Ultima modifica 24.04.2019
INDICE
  1. Generalità
  2. Cos’è
  3. Cause
  4. Sintomi e Complicazioni
  5. Diagnosi
  6. Trattamento

Generalità

La placenta bassa consiste nell'inserzione della membrana placentare nella parte inferiore dell'utero, in corrispondenza della cervice.

https://www.my-personaltrainer.it/imgs/2018/03/23/placenta-bassa-orig.jpeg Shutterstock

Questa condizione si riscontra frequentemente nell'ecografia morfologica del primo trimestre. Con il procedere della gestazione e la crescita del feto, la placenta bassa tende ad essere "trascinata" verso l'alto, liberando così il canale del parto. Per tale motivo, solo in una piccola percentuale di future mamme (circa il 10%) con una placenta bassa nelle prime fasi della gravidanza presenterà una placenta previa.

Lo sapevate che…

Dopo la 28esima settimana di gestazione, la placenta bassa viene definita placenta previa. Nel periodo precedente, è più corretto parlare di "inserzione placentare bassa".

La placenta bassa deve essere monitorata con controlli ecografici, pianificati con una cadenza regolare. Il trattamento prevede l'adozione di misure idonee a consentire il normale proseguimento della gravidanza (riposo, astensione dai rapporti sessuali ecc.). Qualora sopraggiungessero delle complicanze, è importante un intervento medico tempestivo, come l'emotrasfusione o il parto cesareo.

Cos’è

La placenta è l'organo che collega il feto al circolo materno. Questa rappresenta, dunque, la fonte di ossigeno e nutrimento per il bambino che sta crescendo.

In alcune donne, la placenta si inserisce troppo in basso e va a ricoprire una parte o tutto il collo dell'utero. Nella maggior parte dei casi, la placenta bassa risale con l'aumento di volume dell'utero e la crescita del feto, pertanto non causa problemi. Altre volte, nonostante l'evolversi della gravidanza, la placenta continua a rimanere nella parte più bassa dell'utero, definendo una patologia nota come "placenta previa".

Da ricordare

La placenta bassa è un'anomalia che non deve preoccupare, poiché viene diagnosticata in tempo e non pregiudica il buon andamento della gestazione. La futura mamma deve adottare, però, alcuni accorgimenti in più e, nella maggior parte dei casi, la nascita del bambino avviene con un cesareo.

Cosa accade normalmente?

Per comprendere al meglio cosa avviene nella placenta bassa, occorre fare un breve cenno all'anatomia della PLACENTA ed al suo ruolo:

  • Cos'è e Quali funzioni svolge. La placenta è un organo "temporaneo", che si forma all'interno dell'utero, quando si instaura una gravidanza. La sua funzione consiste nel proteggere e sostenere la crescita del feto.
  • Dove si sviluppa. La placenta può crescere in qualsiasi posizione all'interno dell'utero. In base alla sede in cui è avvenuto l'impianto dell'embrione, la sua collocazione può risultare anteriore, posteriore, fundica o laterale. In generale, la placenta si inserisce sul fondo o sulle pareti laterali dell'organo, ad una distanza sufficiente dall'orifizio uterino. In altre parole, lo sviluppo della membrana tende a non interessare la zona limitrofa al canale del parto (evenienza che si verifica, invece, nella placenta bassa). Tuttavia, può accadere che l'inserzione della placenta avvenga in modo anomalo nella parte più bassa dell'utero, troppo vicina alla cervice o addirittura sopra di essa, ostruendo parzialmente o totalmente l'accesso al canale del parto.

Cos'è la Placenta Bassa?

La placenta bassa è un'evenienza che si verifica quando il sacco placentare si innesta nella parte inferiore dell'utero, in corrispondenza della cervice. Questa situazione non deve destare particolare preoccupazione nei primi mesi di gravidanza. La placenta bassa può risolversi, infatti, con la crescita del feto ed il procedere della gestazione: aumentando di volume, l'utero tenderà a spingere la membrana verso l'alto.

In caso contrario, cioè se la placenta bassa non risale, può manifestarsi una placenta previa. Questa condizione è potenzialmente pericolosa, sia per la madre, sia per il feto. La placenta previa spesso impedisce lo svolgersi del parto naturale, soprattutto se totalmente occlusiva, costringendo la futura mamma ad accurati controlli e, nella maggior parte dei casi, a ricorrere ad un taglio cesareo.

La placenta bassa è una delle principali cause di sanguinamento vaginale nelle prime fasi della gravidanza.

Placenta previa: breve nota

Non tutte le placente previe si presentano allo stesso modo: in alcuni casi, viene coperta l'apertura tra utero e vagina (eventualità più grave); in altri casi, la placenta è posta soltanto accanto all'apertura. Se la placenta ricopre interamente il collo dell'utero è definita "placenta previa major".

Cause

La placenta bassa si presenta quando, subito dopo il concepimento, l'embrione si annida in un punto del segmento inferiore dell'utero materno: quest'evento è imprevedibile e non riconosce un'unica specifica causa. Tuttavia, sono stati individuati diversi fattori in grado di aumentare la probabilità che si verifichi quest'errato posizionamento della placenta, soprattutto quando questi sono concomitanti tra loro.

