Pancreatite: Sintomi, Diagnosi, Trattamento e Prevenzione

Ultima modifica 25.02.2020

Il pancreas è una ghiandola allungata, situata nella parte superiore della cavità addominale, dietro lo stomaco e sotto il fegato. Questo piccolo organo appartiene sia all'apparato digerente che al sistema endocrino; il pancreas, infatti, è importantissimo per la secrezione di enzimi che aiutano a digerire carboidrati complessi e lipidi; inoltre, produce gli ormoni insulina e glucagone, che regolano il livello di glucosio nel sangue. La pancreatite, cioè l'infiammazione del pancreas, può essere dovuta a varie cause. La più comune è rappresentata dalle malattie delle vie biliari, in particolare dai calcoli della cistifellea e del fegato. Questi piccoli sassolini possono, infatti, finire nel coledoco, un piccolo condotto che convoglia la bile dalla cistifellea al tratto iniziale dell'intestino tenue; nel coledoco sbocca anche il dotto pancreatico, per cui una sua ostruzione impedisce al pancreas di riversare i suoi succhi digestivi nell'intestino. Ristagnando nel pancreas, gli enzimi digestivi possono attivarsi già all’interno della ghiandola, danneggiandola anche in maniera grave. Il risultato è una forte reazione infiammatoria, che induce la progressiva morte delle cellule pancreatiche. Ne conseguono dolori di forte intensità a livello dell’addome, nausea, pesantezza allo stomaco, difficoltà digestive e vomito. Il quadro patologico è comunque molto variabile: si va da forme lievi, che si risolvono in pochi giorni, a forme gravi, che possono avere un’evoluzione addirittura fatale.

La pancreatite può presentarsi in due diverse forme: acuta e cronica. La pancreatite acuta insorge in maniera improvvisa e violenta. Si manifesta con un forte dolore nella parte superiore dell’addome, irradiato alla schiena e spesso associato a nausea, vomito, sudorazione e febbre. Le principali complicazioni di questa infiammazione acuta sono rappresentate dal danno del tessuto pancreatico, con formazione di pseudocisti che possono infettarsi e formare ascessi. Nei casi più gravi, invece, le complicazioni possono essere sistemiche e la malattia può evolvere in setticemia, stato di shock, insufficienza renale e respiratoria. La pancreatite cronica è invece un processo infiammatorio meno violento, ma che si protrae nel tempo portando alla progressiva distruzione della ghiandola, quindi alla sua disfunzione. Col passare del tempo, il pancreas tende a calcificare, per la sostituzione delle cellule pancreatiche danneggiate con tessuto cicatriziale. Il sintomo principale della pancreatite cronica è il dolore addominale continuo o intermittente, associato ad un lento dimagrimento. La pancreatite cronica, inoltre, porta allo sviluppo di problemi digestivi, malassorbimento di molte sostanze nutritive, ma soprattutto è causa di diabete.

Come anticipato, la pancreatite può essere dovuta a varie cause. Come abbiamo visto, spesso è imputabile alla presenza di calcoli biliari; tuttavia l'ostacolo al corretto deflusso del succo pancreatico può essere legato anche ad altre malattie, come ad esempio la fibrosi cistica. L’abuso di alcuni farmaci, ad esempio diuretici, estrogeni, tetracicline e cortisonici, può avere effetti tossici per le cellule pancreatiche. Lo stesso vale per il consumo cronico di alcol, elemento scatenante molto importante. Alla base della pancreatite, possono esserci anche altre malattie dell’apparato gastrointestinale, anomalie anatomiche del pancreas, forte aumento dei trigliceridi nel sangue, tumori, ipercalcemia e alcune infezioni, soprattutto virali. La pancreatite è anche una possibile complicazione di traumi a carico del pancreas, come nel caso di un forte colpo all’addome, manovre diagnostiche non eseguite correttamente e interventi chirurgici a carico di organi vicini, come per esempio stomaco, duodeno e vie biliari. Talvolta, l’origine della pancreatite rimane sconosciuta. Per quanto riguarda la pancreatite cronica, occorre osservare che il processo infiammatorio può perdurare per molteplici cause, non ancora del tutto note. Probabilmente, all’origine partecipano fattori genetici e autoimmuni, nel senso che l’infiammazione può essere innescata da una reazione anomala del sistema immunitario, che si rivolta contro le cellule sane del pancreas danneggiandole.

Passando alla diagnosi di pancreatite, i primi indizi utili derivano dall'analisi dei sintomi riferiti dal paziente. Poi, grazie agli esami del sangue, è possibile riscontrare un rialzo degli enzimi pancreatici. Infatti, se il tessuto pancreatico viene danneggiato, questi enzimi passano nel circolo sanguigno e possono essere evidenziati da semplici esami del sangue. Considerato il danno al pancreas, è frequente riscontrare anche un’iperglicemia, segno di una ridotta produzione d’insulina. A scopo diagnostico si utilizzano, inoltre, l’ecografia e la TAC. L’ecografia può dare un’idea dell’estensione del danno pancreatico e, nello stesso tempo, è utile per rivelare l’eventuale presenza di calcoli biliari. Altri accertamenti, come la TAC addominale eseguita con mezzo di contrasto e la risonanza magnetica, consentono di riconoscere ancora più chiaramente la pancreatite, discriminare tra le forme lievi e quelle più gravi e monitorare il decorso della malattia.

La terapia della pancreatite prevede anzitutto l’eliminazione della causa che ha provocato l'infiammazione del pancreas. Ad esempio, a seconda dei casi, è possibile intervenire chirurgicamente per asportare i calcoli che ostruiscono il coledoco, astenersi dal consumo di alcol, evitare l’eccesso di grassi alimentari e l’ingestione di cibi pesanti. Il trattamento è inizialmente conservativo, basato sul digiuno e sulla somministrazione di sostanze nutritive mediante l’impiego di un sondino naso-gastrico. Questa terapia, in pratica, ha lo scopo di mettere il pancreas a riposo, pertanto non devono essere ingeriti né liquidi, né alimenti, ma soltanto sostanze nutritive elementari che non necessitano digestione. Oltre a tutto ciò si instaura un trattamento farmacologico. La terapia medica si basa soprattutto sul controllo del dolore con analgesici e sulla somministrazione di soluzioni reidratanti per combattere la perdita di liquidi causata da vomito e sudore. Ai pazienti colpiti dalle forme più gravi può essere prescritta anche una terapia antibiotica, per prevenire l’infezione del tessuto pancreatico danneggiato e necrotico. Le forme lievi di pancreatite acuta possono regredire in pochi giorni, senza conseguenze. Le forme più gravi e quelle croniche, invece, possono necessitare di ripetuti interventi chirurgici, che hanno l'obiettivo di drenare il dotto pancreatico ed asportare i frammenti di tessuto danneggiato.