Allenamento Senza Risultati: Perché?

Allenamento Senza Risultati: Perché?
Ultima modifica 27.11.2020
INDICE
  1. Introduzione
  2. Cause
  3. Come Allenarsi

Introduzione

Sarà capitato a tutti – o quasi – di mancare totalmente un obbiettivo, anche programmandolo diversi mesi prima.

Allenamento Senza Risultati: Perché? Shutterstock

Nell'allenamento purtroppo capita spesso, non solo per quanto riguarda la cura dell'estetica (bodybuilding e fitness), ma anche nelle attività sportive propriamente dette.

Potremmo definire queste circostanze come "errori fisiologici", responsabili dell'ampliamento del proprio bagaglio culturale e d'esperienza, ma che non devono mai essere vissuti come un fallimento. Si tratta di un'opportunità di crescita personale.

Il cosiddetto "punto di ri-partenza" – da non confondere con lo "zero cosmico" di chi non si è mai allenato – è una fase cruciale nella quale è possibile correggere la rotta per la meta designata.

Per eseguire una correzione, tuttavia, bisognerebbe individuare "l'errore" – ovvero le cause del mancato raggiungimento degli obbiettivi – conoscere la soluzione giusta e sapere come rimediare.

L'analisi è quindi un aspetto essenziale.

Cause

Genetica e Soggettività

La maggior parte dei mancati obiettivi viene imputata alla genetica, popolarmente anche nota come "fattori di costituzione".

Ognuno ha dei limiti di soggettività che, logicamente, detesta con tutto sé stesso. Ma sapete cos'hanno di bello questi limiti intrinseci? Pur ammesso che esistano, nessuno è in grado di identificarli. Quindi, come spiega il paradosso del gatto di Schrödinger, in realtà non esistono.

La causa primaria del mancato raggiungimento degli obbiettivi non è, dunque, la soggettività o la genetica o la costituzione.

Impegno VS Superficialità

Siamo veramente così sicuri che l'impegno sia quello giusto?

In effetti è un parametro soggettivo. Bisogna quindi sottolineare che la maggior parte dei soggetti, soprattutto non sportivi, non è abituata ad impegnarsi intensamente dal punto di vista fisico, mentale e soprattutto a fare delle rinunce significative al proprio stile di vita.

Anche impegnandosi in maniera consistente, d'altro canto, talvolta non si giunge ai risultati sperati. Questo può avvenire "nutrendo" il proprio ego esclusivamente di convinzioni, aspettative e congetture. Come abbiamo detto sopra, non c'è nulla di male nel sbagliare; al contrario è "scientificamente deplorevole" tentare di dimostrare ciò di cui si è convinti ad ogni costo, manipolando i dati, anziché analizzare i fatti per quello che sono.

Bisogna infatti continuamente cercare di migliorarsi, rispettare e capire il proprio corpo, ed essere disposti a rivedere le proprie teorie se la loro applicazione non risulta proficua.

Ingenuità VS Realisticità

Al fallimento sono destinati coloro che affrontano, pur ingenuamente, il protocollo con superficialità – come chi acquista integratori o pomate "dimagranti", apparecchi massaggianti o vibranti brucia-grassi, indumenti snellenti ecc. magari visti in tv o in internet.

Quali Priorità

È chiaro che, in teoria, tutti vorrebbero la "tartaruga addominale" o un sedere "marmoreo", ma la realtà è che allenamento e alimentazione mediamente rivestono uno degli ultimissimi posti nella graduatoria delle priorità. Tutti, in teoria, hanno sempre qualcosa di meglio da fare.

Questo è ovviamente un errore. L'attività fisica motoria deve rientrare tra i primi doveri di ognuno di noi. Non parliamo di esercizio fisico agonistico o simile, e nemmeno di bodybuilding. Bensì di pratiche concepite per migliorare il proprio stato di salute, che per riflesso implica una miglior composizione corporea – a vantaggio dell'estetica.

Apertura al Cambiamento

Come sosteneva Albert Einstein, sarebbe folle ripetere le stesse cose e attendersi risultati diversi.

Visto e considerato che l'efficacia di qualsiasi protocollo di allenamento e nutrizione consiste nella variazione e nell'alternanza degli stimoli, diventa lampante quanto importante risulti il cambiamento.

Chi non dimagrisce più saltando la colazione, inserendola vedrà modificare le proprie abitudini e calerà; lo stesso per chi non ha mai mangiato al mattino appena sveglio. Questioni metaboliche? Diciamo di "regolazione" dello stimolo di sazietà.

Chi si è sempre allenato nella forza pura, quando affronta un protocollo di ipertrofia riscontra nel giro di poche settimane un aumento della sezione trasversa del muscolo. Paradossalmente, lo stesso avviene per chi si è sempre allenato come un bodybuilder e si cimenta in una tabella con al massimo 6 rep e tempi di recupero massimale. Perché? Perché in entrambi i casi si va a colmare una "lacuna".

Chi ha sempre cercato di dimagrire con l'attività aerobica a bassa intensità ed alto volume calerà di peso eseguendo attività di potenziamento e soprattutto metabolica ad alta intensità. Lo stesso vale per chi invece non ha mai "investito tempo" in passeggiate o sulle macchine fitness.

