Ultima modifica 25.11.2019

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Le sottili pareti alveolari sono prive di tessuto muscolare; di conseguenza, il polmone non può contrarsi, ma è obbligato a seguire passivamente le variazioni di volume della cassa toracica. La presenza di numerose fibre elastiche nel connettivo interposto tra una cellula e l'altra garantisce comunque un certo grado di elasticità e resistenza al movimento.

Mentre gli alveoli sono deputati allo scambio di gas respiratori, i bronchi e le vie aeree superiori (naso, faringe, laringe e trachea) assolvono diverse funzioni, che vanno ben oltre il semplice trasporto. Tali attività hanno lo scopo di proteggere l'intero organismo da materiali estranei e gli alveoli da flussi di aria troppo freddi o secchi; l'attività filtrante e condizionante è più efficace se la respirazione avviene con il naso anziché con la bocca..

A livello macroscopico, i polmoni appaiono tappezzati da uno speciale rivestimento chiamato pleura. Si tratta di una membrana sierosa costituita da due foglietti; quello parietale riveste internamente la cavità toracica e la faccia superiore del diaframma, mentre quello più interno (viscerale) aderisce alla parete polmonare esterna. PleuraTra i due foglietti si trova un sottilissimo spazio, denominato cavo pleurico, al cui interno scorre un sottile film liquido a pressione inferiore rispetto a quella ambientale.

La presenza del liquido pleurico, un po' come una sottile pellicola d'acqua interposta tra due lastre di vetro, consente lo scorrimento dei due foglietti pleurici e li mantiene uniti ed "incollati" tra loro. Grazie a questo legame i polmoni si mantengano leggermente stirati anche durante l'espirazione e non possono collassare su se stessi. Infine, cosa importantissima, l'adesione della pleura alla gabbia toracica e al diaframma permette il trasferimento dei movimenti respiratori ai polmoni.

Quando la pleura si infiamma (pleurite) le superfici di contatto dei due foglietti perdono la caratteristica scorrevolezza e l'atto respiratorio dà origine ad una frizione dolorosa, ma anche rumorosa (auscultabile applicando l'orecchio contro la gabbia toracica).

Se per un qualche motivo (traumatico, spontaneo o terapeutico) penetra aria nella cavità pleurica, si perde l'adesione tra il polmone e le pareti toraciche interne; per la presenza di tessuto elastico, il polmone si retrae, riducendo notevolmente il suo volume e causando dispnea; questa condizione è detta pneumotorace.

 

Il volume dei polmoni varia da individuo ad individuo, in relazione all'età, al sesso e alla taglia corporea. Nell'adulto raggiunge valori compresi tra i 3,5 ed i 7 litri; tuttavia, durante un normale atto respiratorio vengono scambiati soltanto 500 ml di aria, che possono arrivare a 2,5 - 5,5 litri (capacità vitale) massimizzando le fasi di inspirazione ed espirazione.

Al termine di un'espirazione massimale, all'interno dei polmoni e delle vie aeree rimane comunque un certo volume d'aria, stimabile in 1000 - 1200 ml (il cosiddetto volume residuo). Il monitoraggio di questi parametri ventilatori ha un'enorme importanza in ambito clinico e sportivo (vedi spirometria).

Oltre ad un aumento del volume di aria inspirata ed espirata, durante l'esercizio fisico si assiste ad un'accelerazione degli atti respiratori, che passano dai canonici 12-20 al minuto sino a 60 o più. La capacità di incrementare la frequenza ventilatoria è maggiore negli allenati rispetto ai sedentari e, ancor più, agli obesi, mentre la capacità vitale è influenzata soprattutto da fattori genetici e costituzionali.