Ultima modifica 23.12.2019

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FLESSIBILITÀ PASSIVA
La flessibilità statica passiva (detta anche flessibilità passiva) è la capacità di assumere posizioni distese e poi tenerle usando il proprio peso, il supporto dei propri arti, di qualche altro attrezzo (come una sedia o la sbarra) o l'aiuto di un compagno.
La capacità di mantenere la posizione non viene esclusivamente dai muscoli, come avviene con la flessibilità statica attiva. Riuscire a fare le divaricate è un esempio di flessibilità statica passiva.

Il concetto comune di mobilità articolare è riferito alla flessibilità passiva.

Rispetto alla passiva, la flessibilità attiva è più strettamente correlata al livello raggiunto negli sport. La flessibilità attiva è infatti più difficile da sviluppare; essa necessita di flessibilità passiva per poter assumere una posizione iniziale distesa, ma necessita anche della forza muscolare per poter mantenere quella posizione.


ROM ARTICOLARE
La flessibilità articolare è definita dal ROM (Range Of Motion), ossia dai gradi di libertà permessi da una specifica articolazione.
Il ROM è usualmente misurato dal numero di gradi compiuti da un segmento corporeo dalla posizione di partenza alla posizione finale, lungo il suo completo arco di movimento.
Il metodo più comune per calcolarlo è usando un goniometro.
Quando i punti di repere anatomici sono ben definiti, l'accuratezza della misurazione è alta. Quando vi è molto tessuto morbido che circonda la zona dell'articolazione, l'errore di misurazione può essere più frequente.


Si può migliorare la mobilità articolare?
La flessibilità sarà migliorata attraverso una combinazione di esercizi attivi e passivi, ricordando che è opportuno passare ad esercizi di mobilità a riscaldamento già effettuato.

Il lavoro di mobilità va continuato anche quando si è raggiunto il grado desiderato di flessibilità: rinunciando ad esercizi appropriati, il grado di mobilità regredisce infatti piuttosto rapidamente.
Il periodo dai 9 ai 14 anni è molto importante per lavorare sulla mobilità articolare, dal momento che i risultati ottenuti permangono con facilità anche in età adulta.

Influenze interne:

il tipo di articolazione (alcune articolazioni semplicemente non sono flessibili)
la resistenza interna ad un'articolazione
le strutture ossee che limitano il movimento
l'elasticità del tessuto muscolare (il tessuto muscolare segnato da una precedente lesione non è molto elastico)
l'elasticità dei tendini e legamenti
l'elasticità della pelle (la pelle possiede un certo grado di elasticità )
la capacità di un muscolo di rilassarsi e contrarsi per raggiungere la maggiore gamma di movimento
la temperatura dell'articolazione e tessuti associati (articolazioni e muscoli offrono una migliore flessibilità a temperature corporee che sono da 1 a 2 gradi sopra la norma)

Influenze esterne:

la temperatura del luogo dove ci si allena (una temperatura più alta contribuisce maggiormente ad aumentare la flessibilità)
il momento della giornata (la maggior parte delle persone è più flessibile di pomeriggio rispetto al mattino, con picchi dalle 2:30 alle 4 circa del pomeriggio)
lo stadio del processo di recupero di un'articolazione (o muscolo) dopo la lesione (articolazioni e muscoli lesionati di solito offrono un grado minore di flessibilità rispetto a quelli sani)
età (prima dell'adolescenza si è generalmente più flessibili che da adulti)
sesso (le femmine sono generalmente più flessibili dei maschi)
la capacità individuale di svolgere un particolare esercizio (s'impara con la pratica)
l'impegno individuale a raggiungere la flessibilità
le restrizioni di abbigliamento o attrezzi
l'età poiché le articolazioni più vecchie tendono a non essere più sane come quelle più giovani.
I tessuti adiposi in eccesso impongono una restrizione.
La massa muscolare può essere un fattore limitante, per esempio quando il muscolo è così fortemente sviluppato da interferire con la capacità di portare le articolazioni adiacenti nel loro completo raggio di movimento
Scarsa assunzione di acqua: sembra che una maggiore assunzione d'acqua contribuisca ad una maggiore mobilità, così come al maggiore rilassamento globale del corpo.
l'inattività di alcuni muscoli o articolazioni può causare cambiamenti chimici nel tessuto connettivo con ristretta flessibilità.

Invecchiamento e flessibilità

Quando il tessuto connettivo non è usato o lo è in maniera minima, dà una significativa resistenza e limita la flessibilità. L'elastina inizia a logorarsi, diviene meno elastica e il collagene aumenta la sua rigidità e densità.
L'invecchiamento ha effetti sul tessuto connettivo simili al disuso, con l'aggiunta della progressiva disidratazione, di una maggiore deposizione di calcio e della sostituzione di fibre muscolari con fibre collagene adipose.
Si ritiene che lo stretching stimoli la produzione o conservazione di lubrificanti tra le fibre del tessuto connettivo, impedendo, di fatto,la formazione di aderenze. L'esercizio può quindi ritardare la perdita di flessibilità causata dal naturale processo d'invecchiamento.
Questo non significa che un anziano debba rinunciare al raggiungimento di una buona flessibilità. Esso dovrà semplicemente lavorare con maggiore attenzione, per un periodo di tempo più lungo. Una migliore capacità dei tessuti muscolari e connettivi di allungarsi può infatti essere raggiunta a qualsiasi età.