparecchiature per la TAC riescono a sostenere persone di peso non superiore ai 150 chilogrammi) e le assunzioni farmacologiche che potrebbero interferire con il mezzo di contrasto (in questi casi, la soluzione consiste nell'interrompere momentaneamente tali assunzioni).
In alcuni frangenti, potrebbe diventare una controindicazione alla uroTAC anche la claustrofobia.


L'allattamento al seno è una controindicazione? Come si deve comportare una donna che allatta al seno?

L'allattamento al seno non rappresenta una controindicazione alla uroTAC; tuttavia, per la maggior parte dei medici, è una pratica sconsigliata nelle prime 24-48 ore che seguono l'esame.

Risultati

A seconda della gravità delle condizioni in cui versa il paziente, i risultati della uroTAC possono essere disponibili subito o dopo qualche giorno.
Il principale vantaggio della uroTAC è che fornisce informazioni decisamente preziose ai fini di una diagnosi corretta.


Altri vantaggi della uro TAC:
  • È indolore, minimamente invasiva e molto precisa;
  • Mostra contemporaneamente i cosiddetti tessuti molli (nervi, muscoli, legamenti, adipe, vasi sanguigni ecc.) e i cosiddetti tessuti duri (ossa e cartilagini);
  • Fornisce immagini più dettagliate dei raggi X convenzionali;
  • È un esame di breve durata;
  • Individua molte condizioni morbose;
  • È meno sensibile al movimento del paziente, rispetto alla risonanza magnetica nucleare;
  • Diversamente dalla risonanza magnetica nucleare, può eseguirsi anche se il paziente presenta una protesi metallica;
  • Fornisce immagini in tempo reale, quindi può essere sfruttata poco prima di un intervento chirurgico;
  • Data la sua estrema sensibilità, potrebbe rendere non necessario il ricorso a un intervento chirurgico esplorativo o a una biopsia.

Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza