Stress e Tensione Psichica
Ultima modifica 02.10.2019

Stress e tensione psichica

Nel cervello vi è un'intensa attività elettrica. Fu il dottor Hans Berger che per primo, nel 1929, ne descrisse i quattro tipi di ritmi o onde, dette elettroencefalografiche, caratterizzate da diverse frequenze (o cicli al secondo):

  •  Ritmo Beta (frequenza superiore a 14 hertz). E' lo stato di veglia attiva, caratterizzata da tensione mentale e muscolare, che prevale quando siamo impegnati, vigili, con l'attenzione quasi tutta rivolta all'esterno o al rimurginio (dialogo interno) intenso. E' il ritmo del massimo dispendio di energie nervose e fisiche, in cui domina il sistema nervoso ortosimpatico. Coincide anche con la fase di sonno paradosso ovvero di quando si sogna (fase REM). E' il ritmo dello stress acuto ed è a esso direttamente proporzionale. Gli ormoni dello stress portano il cervello alla massima attività e, a lungo andare, al massimo logoramento da eccesso di superlavoro. Gli iperattivi passano gran parte del loro tempo in questo ritmo.
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  • Ritmo Alfa (frequenza ca. 8-13 hertz). E' il ritmo del distacco dalla realtà esterna. Coincide col rilassamento e il calo dell'attività cerebrale. Nelle persone sane, non sotto stress, questo stato si genera automaticamente chiudendo semplicemente gli occhi. M. H. Erickson definirebbe questo stato come "il normale stato di trance quotidiana" da tutti sperimentato.
  •  Ritmo Teta (frequenza ca. 4-7 hertz). Coincide con lo stato di dormiveglia. E' la fase in cui è favorito il pensiero associativo e creativo. E' il ritmo dei lampi di genio, delle illuminazioni improvvise. In questa fase si è aperti all'ascolto interiore, all'introspezione. Ma è anche il ritmo della rigenerazione psicofisica. Corrisponde allo stato di trance normalmente raggiunto durante una seduta di ipnosi.
  •  Ritmo Delta (frequenza inferiore a ca. 3 hertz). Coincide col sonno profondo senza sogni e col rilassamento muscolare intenso. In questa fase si ha la massima produzione dell'ormone della crescita GH (che durante tutta la vita è indispensabile per il rinnovamento cellulare oltre che, nella prima fase, per la crescita) e la massima attività del sistema immunitario. E' il momento topico per tutti i nostri processi rigenerativi e per la produzione di "endofarmaci": i potenti farmaci prodotti dal ns. organismo ad azione altamente specifica. Noto a tutti è ormai il grande potere dell'effetto "placebo". Esso stimola l'autoproduzione di farmaci dell'organismo grazie al senso di tranquillità, all'effetto calmante, scaturito dalla ferma convinzione di aver assunto qualcosa che ci farà presto star bene. Al contrario, la tensione mentale (ad es. la paura) così come la prolungata assunzione di farmaci (tramite un meccanismo di feed-back) inibiscono l'azione del ns. "medico interno".
    Il ritmo delta è sotto il massimo dominio del sistema nervo parasimpatico e prevale nel sonno dei buoni dormitori. Quando è alterato, la persona dorme male, si rigenera poco e tende quindi a essere stanca, ad ammalarsi facilmente e ad avere disturbi psicosomatici.

Lo studio del cervello degli scacchisti e dei campioni di memoria, effettuato tramite tecniche quali la PET o tomografia a emissione di positroni, indica che in molti casi si può raggiungere una notevole concentrazione mentale riducendo, anziché aumentando, il ritmo del cervello. Quando il cervello è rapido, la corteccia è pronta a rispondere a una moltitudine di stimoli e a portare avanti diverse attività mentali. Al contrario, una riduzione del ritmo può favorire un'attività mentale selettiva e intensa.
I ritmi frenetici della società moderna, che ormai viaggia alla velocità di internet, inducono il cervello a diventare sempre più attivo e per sempre più tempo, così che egli farà sempre più fatica a rallentare i propri cicli. Ciò riduce la capacità di rilassarsi, di avere un sonno profondo, quindi di rigenerarsi, instaurando così la temibile escalation: distress - insonnia - disturbi della memoria e della concentrazione - patologie-
Inoltre, l'elevata attività cerebrale corrisponde a un'eccessiva attenzione verso l'esterno (supremazia dei sensi esterocettivi vista e udito), a scapito dell'ascolto dei bisogni del corpo. In un certo senso, ci si proietta "fuori dal corpo" riducendo così la sensibilità propriocettiva. Si genera quindi una dispercezione corporea ovvero una diminuita consapevolezza del proprio "io", in grado pericolosamente di agevolare i processi degenerativi.
Infine, la stessa tensione muscolare derivata dallo stress comporta, come verrà approfondito nel prossimo paragrafo, ulteriore "sordità propriocettiva" oltre che difficoltà di concentrazione e di lucidità mentale. Ciò può suscitare come reazione un ulteriore volontario sforzo psichico che in realtà, per le ragioni sopraesposte, risulterà sempre più controproducente fino a quando non si attuerà la strategia opposta: il rilassamento.

Oltre all'ipnosi, tutte le tecniche di rilassamento, sia orientali che occidentali (yoga, meditazione, tecniche di controllo della respirazionetraining autogeno, biofeedback, tecniche di visualizzazione, attività fisiche moderate, massaggio antistress) hanno l'importante pregio di ottenere una salutare "decelerazione" del cervello, altrimenti difficilmente raggiungibile da chi è affetto da stress cronico. Lo scopo è ridurre i livelli di stress con il rilassamento muscolare, la respirazione profonda e l' "assopimento tramite distrazione" della mente consapevole.

A cura del Dott. Giovanni Chett

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