Salute e lavoro a turni: cos'è la sindrome del turnista?

Salute e lavoro a turni: cos'è la sindrome del turnista?
Ultima modifica 13.10.2022
INDICE
  1. Cosa si intende
  2. Cosa comporta
  3. Come influisce
  4. Problematiche frequenti
  5. Sindrome del turnista
  6. Chi è più predisposto per il lavoro a turni?
  7. Effetti sulla salute
  8. Come intervenire?

Cosa si intende

Il lavoro a turni si definisce per la sua continuità, la sua alternanza e i suoi orari. Esso nasce dall'esigenza di garantire i servizi essenziali per l'intero arco delle 24 ore.

Un lavoro a turni, a squadre alternanti o successive, è detto continuo quando si effettui tutti i giorni domenica e festività comprese e richieda la costituzione di un minimo di 4 squadre di lavoro (3 squadre al lavoro in turni di 8 ore e una squadra a riposo); si designa abitualmente come «4 x 8 continuo».

Il lavoro a turni, a squadre alternanti o successive, è detto semicontinuo quando è interrotto per i fine settimana e richiede la costituzione di un minimo di 3 squadre: «3 x 8 semicontinuo».

Il turno dura generalmente 8 ore e lo stesso orario viene effettuato per una durata che definisce il ritmo di alternanza.

Nella maggioranza dei casi esso è di 7 giorni o più raramente di 5. Un'ultima caratteristica riguarda gli orari dell'inizio del turno.

Per la maggior parte delle attività gli orari di inizio sono alle 5 o alle 6 al mattino, alle 13 o alle 14 nel pomeriggio, alle 21 o alle 22 la sera.

Più raramente alle 4, 12, e 20 (C.N.R. Dipartimento del personale 7/1999; Olson C.M.,1984; Magnavita N.,1992).

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Per approfondire: Allenamento per i turnisti: che effetti ha?

Cosa comporta

In generale, la condizione di turnista implica per l'individuo una serie di modificazioni dei patterns abituali (assunzione dei pasti, alternarsi delle fasi di attività e riposo), causando un disadattamento tra il sincronismo del sistema circadiano endogeno, i sincronismi ambientali (in particolare il ritmo luce-buio) e sociali, con conseguenti disturbi dei normali ritmi circadiani e delle funzioni psico-fisiologiche, a cominciare dal ritmo sonno-veglia.

In rapporto alla frequenza si possono distinguere i seguenti ritmi:

  1. I ritmi circadiani o nictemerali (nict- notte, -emera giorno) la cui frequenza è di circa un ciclo ogni 24 ore (di fatto tra 20 e 28 ore): alternanza veglia-sonno, ciclo nictemerale della temperatura centrale.
  2. I ritmi infradiani, il cui periodo è superiore a 28 ore: i ritmi annuali, stagionali, mensili.
  3. I ritmi ultradiani il cui periodo è inferiore a 20 ore.

Come influisce

Molti fattori che riguardano le caratteristiche individuali e le condizioni sociali, possono interagire con le condizioni lavorative e influenzare l'adattamento a breve e a lungo termine (G. Costa,1990; G Costa.,1999; Melino C., 1992).

Infatti, non tutti i lavoratori turnisti presentano una sintomatologia clinicamente significativa. Esiste una notevole variabilità interindividuale per quanto riguarda la capacità di reagire positivamente a questi stressors.

La possibilità di adattarsi efficacemente ad alterazioni, anche molto significative, dei propri ritmi, è riconducibile a due ordini di fattori:

  • fattori estrinseci, legati alla tipologia del lavoro a turni (come la direzione e la velocità della rotazione del turno);
  • fattori intrinseci o soggettivi quali: l'età, l'anzianità di servizio e il genere, la tipologia circadiana, alcune caratteristiche personologiche e psicologiche (Atti del 25° Convegno,1996; Magnavita N.,1992).

Altro elemento da sottolineare è la qualità dell'ambiente, che svolge un ruolo altrettanto importante.

Un compito di vigilanza è più facile da effettuarsi in un ambiente «ricco» rispetto ad uno «povero», i fattori importanti sono il livello di illuminazione, il livello sonoro, le loro modulazioni temporali, l'alternarsi di diversi tipi di stimolazioni significative.

È ben noto che le situazioni in cui la quantità di informazione è ridottasono penose da sopportare e conducono alla sonnolenza.

La vigilanza non viene mantenuta a uno stesso livello per tutto il periodo di veglia, obbedisce anche essa a una modulazione circadiana.

Queste cadute della vigilanza possono corrispondere a diminuzioni delle prestazioni del soggetto: errori, omissione di segnali, sopravvengono spontaneamente aumentando con la durata del lavoro, con la monotonia, la fatica, l'assenza di pause, la privazione di sonno o gli eccessi alimentari (G. Costa,1990; Olson C.M.,1984).

