Helicobacter pylori - Video: Cause, Sintomi, Cure
Nella
precedente puntata abbiamo parlato dell’ulcera gastrica e tra le principali cause che
possono favorirne l’insorgenza, abbiamo menzionato il batterio Helicobacter
pylori. Si tratta di un microrganismo particolare, poiché ha la capacità esclusiva
di proliferare nell'ambiente molto acido dello stomaco, causando, nel tempo, problemi come
gastriti, ulcere e infiammazioni alle pareti dello stomaco e del duodeno.
L’Helicobacter pylori è un batterio gram-negativo, responsabile di un’infezione
cronica del
rivestimento più interno dello stomaco, chiamato mucosa gastrica.
Come ricorda il termine “Helicobacter”, il batterio possiede una caratteristica conformazione
a spirale. Il
termine “pylori” ricorda, invece, la sua sede d’infezione preferita: il piloro,
cioè il punto di passaggio dallo stomaco all’intestino.
L’Helicobacter pylori è lungo pochi micron e possiede flagelli, cioè
strutture simili a delle piccole code, che gli consentono di muoversi e di annidarsi nella mucosa gastrica. In questa sede è in grado di
innescare una lenta,
ma progressiva infiammazione che danneggia le cellule del rivestimento interno dello stomaco. Esiste, non a caso, una stretta
connessione tra la presenza di tale batterio nello stomaco e lo sviluppo della
gastrite, un’infiammazione cronica della mucosa gastrica.
L’infezione da Helicobacter
pylori è considerata anche il principale fattore causale dell’ulcera gastrica e
duodenale, che
sono vere e proprie erosioni della parete dello stomaco e del primo tratto dell’intestino,
chiamato duodeno.
In alcuni casi, l’Helicobacter pylori può addirittura predisporre allo sviluppo di alcuni tumori dello stomaco.
L’Helicobacter pylori è un batterio insolito per il fatto che riesce
a sopravvivere nell’ambiente molto acido dello stomaco. Questa peculiarità è resa possibile
da uno
stratagemma che permette al microrganismo di sfuggire all’azione distruttiva
dei succhi gastrici. L’Helicobacter
pylori, infatti, produce
un enzima,
detto ureasi, che gli permette di penetrare nella mucosa dello stomaco, dove
può anche sottrarsi
alla risposta immunitaria dell'ospite. Lo stesso enzima, trasforma l’urea che si trova nello stomaco in acido carbonico e ammoniaca, che neutralizzano
in parte l’acidità gastrica. Per farla breve, l’Helicobacter pylori riesce a crearsi un
microambiente adatto al suo insediamento e favorevole alla sua riproduzione. Purtroppo, però, nel corso della vita il
batterio produce delle sostanze che hanno un effetto lesivo sulla mucosa gastrica, favorendone
così l'infiammazione, detta gastrite, e l’erosione, detta ulcera.
Per quanto riguarda il
contagio, le modalità con cui l’Helicobacter
pylori si trasmette non sono ancora ben
chiare.
Probabilmente, la trasmissione
avviene da persona a persona, attraverso contatti diretti
per via orale, oro-fecale o attraverso il latte materno. Altra possibile via di
contagio è l’ingestione di acqua o cibi contaminati
con materiale fecale o manipolati con mani non lavate.
Non esistono dei sintomi
specifici legati all’infezione. Tuttavia, la presenza dell’Helicobacter pylori può provocare fastidiosi problemi digestivi, con
disturbi che coincidono con quelli causati dalla gastrite cronica o dall’ulcera.
Possono, quindi, manifestarsi bruciori e dolori di stomaco, reflusso gastroesofageo, nausea,
vomito, senso di pesantezza, digestione lenta e difficile.
Va comunque precisato che, in
altri casi, l’infezione rimane del tutto asintomatica; basti pensare che, nel
mondo, due persone su tre ospitano il batterio nel proprio stomaco. Moltissime di
queste persone convivono con l’Helicobacter pylori
senza
sviluppare alcuna malattia.
In presenza di disturbi gastro-intestinali,
anche vaghi come bruciori frequenti o problemi digestivi, vale la pena
sottoporsi ad alcuni semplici ed accurati esami medici; tra questi, esistono
anche esami in grado di dimostrare la presenza dell’infezione. È il caso del
test del respiro, della ricerca di anticorpi contro l’Helicobacter pylori nel sangue e della ricerca dell’Helicobacter pylori su campioni di feci.
Il test del respiro, detto
anche Urea breath test, è chiamato così perché misura la quantità di anidride
carbonica marcata emessa con il respiro. Durante l'esame, il paziente viene invitato
ad assumere dell’urea marcata, ossia una sostanza che contiene atomi di
carbonio marcati radioattivamente. A questo punto, se presente, l’Helicobacter pylori trasforma la
molecola di urea ingerita in due molecole più piccole: ammoniaca e anidride
carbonica. Il carbonio marcato finisce così nelle molecole di anidride
carbonica che viene emessa col respiro. Se dall'analisi dell'aria espirata sono
presenti alti residui di anidride carbonica marcata significa che il batterio
si annida nello stomaco ed il test è considerato positivo. In caso contrario, l’infezione
non è stata contratta.
Per ottenere una diagnosi
definitiva e studiare le conseguenze dell’infezione si richiede un esame molto
più invasivo dei precedenti, chiamato esofago-gastro-duodeno-scopia. Questo
esame endoscopico si effettua introducendo un tubo a fibre ottiche attraverso
la bocca, poi fatto scendere delicatamente per
permettere l’osservazione della mucosa dell’esofago, dello stomaco e del
duodeno.
Contemporaneamente, l’indagine
permette di effettuare una biopsia, cioè di prelevare piccoli frammenti di
tessuto che verranno poi analizzati al microscopio per valutare i danni
provocati dal batterio alla mucosa gastrica e duodenale.
Il campione bioptico può
anche essere messo in coltura per individuare il batterio e gli antibiotici a
cui è più sensibile.
Una
volta accertata la presenza dell’Helicobacter
pylori, la terapia per combattere l’infezione è essenzialmente antibiotica.
Il trattamento prevede l’assunzione
per 7-14 giorni di uno o due diversi tipi di antibiotico, scelti tra amoxicillina, metronidazolo,
claritromicina e tetraciclina. A questa terapia antibiotica di base, si associa
poi un farmaco che riduce la secrezione acida dello stomaco, come gli inibitori
della pompa protonica. Questi potenti antiacidi, alleviano i sintomi ed instaurano
nello stomaco un ambiente meno favorevole alla vita del batterio.
Quando viene seguita rispettando
le precise indicazioni mediche, questa terapia combinata risulta risolutiva in
circa il 90% dei casi. Una volta eradicato l’Helicobacter pylori, inoltre, migliorano sensibilmente anche le
problematiche associate alla sua presenza.
Poiché
conosciamo ancora poco sulle modalità di trasmissione dell’Helicobacter pylori, anche le misure preventive non sono ben definite.
In generale, si raccomanda comunque di lavarsi
sempre bene le mani prima di
toccare o mangiare gli alimenti.
Inoltre, è possibile agire limitando altri importanti fattori che
possono predisporre a problematiche gastro-intestinali, quali l’abuso di alcool,
il fumo e l’assunzione cronica di antinfiammatori non steroidei, come l’aspirina.