In particolare, le situazioni che possono favorire la placenta bassa comprendono:

  • Numero di gravidanze precedenti;
  • Età materna avanzata (superiore ai 35-40 anni);
  • Forma anomala dell'utero;
  • Precedenti interventi chirurgici all'utero (parto cesareo, raschiamenti uterini ecc.);
  • Episodi pregressi di placenta previa (nota: il rischio di recidiva varia dal 4 all'8%);
  • Gravidanza multipla;
  • Presenza di fibromi;
  • Endometrite;
  • Pregressi aborti spontanei o indotti;
  • Fumo di sigaretta ed abuso di droghe.

Sintomi e Complicazioni

A prescindere dall'evidenza ecografica, l'unico sintomo che può essere spia della placenta bassa è un anomalo sanguinamento vaginale.

Oltre alla perdita ematica, possono manifestarsi altri disturbi a carattere episodico. In alcune donne con la placenta bassa possono presentarsi, in particolare, delle contrazioni uterine.

Mano a mano che l'utero diventa più grande, anche la placenta tende a migrare verso l'alto: se, nelle prime fasi della gravidanza, l'incidenza della condizione risulta stimabile intorno al 20%, nel terzo trimestre tale percentuale si riduce fino ad arrivare all'1%.

Placenta bassa: caratteristiche del sanguinamento

Nelle gestanti con una placenta bassa, la perdita ematica può considerarsi l'unico sintomo a manifestarsi. Il sanguinamento vaginale occorre nella prima fase delle gravidanza, solitamente prima della 20esima settimana. Il sangue è di color rosso vivo.

L'insorgenza della perdita ematica è improvvisa e, in alcuni casi, intermittente (cioè si interrompe per qualche giorno, prima di riprendere). Il sanguinamento vaginale si verifica quasi sempre senza alcun dolore (a differenza di quanto accade, ad esempio, nel caso del distacco di placenta). Le quantità di sangue perso sono variabili (alcune volte scarse, altre volte abbondanti).

Rischi e disturbi associati alla placenta bassa

  • La placenta bassa nelle fasi avanzate della gestazione potrebbe impedire al feto di assumere la normale posizione cefalica. Al termine di gravidanza, quindi, il bambino potrebbe avere una presentazione podalica o trasversa.
  • Se dopo la 28esima settimana di gestazione, la placenta risulta ancora bassa, allora si parla di placenta previa. Quest'ultima condizione può essere responsabile di emorragie vaginali per la distensione del segmento uterino inferiore, che favorisce un distacco (scollamento) dell'area d'inserzione della placenta.
  • Quando la perdita ematica si accompagna al dolore, il medico specialista dovrà porre rapidamente una diagnosi differenziale con l'ematoma retro-placentare, il distacco di placenta e la minaccia di parto prematuro; condizioni tutte importanti per la loro gravità, talvolta associate alla placenta previa. In questi casi, di solito, non esiste alternativa al parto pretermine, poiché la salute della madre potrebbe andare incontro a seri rischi.
  • Alcuni casi di placenta bassa possono essere complicati da un'adesione patologica della membrana alle pareti dell'utero (a seconda della posizione, si definisce accreta, percreta o increta). In tal caso, al momento della nascita, la separazione tra i due tessuti può risultare difficile e può dare origine a complicanze più serie.

Diagnosi

Il sospetto di una placenta bassa emerge spesso durante l'ecografia morfologica eseguita nel primo trimestre di gravidanza (dopo circa 20 settimane dal concepimento). Nel corso dell'esame, si individuano i casi in cui la membrana placentare ha un'inserzione bassa, quindi c'è il rischio che in futuro possa evolvere nella placenta previa.

https://www.my-personaltrainer.it/imgs/2018/03/23/placenta-bassa-2-orig.jpeg Shutterstock

Con l'esame ecografico è possibile studiare, inoltre, la morfologia della placenta ed i suoi rapporti con l'utero, sia in termini di estensione, che di localizzazione, oltre ad evidenziare i parametri relativi alla salute del feto.

Per la conferma o l'esclusione di questa condizione può essere indicata anche un'ecografia transvaginale, nella quale la sonda viene introdotta in vagina ed avvicinata al collo uterino. Durante la visita ginecologica, si evita, invece, l'ispezione interna, per non provocare stimolazioni uterine.

Intorno alla 28esima-30esima settimana, cioè in corrispondenza dell'epoca gestazionale in cui si può accertare se la placenta è rimasta previa o se è risalita, l'ecografia viene ripetuta.

Se nel terzo trimestre di gravidanza, la placenta è ancora bassa, viene consigliata alla gestante un'ulteriore ecografia per verificare la posizione che ha assunto la membrana in relazione alla distensione dell'utero ed alla crescita del feto. Indicativamente alla 35esima-36esima settimana, quindi, si stabilisce con il ginecologo di riferimento la modalità con cui espletare il parto.

