Ascite: Cura e Trattamento

Ultima modifica 26.02.2020

Generalità

Il trattamento dell'ascite dipende soprattutto dalle cause che l'hanno prodotta; ad esempio, in presenza di carcinomi si rendono necessari interventi chirurgici di resezione della neoplasia, o terapie come la radio o la chemioterapia.

Dal momento che nella maggior parte dei casi l'ascite ha origini cirrotiche, ci concentriamo ora sul trattamento dei pazienti ascitici che sono affetti da questa malattia.

Dieta e indicazioni generali

  • Riposo a letto: la postura eretta attiva il sistema renina-angiotensina, peggiora la perfusione renale e l'escrezione di sodio (aggravamento dell'ascite). Per contro, il riposo a letto tende a migliorare la risposta ai diuretici ed aumenta l'apporto di sangue al fegato, facilitandone il lavoro ed il ripristino della normale funzionalità. Frequenti cambiamenti di posizione e l'utilizzo di lozioni lenitive prevengono la comparsa di ulcere da decubito.
  • ParacentesiDieta iposodica: limitare l'aggiunta di sale agli alimenti e moderare il consumo di quelli più ricchi di questo minerale (come la carne ed il pesce stagionati, e vari snack ). La restrizione sodica non deve però condizionare la palatabilità dei cibi (eventualmente si può sostituire il sale con le spezie), quindi la nutrizione, spesso già deficitaria, del paziente cirrotico. L'utilizzo di sale iposodico dev'essere concordato con il medico, in quanto potrebbe richiedere un aggiustamento delle dosi farmaceutiche.
  • Restrizione idrica: nelle fasi avanzate della cirrosi epatica si realizza, oltre all'intensa sodio-ritenzione, un deficit di secrezione di acqua libera. Di conseguenza, a causa dell'ipervolemia si ha una riduzione della concentrazione di sodio nel sangue. La terapia di questa iponatriemia da diluzione consiste classicamente nella restrizione idrica.
  • Sospendere il consumo di alcolici e ridurre al minimo l'utilizzo di FANS (salvo diversa prescrizione medica). Consumare pasti piccoli e frequenti; importante è anche un adeguato apporto proteico, che deve però essere ridotto in presenza di encefalopatia epatica.

Farmaci

Per approfondire: Farmaci per curare l'Ascite

I diuretici hanno lo scopo di ridurre la volemia e con essa la pressione portale. Di solito si utilizzano: spironolactone (aldactone) e furosemide (lasix). Il primo è un risparmiatore di potassio (antagonista dell' aldosterone, che aumenta l'eliminazione di sodio e conserva il potassio), il secondo no.

La dose iniziale e di 40 milligrammi al giorno per la furosemide e 100 mg per lo spironolactone; tali dosaggi possono essere aumentati fino al livello massimo, rispettivo, di 160 e 400 milligrammi. L'assunzione combinata di questi farmaci al mattino viene tipicamente consigliata per prevenire la fastidiosa minzione frequente durante la notte.

Gli effetti indesiderati dello spironolactone sono dovuti alla sua azione antiandrogena e comprendono diminuzione della libido, impotenza e ginecomastia (eventualmente controllata attraverso il concomitante utilizzo di tamoxifene o sostituendolo con il suo derivato idrofilico canrenoato di potassio). Inoltre, l'aumento del potassio ematico può limitare l'uso di questo farmaco nel trattamento dell'ascite. Dosi elevate di furosemide possono invece provocare disturbi elettrolitici ed un'alcalosi metabolica.

Paracentesi terapeurica

Sono candidati a tale intervento tutti i pazienti che non tollerano i regimi diuretici soprariportati a dosaggi tali da produrre gli effetti ricercati. La paracentesi terapeutica ha lo scopo di svuotare la cavità addominale dai liquidi ascitici, con l'ausilio di un piccolo ago inserito nell'addome del paziente in condizioni sterili; ciò permette di rimuovere velocemente grosse quantità di fluidi. Durante la paracentesi si rende spesso necessaria la contemporanea riespansione del volume plasmatico, mediante infusione di apposite soluzioni contenenti albumina; ciò mantiene l'equilibrio del sistema vaso-circolatorio antagonizzando la vasocostrizione esercitata dalla sottrazione di fluidi.

La paracentesi terapeutica (o evacuativa) rappresenta l'approccio di prima scelta per il trattamento dell'ascite refrattaria.

Shunt portosistemico transgiugulare intraepatico (TIPS)

Un lungo ago viene inserito, in anestesia locale, attraverso la vena giugulare nel collo, e fatto scendere fino alla vena epatica, quindi in un ramo della vena porta nel fegato. L'operazione consiste nel posizionamento di una protesi metallica tra la vena sovraepatica e il ramo destro o sinistro della vena porta (shunt porto-sistemico); lo stent servirà a mantenere nel tempo la pervietà dello shunt realizzato. Non tutti i paizienti sono candiabili a questo tipo di intervento, che si propone - spesso con esito risolutivo - di ridurre significativamente l'ipertensione portale.

Trapianto di fegato

Lo sviluppo di ascite è associato ad una mortalità del 50% nei due anni successivi alla diagnosi. Una volta che l'ascite diventa refrattaria alla terapia medica, il 50% dei pazienti muore entro sei mesi. Pertanto - nonostante i miglioramenti della terapia medica nelle paracentesi terapeutiche e negli interventi di shunt - spesso la sopravvivenza non è migliorata senza il ricorso al trapianto di fegato. Quindi per i pazienti con ascite deve essere presa in considerazione l'ipotesi del trapianto, che rappresenta tuttavia un intervento molto complicato e prolungato, che necessita di un attento e costante monitoraggio da parte di uno staff medico specializzato.


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