Detto questo, non si può nemmeno credere a certe "favole da spogliatoio". Ecco perché sotto riassumeremo alcune nozioni di teoria e metodologia dell'allenamento.

Come Allenarsi

Il raggiungimento di un determinato obiettivo è l'interazione tra l'applicazione dei principi dell'allenamento, corretta alimentazione e conseguenti risposte metaboliche.

Ovviamente non possiamo scrivere un intero trattato sull'argomento. Ci limiteremo dunque a sottolineare alcuni principi chiave che riguardano la ricomposizione corporea globale, ma sul versante dell'allenamento.

Teoria e Metodologia dell’Allenamento

Le diverse metodologie di allenamento, mirate a modificare i fattori limitanti la prestazione, debbono essere utilizzate rispettando alcuni principi fondamentali che costituiscono le basi della moderna teoria e metodologia dell'allenamento.

Questi principi hanno solide basi fisiologiche, dei veri e propri principi scientifici, che sono di primaria importanza in ogni protocollo.

I principi da tenere sempre in considerazione sono:

  • il principio delle differenze individuali;
  • il principio della supercompensazione;
  • il principio della progressività del carico;
  • il principio della continuità del carico;
  • il principio della reversibilità;
  • il principio del "SAID";
  • il principio della "GAS".

Principio delle differenze individuali

Si tratta di riconoscere che siamo tutti geneticamente diversi. Non parliamo di possibilità, ma di differenza.

"Tutti noi ci adattiamo in modo simile allo stimolo dell'esercizio, ma la misura dipende dalla propria genetica" (D. Q. Thomas).

Questo per dire che alcuni hanno una risposta allo stimolo più rapida, altri più lenta, alcuni riescono a raggiungere livelli d'élite in una determinata disciplina e altri no, ma in altre attività riusciranno sicuramente meglio – eccetto Superman.

Se dovessimo applicare su tutti gli stessi criteri, non otterremmo benefici in egual misura. Quindi ogni programma d'allenamento va adattato al singolo individuo, tenendo conto delle sue caratteristiche e dei suoi limiti.

Il programma d'allenamento è individuale.

Principio della supercompensazione

Può essere definito come l'insieme dei provvedimenti che il corpo attua per annullare le perturbazioni dell'equilibrio organico che l'attività dell'allenamento ha provocato (Manno).

La risposta ad uno stress (inteso come allenamento) coinvolge sempre la legge naturale della supercompensazione.

Questa permette di aumentare le riserve funzionali, compensandone in modo sovrabbondante la perdita iniziale, e portarsi ad un livello superiore di quello iniziale, permettendo così l'aumento delle masse muscolari, o l'aumento delle riserve di glicogeno o di altre fonti energetiche. La supercompensazione è alla base di tutto l'allenamento.

Principio della progressività del carico

È necessario un aumento graduale e progressivo dell'intensità degli stimoli, se ciò non si verifica non si andrà mai oltre il punto in cui il fisico si è già adattato e non ci saranno miglioramenti.

Principio della continuità del carico

Affinché gli adattamenti raggiunti non vadano perduti è necessario che gli allenamenti si seguano senza interruzioni prolungate.

Per mantenere i miglioramenti bisogna continuare ad allenarsi, altrimenti si peggiora.(principio della reversibilità).

Principio del "SAID"

Il corpo si adatta in modo molto specifico alla richiesta (sforzo d'allenamento) imposta dall'allenamento; ecco il principio del "SAID", un acronimo che sta per "Specific Adaptation to Imposed Demands" (ossia specifici adattamenti imposti dall'allenamento).

Questo per dire che se volete essere esplosivi dovete allenarvi in maniera esplosiva, se volete essere più resistenti all'acido lattico intensificare gli allenamenti lattacidi e se volete migliorare la flessibilità allearvi con lo stretching.

Principio della "GAS"

Proposto da Seyle nel 1976, GAS è l'acronimo di "General Adaptation Syndrome" (Sindrome di Adattamento Generale), e partendo dai principi della supercompensazione e della progressività dei carichi, afferma che ci deve essere un periodo di allenamento a bassa intensità o di riposo dopo uno fatto ad alta intensità, in quanto lo sforzo applicato è traumatico per il corpo, obbligandolo a riprendersi, quindi ad adattarsi.

Sintetizzando: ad uno stress (allenamento) deve seguire un adeguato recupero.

Stimolo Risposta Adattamento

Il recupero e la supercompensazione sono necessari affinché ulteriori sforzi non alimentino una spirale discendente di traumi ripetitivi e obiettivi mancati.

Ecco, questi sono principi che vanno sempre tenuti in considerazione quando si inizia una programmazione e che regolano l'allenamento, a qualsiasi livello atletico voi siate.

Se l'allenamento è mantenuto "a lungo" con lo stesso carico e con gli stessi esercizi, si crea una "legge " denominata biologica.

La risposta biologica diminuisce in caso di stimoli uguali mantenuti per lunghi periodi. L'allenamento deve quindi essere una sana e sensata abitudine a rompere le abitudini: non annoiate i vostri muscoli, non vi annoierete neanche voi e soprattutto si vedranno maggiori risultati.