Trattamento

L'anomalo posizionamento della placenta non comporta una situazione di rischio per il feto, che può procedere in maniera del tutto normale nel suo sviluppo. Per il bambino, il pericolo è costituito dalla possibilità concreta di dover intervenire d'urgenza con un parto cesareo pretermine, nel caso in cui si verifichi un distacco di placenta. Verso il termine della gravidanza, infatti, la parte bassa dell'utero è soggetta a lievi contrazioni, che potrebbero causare emorragie anche molto abbondanti o la rottura placentare.

Per questo, una volta che il ginecologo ha confermato la diagnosi di placenta bassa, la gestante è posta sotto stretto monitoraggio. La tendenza generale consiste nel tentare di portare avanti la gravidanza in modo naturale, giungendo al termine delle settimane di gestazione. Nel frattempo, sono consigliati: riposo, astensione dai rapporti sessuali e riduzione dell'attività fisica.

Salvo nei casi in cui subentri un sanguinamento importante o vi siano altre indicazioni aggiuntive, quindi, il parto può essere espletato attraverso taglio cesareo o modalità tradizionale, intorno alle 37esima-38 settimana di gestazione.

Quando i sintomi indicano uno stato di pericolo imminente per la gestante o per il bambino, invece, il parto viene espletato mediante taglio cesareo d'urgenza.

Provvedimenti prenatali

Se la gravidanza non ha ancora raggiunto la 34esima settimana, la perdita ematica è assente o contenuta e non vi è sofferenza fetale, il medico può decidere di attendere. In alternativa, egli può proporre un ricovero ospedaliero per mantenere mamma e bambino sotto controllo, attraverso frequenti monitoraggi.

Qualora la placenta ricopra il collo dell'utero (placenta previa major) o esista un sospetto di placenta accreta, dopo le 34 settimane di gestazione, potrebbe essere proposto alla paziente il ricovero in ospedale. Anche in assenza di sintomi, infatti, esiste il rischio di un'emorragia improvvisa e severa, che potrebbe comportare la necessità di un taglio cesareo urgente.

In caso di emorragie durante la gravidanza

La placenta bassa può predisporre a sanguinamenti vaginali durante la gravidanza. Raramente, la perdita ematica è così importante da richiedere un'emotrasfusione o l'espletamento del parto prima del termine.

Il taglio cesareo è preso in considerazione solo se il sanguinamento è così severo da causare rischi per la donna ed il bambino. In qualche caso, qualora l'emorragia continuasse potrebbe rendersi necessaria un'isterectomia (asportazione dell'utero).

Placenta bassa: modalità del parto

In caso di placenta bassa, la modalità di parto più adeguata viene consigliata in base alle specifiche condizioni. Se nell'ecografia a 34 settimane di gravidanza, il margine della placenta dista meno di un paio di cm dalla cervice, probabilmente sarà necessario il ricorso ad un taglio cesareo, per evitare sofferenze al feto. In molti casi, però, il controllo ecografico viene eseguito nuovamente alla 36esima settimana di gestazione, per verificare se la placenta si è "spostata", consentendo un parto vaginale.

Importante!

Solo nel caso in cui la placenta bassa sia di tipo marginale o laterale ed il feto in presentazione cefalica, dopo un'adeguata informazione sui rischi, può essere considerato il parto vaginale. Questo va espletato, comunque, in un ambiente preparato e pronto per l'emergenza materna e neonatale.

Qualche consiglio

Quando viene diagnosticata la placenta bassa, è bene seguire alcuni accorgimenti. Innanzitutto, alla gestante viene consigliato il riposo assoluto, anche a domicilio, escludendo ogni tipo di affaticamento.

In caso di placenta bassa, poi, è utile adottare le seguenti precauzioni:

  • Sottoporsi ai controlli medici, come programmato dal ginecologo di riferimento;
  • Astenersi dai rapporti sessuali, in particolare se si sono già verificati dei sanguinamenti vaginali, in quanto possono stimolare le contrazioni del collo dell'utero;
  • Seguire una dieta equilibrata, che preveda l'assunzione di cibi ricchi di ferro, per ridurre il rischio di anemia;
  • Condurre una vita tranquilla e più riposata, evitando di fare sforzi fisici eccessivi;
  • Evitare viaggi faticosi e non percorrere tragitti in auto troppo lunghi; in vacanza, meglio scegliere località non troppo lontane da strutture sanitarie idonee a gestire eventuali imprevisti;
  • Portare sempre con sé il tesserino del gruppo sanguigno e fattore Rh.

Se compaiono perdite ematiche vaginali o emorragie, occorre recarsi subito in ospedale o allertare il 118. Nelle situazioni di emergenza, infatti, una trasfusione di sangue può essere indispensabile per salvare la vita della futura mamma e quella del bambino.

Autore

Giulia Bertelli

Giulia Bertelli

Biotecnologa Medico-Farmaceutica
Laureata in Biotecnologie Medico-Farmaceutiche, ha prestato attività lavorativa in qualità di Addetto alla Ricerca e Sviluppo in aziende di Integratori Alimentari e Alimenti Dietetici