E' stato, quindi, proposto di arricchire i compiti monotoni, in cui i segnali sono troppo poco frequenti, con stimolazioni senza rapporto con il compito ma alle quali il lavoratore debba rispondere.

Particolarmente importante sembra essere l'adattabilità fisiologica, intesa come capacità di ciascun individuo di riallineare, più o meno rapidamente, il ritmo delle diverse funzioni biologiche, alle variazioni del ritmo sonno-veglia.

Un'altra caratteristica individuale importante è la sonnolenza di tratto. Ciò che caratterizza i soggetti sonnolenti è l'alta frequenza con la quale lamentano sonnolenza diurna e la facilità con la quale si addormentano, anche quando le condizioni non glielo consentirebbero.

I soggetti vigili, invece, si lamentano spesso di insonnia, si addormentano con difficoltà e resistono facilmente al sonno.

Tra questi ultimi, tuttavia, rientrano anche quei soggetti caratterizzati sia da buoni livelli di "wakeability" che di "sleepability"  che, in virtù della loro capacità di dormire o rimanere svegli a comando, dovrebbero anche presentare la maggiore capacità di adattamento al lavoro a turni.

Problematiche frequenti

Le due fonti principali di difficoltà per i lavoratori turnisti sono la desincronizzazione degli orari del sonno e la desincronizzazione degli orari dei pasti.

Questi disturbi sono la causa della maggior parte degli abbandoni spontanei nei primi mesi di lavoro a turno (Magnavita,1992; G Costa,1990; G Costa.,1999) e vanno tenuti presenti perché tradiscono un cattivo adattamento.

disturbi del sonno consistono essenzialmente nella desincronizzazione permanente tra i ritmi circadiani, le fasi di attività e di riposo e le abitudini sociali.

La durata e la qualità del sonno dei lavoratori turnisti variano a seconda dell'orario del turno e delle condizioni ambientali.

Il sonno diurno dei lavoratori del turno di notte è accorciato di circa un terzo e lo è anche, pur in minor misura, nei lavoratori del turno del mattino, che in generale rinunciano ad andare a letto più presto la sera.

Il deficit in sonno è chiamato in causa non soltanto nel peggioramento delle prestazioni mentali e della vigilanza ma anche tra le cause della sensazione di malessere di cui si lagnano i lavoratori del turno del mattino.

Il livello di rumore al quale è sottoposto il dormiente diminuisce essenzialmente il sonno e l'ambiente sonoro del riposo influenza direttamente la capacità del lavoratore soprattutto se egli è sottoposto a impegno mentale o di vigilanza.

Le dissonnie sono associate ad altri disturbi in circa la metà dei casi di intolleranza al lavoro a turni (Andreoni D.,1991; G. Costa.,1999.; Melino C.,1992).

Ciò fa pensare che la dissonnia sia il segno patologico primario della desincronizzazione dei ritmi circadiani e delle fasi di attività e di riposo.

Sindrome del turnista

Gli effetti negativi sulla salute del lavoro a turni sono molteplici; ciò che cattura maggiormente l'attenzione degli specialisti tuttavia, probabilmente perché legata all'insorgenza di tutto il resto, è la cosiddetta sindrome del turnista.

Questa, che in realtà corrisponderebbe al nome di shift work sleep disorder (SWSD) - tradotto: disturbo del sonno da lavoro a turni - è un vero e proprio disturbo del sonno che colpisce comunemente coloro che lavorano in orari non tradizionali, al di fuori delle tipiche 9:00-17:00.

La SWSD causa/è causata da notevoli difficoltà ad adattarsi a un diverso schema di sonno/veglia, il che si traduce in problemi significativi nel prendere sonno, rimanere addormentati e dormire per il tempo necessario.

Altri sintomi associati a SWSD possono includere difficoltà di concentrazione, mal di testa o mancanza di energia.

Non tutti i turnisti soffrono di SWSD, ma si stima che dal 10% al 40% dei lavoratori a turni abbia SWSD.

Chi è più predisposto per il lavoro a turni?

Lo studio delle diverse forme di disturbi del sonno permette di riconoscere una tipologia più o meno predisposta all'adattamento ai turni di lavoro.

Molto importanti sono i meccanismi di coping, intesi come quell'insieme di capacità e abilità che modificano il carico di lavoro o influiscono direttamente sui fattori omeostatici e/o circadiani che producono sonnolenza in situazioni lavorative (I.G. Aspinwall S.E., Taylor Astitch,1997; Asprea A.M., Villone Betocchi G., 1998).

Tra le strategie di coping va annoverato il fattore responsabilità o impegno, il quale può influenzare fortemente la disponibilità e la motivazione, ad adeguare le proprie abitudini di vita all'orario lavorativo. Disponibilità a sua volta influenzata da fattori di tipo organizzativo come incentivi monetari, facilitazioni e possibilità di avanzamento della carriera (Lazarus R.S., Monat A., 1991).

