Farmacognosia: il rapporto dell'uomo con la salute

Ultima modifica 04.03.2017

"Farmacognosia": termine coniato nel 1811 dal greco "farmacon gnosis", ovvero CONOSCENZA DEL FARMACO. Il termine "farmacon" ha un duplice significato: medicamento e veleno; questo sta ad indicare che solo un corretto dosaggio ci permette di trarre beneficio da un farmaco o da  una droga e determinarne il suo aspetto salutare.
La disciplina della farmacognosia ci consente di conoscere a fondo una droga, ma per far ciò necessità di importanti premesse derivanti dalla biologia, dalla botanica e dalla chimica organica; solo applicando tali conoscenze è possibile studiare le fonti ed i princìpi attivi che sono espressione salutistica di quella determinata droga.
La farmacognosia è una conoscenza nota da sempre, perché espressione di un istinto verso la salute connaturato all'uomo e a tutto il regno animale: ogni essere vivente mira alla propria sopravvivenza. Fin dall'antichità l'istinto verso la salute è stato proiettato verso quel mondo che coadiuva l'uomo a conservare e preservare la salute, ovvero l'ambiente che lo circonda.

La maggior parte delle fonti di medicamenti e di farmaci proviene dal regno vegetale; non c'è alternativa: qualsiasi molecola nota all'uomo a scopo salutistico deriva dal mondo vegetale; l'uomo non ha inventato nulla, ha semplicemente trasformato ciò che già esisteva a suo beneficio. Un classico esempio è dato dal principio attivo dell'aspirina, l'acido acetil salicilico, molecola che l'essere umano ha imparato ad utilizzare come medicamento perché la medicina popolare faceva uso di un decotto a base di corteccia di salice per sedare alcuni stati infiammatori. Lo studio di questa fonte ha portato alla scoperta di composti fenolici ad azione antinfiammatoria, qual è la salicina.
La medicina tradizionale così come noi oggi la conosciamo è frutto di una medicina istintiva, di quella conoscenza riferita al mondo vegetale che ha portato l'uomo ad imparare istintivamente, nel corso degli anni, a discernere ciò che è bene da ciò che è male, ciò che è medicamento da ciò che è veleno. L'uomo è sempre stato molto attento alle conoscenze  di ambito salutistico, perché la salute è ciò di cui l'uomo ha assoluto bisogno. Non a caso i più grandi medici del passato erano dapprima botanici ed un medico non poteva essere tale se non conosceva  i medicamenti. Con il trascorrere dei decenni l'umanità ha cominciato a strutturare questa conoscenza istintiva; nascono così discipline rivolte allo studio di tutto ciò che può essere fonte di benessere e di salute, discipline come la botanica farmaceutica, la fitochimica, la farmacologia e la tossicologia. Tutti questi ambiti mirano alla conoscenza della fonte e della sua espressione salutistica. Ecco perché la farmacognosia è una scienza che attinge a diversi saperi, pur non essendo una loro piena espressione: ciascuna disciplina approfondisce maggiormente alcuni aspetti piuttosto che altri; l'oggetto di studio della farmacognosia è la droga.
La conoscenza di ciò che è utile a preservare la salute è un sapere complesso e nello stesso tempo molto importante, pertanto diventa un sapere sempre più esclusivo e ad appannaggio di pochi. Quando l'uomo in passato non riusciva a spiegarsi il motivo per cui una determinata fonte fungesse da medicamento, attribuiva il beneficio ottenuto ad un ente divino e soprannaturale. Questo sapere assumeva sempre più le sfumature di una pseudoscienza religiosa, che si limitava ad una conoscenza dell'espressione salutistica senza domandarsi il perché. Ecco spiegato come mai ancora oggi in alcune popolazioni la figura del medico coincida con quella dello shamano. Questo bagaglio di conoscenze che si accresceva sempre più era detenuto da poche e importanti figure, quali sacerdoti, shamani e guaritori. Questa tradizione continua ancora oggi soltanto in alcune popolazioni dell'Asia e del Sud America; nei paesi occidentali, invece, c'è una distinzione netta tra scienza e religione, poiché si conoscono i motivi per cui una determinata fonte ha uno specifico effetto farmacologico. Pertanto, esiste anche una netta distinzione sociale tra la figura del farmacista e quella del sacerdote; il primo possiede un sapere scientifico-sanitario, l'altro un sapere religioso. La figura dello shamano riscuote ancor'oggi molto successo, egli utilizza le piante a scopo terapeutico, ma il suo esercizio sanitario è mediato dalle divinità ed attribuito  al suo prezioso bastone. Anche la figura del farmacista è contrassegnata da un particolare simbolo, il caduceo, ovvero il bastone della salute. Questo dimostra che il modo in cui viene preservata la salute è diverso, ma la fonte è sempre la stessa in tutte le popolazioni.
Lo studio delle droghe ha pertanto un'origine molto antica, perché da sempre esse sono state di interesse salutistico e non solo; ad esempio le spezie, che tutt'oggi vengono impiegate in cucina per aromatizzare le pietanze, in passato venivano adoperate, grazie alle loro proprietà antisettiche,  per poter conservare i cibi più a lungo.  Nei paesi del sud America è molto utilizzato il peperoncino, una spezia delle spiccate note organolettiche ma anche antimicrobiche. L'evoluzione degli usi del peperoncino esemplifica come una banale spezia da cucina possa avere una rilevanza farmacognostica; la droga del peperoncino, oltre a fornire piccantezza alla pietanza, favorisce infatti la digestione esercitando un'azione irritante per le mucose dello stomaco e stimolando la secrezione gastrica.



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