Ultima modifica 28.02.2020

Generalità

Gli immunosoppressori - come si può facilmente dedurre dal loro nome - sono farmaci in grado di sopprimere il sistema immunitario del paziente.
Farmaci ImmunosoppressoriPertanto, tali principi attivi possono essere utili nel trattamento di quelle patologie in cui si rende necessario modulare negativamente la risposta immunitaria, come può accadere nel caso delle patologie su base autoimmune o nel caso dei trapianti d'organo.
Attualmente, sono diversi gli immunosoppressori disponibili nella pratica clinica. Naturalmente, il tipo di principio attivo, la dose da impiegarsi e la durata del trattamento dipenderanno dalla patologia che si deve trattare e dalle condizioni di ciascun paziente. Ad ogni modo, in genere, si cerca di adottare una strategia terapeutica che preveda la somministrazione di associazioni d'immunosoppressori, in modo tale da poter utilizzare le più basse concentrazioni possibili e in modo tale da minimizzare, per quanto possibile, gli effetti collaterali e prevenire i fenomeni di resistenza.
Di seguito, le principali classi di farmaci immunosoppressori impiegate in terapia saranno brevemente descritte.

Glucocorticoidi

I glucocorticoidi sono farmaci dotati di attività antinfiammatoria e immunosoppressiva. A tal proposito, sono considerati i farmaci immunosoppressori di prima scelta nel trattamento di molte patologie autoimmuni.
Questi principi attivi, infatti, si sono rivelati particolarmente efficaci sia nell'induzione iniziale dell'immunosoppressione, sia nel suo mantenimento.
Appartengono a questa classe di farmaci il prednisone, il prednisolone e il desametasone.

Meccanismo d'azione

I glucocorticoidi esercitano la loro attività immunosoppressiva - così come quella antinfiammatoria - interagendo con il proprio recettore presente a livello citoplasmatico. Successivamente, il complesso formatosi da quest'interazione migra nel nucleo, dove si lega al DNA in specifici siti, influenzando così la trascrizione genica che, a sua volta, induce o meno la sintesi proteica.
Grazie a questo particolare meccanismo d'azione, i glucocorticoidi sono in grado di bloccare la sintesi di prostaglandine pro-infiammatorie e di leucotrieni, svolgendo in questo modo il loro compito di farmaci immunosoppressori.

Effetti collaterali

I principali effetti indesiderati che si possono manifestare in seguito all'utilizzo di glucocorticoidi, sono: aumento della sudorazione, raucedine, aumento dell'appetito, fragilità capillare, astenia, agitazione e aggressività.
Inoltre, potrebbero manifestarsi anche effetti avversi tardivi, quali: ipertensione, iperlipidemia, diabete, sindrome di Cushing, ulcera peptica e osteopenia.

Inibitori della calcineurina

A questa categoria di farmaci immunosoppressori appartengono la ciclosporina e il tacrolimus. L'indicazione terapeutica principale di questi principi attivi consiste nella prevenzione del rigetto nei trapianti, benché anch'essi vengano utilizzati nel trattamento di diverse patologie autoimmuni.

Meccanismo d'azione

La ciclosporina e il tacrolimus svolgono la loro azione di farmaci immunosoppressori attraverso l'inibizione della calcineurina.
La calcineurina è una proteina coinvolta in molti importanti processi biologici, fra i quali ritroviamo l'attivazione delle cellule linfocitarie, in particolare quella dei linfociti T.
Pertanto, inibendo l'attività della sopra citata proteina, la ciclosporina e il tacrolimus sono in grado di indurre l'immunosoppressione.

Effetti collaterali

Il principale effetto avverso associato all'uso d'inibitori della calcineurina è la nefrotossicità. Inoltre, in seguito a un utilizzo protratto nel tempo di questi farmaci, si può andare incontro ad insufficienza renale, ipertensione, iperlipidemia e diabete.

Antiproliferativi

Alla categoria degli immunosoppressori ad attività antiproliferativa appartengono il sirolimus e il metotrexato.
Questi principi attivi agiscono con meccanismi d'azione differenti l'uno dall'altro. Di seguito, tali meccanismi saranno brevemente descritti.

