Ultima modifica 06.10.2020

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Cause

Aumenti dei livelli di prolattina (iperprolattinemia) si possono avere:

Per cause fisiologiche: gravidanza, puerperio, stress, esercizio fisico, sonno, pasti ricchi di proteine, allattamento, attività sessuale;

Per utilizzo di alcuni farmaci: antidepressivi triciclici, antiepilettici, antiipertensivi, antiemetici (contro nausea e vomito), antiistaminici, cocaina, talvolta pillola anticoncezionale, metoclopramide-sulpiride, veralipride;

Cause sconosciute (idiopatiche);

Cause patologiche: adenoma dell'ipofisi (tumore benigno secernente prolattina, chiamato anche prolattinoma), adenomi dell'ipofisi non secernenti, acromegalia, sindrome della sella vuota, Cushing, meningiomi (tumori maligni delle meningi), disgerminoma (tumore del testicolo), altri tumori, sarcoidosi;

Cause neurologiche: lesioni della parete toracica da Herpes Zoster, lesioni del midollo spinale;

Altre cause di iperprolattinemia: ipotiroidismo, insufficienza renale, cirrosi epatica, insufficienza della ghiandola surrenale.

Conseguenze

L'iperprolattinemia determina varie alterazioni della funzione riproduttiva, fino alla mancanza di ovulazione nelle donne. Questo perché l'asse ipotalamo-ipofisi-ovaio è sensibile anche a piccole elevazioni dei livelli circolanti di prolattina. Infatti, un'alterata secrezione di prolattina, si associa molto frequentemente ad amenorrea (mancanza di mestruazioni) o ad altri disordini mestruali. Si calcola che, circa il 15-30% delle amenorree secondarie, cioè non dovute a disordini dell'ovaio, sia dovuto ad iperprolattinemia. L'amenorrea iperprolattinemica è caratterizzata dall'elevazione dei livelli di prolattina con un valore maggiore di 25 nanogrammi su millilitro, visibili con un semplice esami del sangue. In circa il 30-50% dei casi, l'amenorrea iperprolattinemica si accompagna a galattorrea, cioè alla fuoriuscita spontanea dal capezzolo di una secrezione lattiginosa al di fuori del periodo dell'allattamento. In questo caso, si avrà la cosiddetta sindrome amenorrea galattorea.
Nel 50 % dei casi l'amenorrea è preceduta da irregolarità mestruali di vario tipo, come oligomenorrea(cicli che ritardano), ipomenorrea (mestruazioni scarse),  menorragie (mestruazioni troppo lunghe), metrorragie (perdite di sangue intermestruali, generalmente post-ovulatorie, chiamate anche spotting). Altri sintomi legati all'iperprolattinemia, più rari, sono la cefalea ed i disturbi visivi, quando il tumore si espande.

Adenomi ipofisari prolattinosecernenti

Essi meritano un discorso a parte rispetto a tutte le altre cause di iperprolattinemia, poiché sono i tumori benigni funzionanti (cioè producenti prolattina) più frequenti dell'ipofisi. Rappresentano il 60-70% di tutti gli adenomi ipofisari.  Tipicamente questi tumori vengono scoperti in donne in età riproduttiva che presentano più o meno improvvisamente disturbi mestruali riferibili ad una situazione caratterizzata da un aumento dei livelli circolanti di prolattina. L'evoluzione di questi tumori è di solito lenta e graduale, ma in casi isolati è anche possibile un rapido aumento delle loro dimensioni. La maggior parte di essi sono microprolattinomi, cioè di dimensioni inferiori a 10 millimetri di diametro. Essi, non trattati, sembrano andare incontro col tempo ad una progressiva riduzione, o comunque tendono a rimanere stabili. Inoltre, frequentemente vanno incontro a parziale necrosi (distruzione) spontanea. La distribuzione di età in cui si possono manifestare varia dai 2 agli 84 anni, con un picco di incidenza intorno ai 60 anni. La frequenza tra i due sessi è simile; tuttavia, le manifestazioni cliniche, soprattutto le alterazioni della funzione riproduttiva, sono più frequenti nella donna.

Diagnosi

Dal punto di vista diagnostico, il problema principale consiste nella differenziazione delle iperprolattinemie tumorali da quelle non tumorali (funzionali). Oggi si è abbastanza concordi nel ritenere che non esiste un limite netto tra queste due forme, sia perché alcuni microadenomi particolarmente piccoli possono sfuggire agli attuali mezzi di indagine, sia perché è possibile che le cellule dell'ipofisi iperstimolate passino attraverso diversi stadi di attività, dalla semplice iperfunzione all'iperplasia (moltiplicazione) fino a produrre franchi adenomi (moltiplicazione incontrollata), più o meno tendenti alla compressione dei tessuti circostanti.
In tutti i casi in cui si sospetta l'esistenza di un'alterazione nella produzione della prolattina (amenorrea, con o senza galattorrea; mancata ovulazione; spotting intermestruale ecc.) è necessario innanzitutto dosare la prolattina plasmatica con un semplice esame del sangue. Una volta constatato il suo valore elevato, si devono eseguire più dosaggi (due o tre) nel corso delle 24 ore e per più giorni, in modo da eliminare gli errori legati alle variazioni nel corso della giornata e lo stress da prelievo. Un metodo alternativo e più pratico, analogo al precedente, può essere quello dei tre dosaggi da effettuarsi nell'arco di un'ora  e mezza, uno a distanza di mezzora dall'altro, intervallati dalla somministrazione di una soluzione fisiologica tramite flebo.
In presenza di valori persistentemente elevati, superiori a 60 nanogrammi su millilitro, in tutte e tre le derivazioni, dopo aver escluso con il dosaggio plasmatico degli ormoni tiroidei T3 e T4 e del TSH l'esistenza di un ipotiroidismo, ci si orienterà verso un adenoma dell'ipofisi; perciò verranno eseguite una TC (tomografia computerizzata) od una TMR (tomografia a risonanza magnetica) con mezzo di contrasto della sellaturcica, che è la struttura anatomica alla base del cranio in cui è contenuta l'ipofisi. Esse permettono di apprezzare la presenza di microadenomi ed adenomi dell'ipofisi e la loro eventuale estensione alle strutture circostanti, soprattutto al chiasma ottico, una struttura formata dai prolungamenti nervosi del nervo ottico che si trova a passare immediatamente sopra la sella. Qualora il tumore comprimesse il chiasma, il paziente potrebbe avere dei disturbi del campo visivo che, anche se asintomatici, possono essere messi in evidenza con un esame chiamato campimetria, generalmente complementare alla TC ed alla TMR. Essa consente soprattutto di valutare l'eventuale espansione del tumore; pertanto, mentre non sembra assolutamente necessaria in presenza di un microadenoma, risulta estremamente utile e necessaria nella sorveglianza dell'evoluzione dei macroadenomi.



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