Fumo passivo: cosa si intende, perché e quanto fa male

Fumo passivo: cosa si intende, perché e quanto fa male
Ultima modifica 01.09.2023
INDICE
  1. Cos'è il fumo passivo?
  2. Perché il fumo passivo fa male?
  3. Quanto fa male il fumo passivo: malattie associate

Cos'è il fumo passivo?

L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) mette in primissimo piano la lotta al fumo passivo, dunque la difesa dei non fumatori dalla nocività del fumo di tabacco. Una battaglia che deve coinvolgere legislatori, educatori, sanitari e persone di buon senso.

Il fumo "passivo" è quello che viene inalato involontariamente dalle persone che si trovano a contatto con uno o più fumatori "attivi" ed è il principale inquinante degli ambienti chiusi.

Il fumo passivo è la risultanza del fumo espirato dal fumatore attivo (corrente terziaria), sommato al fumo prodotto dalla combustione lenta ed imperfetta (400-500 °C) della sigaretta lasciata bruciare nel portacenere o in mano fra un tiro e l'altro (corrente secondaria).

Si ammette che il fumo passivo sia costituito per 6/7 dalla corrente secondaria e per 1/7 dalla corrente terziaria (fumo espirato dal fumatore).

Il fumo passivo è considerato il fumo laterale, per distinguerlo dal fumo centrale che rappresenta, invece, il fumo attivo. Va comunque ricordato che il fumo laterale, essendo diluito nell'aria ambiente rispetto al centrale, ha un minor impatto sul non fumatore.

Il fumo passivo è stato un problema ubiquitario in ogni Paese e cultura. Fortunatamente, in Italia, il 10 gennaio 2005 entrava in vigore la legge 3/2003 (art. 51: "tutela della salute dei non fumatori") che vieta il fumo nei luoghi pubblici chiusi.

Per un breve periodo è stato ammesso l'utilizzo di sigarette elettroniche nei locali pubblici ma, ad oggi, ne è stato vietato l'utilizzo.

Esistono tuttavia ancora delle circostanze promiscue che sottopongono le persone a fumo passivo, come gli eventi privati (feste ecc.) e i luoghi pubblici destinati ai fumatori ma che devono essere obbligatoriamente attraversati o frequentati dai non fumatori (distese aperte dei locali ecc.).

In quest'ultimo caso, ovviamente, il problema è relativo per chi ha la possibilità di scegliere se rimanere oppure no; lo stesso non vale, invece, per il personale lavorativo.

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Perché il fumo passivo fa male?

Nel 1992 l'Agenzia Statunitense per la Protezione Ambientale ha ufficialmente etichettato il fumo passivo come carcinogeno umano di "classe A".

I carcinogeni  di Classe A sono quelli considerati più pericolosi, per i quali non esiste un livello minimo sicuro di esposizione.

L'entità dell'esposizione al fumo passivo dipende da alcune variabili come il numero di sigarette fumate, la grandezza dell'ambiente dove si fuma, il livello di catrame, la durata dell'esposizione e la ventilazione dell'ambiente.

L'impiego di sigaretta elettronica in sostituzione al tabagismo tradizionale ha in gran parte ridotto il danno, sia per quanto riguarda il fumo attivo che quello passivo; ricordiamo tuttavia che anche questo strumento emette molecole nocive per l'organismo e che andrebbero quindi evitate.

Quanto fa male il fumo passivo: malattie associate

Esistono sostanziali evidenze scientifiche che il fumo passivo è seriamente nocivo per la salute dei non fumatori. Il non fumatore che inala fumo passivo rischia di sviluppare gran parte delle malattie cui è soggetto il fumatore attivo. L'esposizione al fumo passivo è caratterizzata da un effetto dose-risposta. Più intensa e prolungata è l'esposizione al fumo ambientale, maggiori sono le conseguenze derivate dalla nocività dell'esposizione.

Gran parte degli studi sul fumo passivo si sono concentrati sui danni respiratori a carico dei bambini. In effetti, quando al fumo passivo sono esposti dei bambini, il problema si carica di valenze molto più particolari. Infatti mai come in questo frangente pare corretta la dizione di fumo passivo = fumo involontario. E' evidente che i bambini risultano essere molto più indifesi nei riguardi del fumo passivo, anche perché non sempre sono liberi di allontanarsi da una stanza inquinata o autosufficienti per farlo da soli.

Anche negli adulti non fumatori recenti studi hanno dimostrato un aumentato rischio di asmabronchite cronicaenfisema polmonare e, sopratutto, di incidenza di tumori.

Se dal punto di vista personale il fumo passivo è in definitiva una questione di "rispetto" del non fumatore, dal punto di vista sociale diventa una questione di "diritto", perché la libertà del singolo finisce dove inizia la libertà degli altri.

La protezione dei non fumatori dal fumo passivo, quindi, è un'azione indispensabile di salute pubblica, essenziale per la salute delle future generazioni.