Per riassumere si allegano degli schemi sul  lavoro a turni tratti dal preambolo della costituzione dell'OMS  (Prof . A. Bergamaschi):

Cosa si intende per salute? Cosa comporta il lavoro a turni?
Non semplicemente assenza di malattia, ma completo benessere fisico, psichico e sociale Patologie gastrointestinali
Patologie neuropsichiche
Malattie cardiovascolari
Perturbazione dei ritmi circadiani
Disturbi del sonno e alimentari
Ridotta efficienza psico-fisica e
performance lavorativa
Difficoltà di vita familiare
Ostacoli all'integrazione sociale

Fattori che influenzano la tolleranza al lavoro a turni

  • Caratteristiche individuali
  • Età
  • Sesso
  • Struttura circadiana
  • Personalità / comportamenti
  • Strategie di sonno
  • Stato di salute
  • Condizioni familiari e sociali
  • Stato coniugale N° ed età dei figli
  • Atteggiamenti della famiglia
  • Lavoro del partner
  • Entrate economiche
  • Abitazione
  • Condizioni sociali
  • Supporto sociale
  • Pendolarismo
  • Servizi sociali
  • Coinvolgimento sociale
  • Tradizione di lavoro a turni
  • Organizzazione della comunità
  • Condizioni di lavoro
  • Misure compensative
  • Indennizzo monetario
  • Organizzazione del lavoro
  • Soddisfazione
  • Carichi di lavoro
  • Counseling
  • Orari di lavoro
  • Schemi di turno
  • Orari dei turni
  • Lavoro straordinario
  • Quantità di lavoro notturno
  • Orari flessibili
  • Partecipazione all'organizzazione.

Effetti sulla salute

Effetti sulla salute a medio e lungo termine Effetti sulla salute a breveo termine

Patologie gastrointestinali

Gastroduodenite

Ulcera duodenale

Colon irritabile

Patologie neuropsichiche

Insonnia cronica

Sindromi ansioso-depresive

Malattie cardiovascolari

Cardiopatia ischemica

Sindrome del Jet-lag

Disturbi del sonno

Disturbi digestivi

Disturbi psiconevrotici

Alterazioni mestruali

> rischio infortunistico

> rischio tossicologico

Le donne sono più a rischio degli uomini: perché?

Le donne sono più a rischio degli uomini per i seguenti disturbi:

Rischio relativo di malattia coronarica

  Lavoro giornaliero (%) Lavoro a turni (%)

Non fumatori

1.0 1.3
Fumatori 1.6 2.7
Obesità

1.3

2.3

Tenkanen et Al., (1998)

Tutte le età

1,0

1.3

45-55 anni: Uomini

 

1.3

45-55 anni: Donne  

3.0

Knutsson et Al., (1999)

I soggetti più vulnerabili sono i lavoratori anziani: perché?

Gli anziani sono più vulnderabili dei giovani per i seguenti motivi:

  • Ridotta efficienza psico-fisica
  • Maggiore rigidità mentale
  • Minore potere ristorativo del sonno
  • Maggiore tendenza alla desincronizzazione interna
  • Resistenza al cambiamento
  • Salute compromessa.

A cosa dovrebbero fate tutti attenzione?

Tutti i lavoratori a turni dovrebbero fare attenzione ad alcune problematiche o condizioni più a rischio:

  • Disturbi del sonno
  • Disturbi digestivi
  • Asma e BPCO
  • Disturbi della funzione riproduttiva
  • Uso di farmaci / droghe
  • Emeralopia
  • Età > 45 anni
  • Psiche (ansia e nevroticismo)
  • Donne con bambini piccoli
  • Lungo pendolarismo.

Come intervenire?

Criteri ergonomici per organizzare il lavoro a turni

I seguenti accorgimenti potrebbero migliorare la condizione lavorativa dei turnisti:

  • Limitare al massimo il turno fisso di notte
  • Rotazione in senso orario (ritardo di fase)
  • Minor numero possibile di notti consecutive
  • Riposi dopo le notti

inoltre

  • Posticipo dell' ora di inizio del mattino
  • Maggior numero possibile di week-end liberi
  • Cicli regolari e non troppo lunghi
  • Durata del turno in relazione al carico di lavoro
  • Tempestiva informazione sul turno

Modificazioni epidemiologiche

Miglioramento delle condizioni di lavoro Miglioramento delle condizioni di vita
Legislazione

Alimentazione

Misure preventive di carattere generale

Condizioni fisiche

Riduzione del lavoro fisico pesante

Abitazione

Limitazione degli orari

Trasporti

Prolungati (straordinari)

Servizi sociali

Schemi di turno ergonomici  

Azioni compensative

Contrappesi Contromisure

> igiene del lavoro

> retribuzione

< carichi di lavoro

< turni notturni

Job enrichment

< orario di lavoro

 

> riposi e ferie

 

> servizi sociali

 

> sorveglianza sanitaria

 

passaggio al lavoro diurno

 

> pause per pasti e pisolini