Farmaci per Curare l'esofago di Barrett
Ultima modifica 20.02.2020

Definizione

L'esofago di Barrett è una malattia precancerosa che colpisce l'esofago, danneggiandolo talvolta in modo permanente: a causa dei ripetuti insulti acidi, il normale tessuto che riveste internamente l'esofago viene sostituito da un epitelio simile a quello delle pareti duodenali (metaplasia dell'epitelio esofageo).

Cause

L'esofago di Barrett è la più temibile complicanza dell'esofagite e della malattia da reflusso gastroesofageo in genere: la continua risalita del succo gastrico acido dallo stomaco all'esofago può generare un'erosione via via più grave, modificando irreversibilmente l'epitelio esofageo sino a farlo degenerare nella malattia di Barret.

 

Altri fattori di rischio  per l'esofago di Barret: alcolismo, ernia iatale, età avanzata, obesità/sovrappeso, predisposizione genetica, sesso maschile, tabagismo.

Sintomi

I sintomi tipici dell'esofago di Barret sono pressoché gli stessi della malattia da reflusso gastroesofageo: bruciore retro sternale, disfagia, rigurgiti frequenti fino alla bocca, faringite, feci nerastre con sangue (casi limite), infiammazione cronica delle corde vocali, lesioni anche ulcerative nell'ultimo tratto dell'esofago, pirosi gastrica e odinofagia.


Le informazioni sui Esofago di Barrett - Farmaci per la Cura dell'Esofago di Barret non intendono sostituire il rapporto diretto tra professionista della salute e paziente. Consultare sempre il proprio medico curante e/o lo specialista prima di assumere Esofago di Barrett - Farmaci per la Cura dell'Esofago di Barret.

Farmaci

Oltre a curare l'esofago di Barrett, i farmaci sono volti a controllare i tipici sintomi del reflusso gastroesofageo: ad ogni modo, l'obiettivo principale è quello di ripristinare il fisiologico epitelio squamoso dell'esofago, modificato dalla progressiva corrosione delle cellule di parete:

 

N.B. in caso di mancata displasia, la terapia farmacologica per curare l'esofago di Barrett è la stessa delle malattie da reflusso gastroesofageo

 

Inibitori della pompa protonica: sono in grado di ridurre l'acidità gastrica, responsabile dell'irritazione a carico della mucosa dell'esofago e dello stomaco.

  • Dexlansoprazolo (es. Dexilant): in caso di esofagite erosiva, si consiglia la somministrazione iniziale di 60 mg al dì per 8 settimane, per poi proseguire con la terapia di mantenimento assumendo 30 mg di principio attivo al giorno per sei mesi. In questo modo, si previene l'esofago di Barrett, la complicanza più pericolosa. In modo analogo, in caso di malattia da reflusso gastroesofageo con possibile degenerazione in esofago di Barrett, è consigliata la somministrazione di 30 mg di principio attivo una volta al dì per 4 settimane.
  • Esomeprazolo (es. Lucen, Nexium): si consiglia di assumere per os 30 mg di farmaco al giorno per 8 settimane; in alternativa, somministrare per via parenterale 30 mg di principio attivo per 7 giorni (durata dell'infusione: 30 minuti). Utile per la prevenzione dell'esofago di Barrett.
  • Pantoprazolo (es. Peptazol, Pantorc, Nolpaza, Gastroloc): anche questo farmaco viene consigliato per tenere sotto controllo i sintomi da reflusso gastroesofageo, al fine di evitare una possibile degenerazione in esofago di Barrett. In tal senso, somministrare 40 mg di principio attivo al dì per un periodo variabile dai 7 ai 10 giorni (per via endovenosa per un periodo di 15 minuti). Nel caso il paziente sia in grado di deglutire, il farmaco può essere assunto anche per os  (40 mg per 8 settimane).

Antagonistideirecettori H2 dell'istamina

 

L'istamina, legandosi ai recettori H2, stimola la pompa protonica tramite l'attivazione dell'adenilato ciclasi. Il farmaco, impedendo questo stimolo sulla pompa protonica, impedisce la formazione dell'HCl

  • Nizatidina (es. Nizax, Cronizat, Zanizal): si raccomanda la dose di 150 mg di principio attivo due volte al giorno. Per i bambini che hanno già compiuto un anno e che soffrono di malattie da reflusso gastroesofageo, è consigliata la somministrazione di 10mg/kg al dì, suddivisi in due dosi, per 8 settimane. Se il bambino ha un'età compresa tra i 4 e gli 11 anni, la dose raccomandata scende a 6 mg/kg al dì, suddivisa in due dosi. La somministrazione del farmaco è consigliata per prevenire la degenerazione dell'epitelio esofageo: questo farmaco, diminuendo l'acidità dei succhi gastrici, evita il peggioramento dei sintomi e, nel contempo, è utile nella profilassi della metaplasia della parete esofagea.

Eventualmente, in caso di vomito associato all'esofago di Barrett, il medico può prescrivere antiemetici, per evitare il peggioramento del quadro clinico. Il farmaco dev'essere stabilito dal medico, in base alla gravità del problema del paziente.

 

Terapie alternative per curare l'esofago di Barrett


Quando l'esofago di Barrett è caratterizzato da displasia (anche di lieve entità), la terapia farmacologica non risulta sufficiente; pertanto è necessario ricorrere a terapie alternative (in base alla gravità del problema):

  • asportazione chirurgica del tessuto anomalo
  • laser
  • ablazione con radiofrequenza
  • asportazione del tessuto danneggiato con strumenti endoscopici
  • terapia fotodinamica
  • Asportazione dell'intera porzione affetta da esofago di Barrett (e successiva cucitura della porzione rimanente con la bocca della cavità gastrica)

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