Sirolimus

Il sirolimus (anche conosciuto come rapamicina) è un principio attivo ampiamente utilizzato nella prevenzione del rigetto in caso di trapianto renale. Generalmente, viene somministrato in associazione a ciclosporina o a corticosteroidi.
Questo farmaco esercita la sua azione di soppressione del sistema immunitario inibendo una particolare proteina, chiamata "bersaglio della rapamicina nei mammiferi" (o mTOR, dall'inglese "mammalian target of rapamycin"). Questa proteina, infatti, è implicata nella moltiplicazione dei linfociti T attivati. Di conseguenza, la sua inibizione favorisce l'insorgenza dell'immunosoppressione.
Il sirolimus possiede una nefrotossicità inferiore rispetto agli inibitori della calcineurina. Tuttavia, questo principio attivo è in grado di potenziare l'azione tossica che la ciclosporina esercita nei confronti dei reni. Pertanto, è molto importante che nel corso della terapia immunosoppressiva con questi farmaci, la funzionalità renale venga attentamente e costantemente monitorata.
Inoltre, il sirolimus può provocare effetti indesiderati quali iperlipidemia, anemia, leucopenia e trombocitopenia.

Metotrexato

Il metotrexato è un farmaco antitumorale appartenente alla classe degli antimetaboliti; per questo, viene normalmente impiegato nel trattamento di tumori.
Tuttavia, questo principio attivo possiede anche interessanti proprietà immunosoppressive, che ne rendono possibile l'uso (a basse dosi) nel trattamento di diversi tipi di patologie autoimmuni.
I principali effetti collaterali che possono manifestarsi in seguito all'assunzione di metotrexato, sono: nausea e vomito, diarrea, anoressia, rash cutanei, orticaria, sindrome di Stevens-Johnson, mal di testa, astenia, disfunzioni renali ed epatotossicità.

Anticorpi Monoclonali

Gli anticorpi monoclonali sono particolari tipi di proteine - ottenute con tecniche di DNA ricombinante - in grado di riconoscere e di legarsi in maniera altamente specifica ad altri particolari tipi di proteine, definite antigeni.
In terapia sono disponibili diverse tipologie di anticorpi monoclonali che vengono utilizzati per il trattamento di svariate patologie, come, ad esempio, tumori e malattie autoimmuni, appunto.
Di seguito, saranno brevemente descritti alcuni dei principali anticorpi monoclonali attualmente in uso nel trattamento di patologie autoimmuni, come, ad esempio, l'artrite reumatoide, la spondilite anchilosante e l'artrite psoriasica.

Rituximab

Il rituximab è un anticorpo monoclonale anti-linfociti B. Una volta assunto, questo principio attivo si lega al suo antigene, localizzato sulla membrana cellulare dei linfociti B, promuovendone la lisi, quindi, la morte e inducendo in questo modo l'immunosoppressione.
Quest'anticorpo è impiegato soprattutto nel trattamento dell'artrite reumatoide e nella terapia di alcuni tipi di linfomi.
In seguito all'assunzione di rituximab, possono manifestarsi effetti indesiderati quali ipertensione o ipotensione, eruzioni cutanee, febbre e irritazioni della gola.

Infliximab

L'infliximab è un anticorpo monoclonale anti-TNF-α. Il TNF-α umano (o fattore di necrosi tumorale-alfa) è uno dei mediatori dell'infiammazione implicato nelle sopra citate malattie autoimmuni.
Pertanto - benché non possa essere considerato come un vero e proprio farmaco immunosoppressore - bloccando l'azione di questo mediatore chimico, l'infliximab riesce comunque ad alleviare la sintomatologia indotta da queste patologie.
I principali effetti indesiderati che possono manifestarsi con l'uso di questo farmaco, sono: nausea, diarrea, dolore addominale, mal di testa, vertigini, eritemi, orticaria e stanchezza.

Effetti Collaterali

Come abbiamo visto, ciascun farmaco immunosoppressore può causare differenti effetti collaterali.
Tuttavia, vi sono alcuni effetti indesiderati comuni a tutti i farmaci immunosoppressori.
Più nel dettaglio, questi farmaci - abbassando le difese dell'organismo in maniera piuttosto marcata - rendono il paziente più suscettibile alla contrazione d'infezioni, in particolar modo alla contrazione d'infezioni di tipo opportunistico.
Naturalmente, in caso di comparsa di un qualsiasi tipo d'infezione, è necessario provvedere immediatamente al loro trattamento, istituendo una terapia idonea ed, eventualmente, sospendendo la somministrazione degli immunosoppressori.
Ad ogni modo, questo tipo di decisione spetta solamente al medico che ha in cura il paziente.


Autore

Ilaria Randi

Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista